Test dell’associazione che accusa: «sforamento gas post richiamo». Intanto parte la commissione d’inchiesta al Parlamento tedesco e in California partono i risarcimenti agli enti pubblici e ai consumatori
La soluzione individuata dal gruppo Volkswagen per porre rimedio allo scandalo “Dieselgate” parrebbe non soddisfare appieno i requisiti ambientali e le normative in vigore. Altroconsumo, il mensile di difesa dei consumatori, ha effettuato una prova autonoma sull’effettiva efficacia dei rimedi proposti dalla casa tedesca su una delle auto rientranti nell’azione di bonifica che dopo l’intervento di richiamo in officina continuerebbe a presentare valori di emissioni fuori scala.
«Altroconsumo ha portato in laboratorio e testato un’Audi Q5 2.0 Tdi 110 KW, una delle prime auto del Gruppo Volkswagen richiamate in Italia. Le emissioni di ossidi di azoto (NOx), rilevate dai test dopo la rimozione del software illegale da parte del centro assistenza, superano di circa il 25% i limiti stabiliti dalla legge, risultando non conformi ai requisiti di omologazione Euro 5», afferma l’associazione con un comunicato.
«Il Gruppo Volkswagen continua ad ingannare consumatori e Autorità di controllo tedesche ed italiane – prosegue Altorconsumo -. In un video il dettaglio delle prove effettuate. Dopo una prima rilevazione delle emissioni fatta in laboratorio su rulli e poi su strada, l’auto è stata portata nel centro di assistenza Audi per l’intervento di richiamo previsto. Al momento della restituzione della vettura il produttore dichiara nei documenti che tutti i valori rilevati in sede di omologazione rimangono invariati».
«Altroconsumo ha riportato l’auto in laboratorio per ripetere gli stessi test su rulli e su strada. Dopo l’intervento Audi le emissioni su strada sono rimaste sostanzialmente immutate, ma il test di omologazione su rulli ha rilevato un chiaro aumento delle emissioni di NOx: un risultato prevedibile poiché il software illegale eliminato abbassava proprio le emissioni nella fase dei test di omologazione. I nuovi valori registrati da Altroconsumo sono risultati talmente alti da sforare di gran lunga i limiti Euro 5: 225,5 mg/km contro i 180 previsti dalla normativa – sostiene l’associazione -, il 25% in più».
«La soluzione di aggiornamento del software, proposta dal Gruppo Volkswagen, sembra quindi essere inutile se non dannosa. In ogni caso, insufficiente ed inadeguata a garantire il rispetto dei limiti di emissioni NOx previsti dalla legge. Altroconsumo – si legge ancora nel comunicato – sollecita pertanto il ministero dei Trasporti e la KBA (l’Autorità federale tedesca dei Trasporti) ad effettuare una immediata e più approfondita verifica sulla soluzione tecnica proposta dalla casa automobilistica tedesca».
«In attesa di conoscere gli esiti di questo ulteriore controllo l’Organizzazione consiglia ai consumatori di non portare le auto in officina a seguito del richiamo. Altroconsumo chiede sanzioni esemplari da parte dell`Antitrust per questa grave e reiterata pratica commerciale scorretta messa in atto da Volkswagen. Occorre un adeguato risarcimento per i consumatori coinvolti come già riconosciuto (da 5 a 10.000 dollari per auto) negli Stati Uniti ma non ancora in Europa. Per questo l`organizzazione ha avviato la class action dieselgate contro la casa tedesca. La raccolta delle preadesioni – conclude la nota – continua sul sito di Altroconsumo».
Mentre i consumatori italiani scendono in guerra contro Volkswagen, in Germania ha preso il via la commissione d’inchiesta del Bundestag (il Parlamento tedesco) sullo scandalo del “Dieselgate” che ha coinvolto il gruppo automobilistico. Alla guida, il deputato dell’opposizione di sinistra (Linke) Herbert Behrens, esperto del suo partito sui temi dei trasporti. I lavori veri e propri inizieranno a settembre, dopo la pausa estiva. «Indagheremo su una questione che riguarda diversi milioni di persone», ha detto Behrens. Della commissione fanno parte 4 deputati dell’Unione (Cdu e Csu), due dell’Spd e uno ciascuno per Linke e Verdi.
In California, il Gruppo Volkswagen ha raggiunto un accordo con l’amministrazione statale per l’indennizzo del danno ambientale: pagherà 86 milioni di dollari (77,6 milioni di euro) per compensare i danni ambientali causati dalle vetture coinvolte nel “Dieselgate”: l’intesa, in aggiunta al piano da 14,7 miliardi di dollari concordato a livello nazionale, è stata appena confermata dal procuratore generale dello Stato.
Il risarcimento comprende 10 milioni di dollari da destinare allo sviluppo di nuove tecnologie e di soluzioni adatte a rilevare i “defeat device” all’origine dello scandalo: le compensazioni saranno girate alle agenzie governative e alle università californiane per coprire progetti e borse di studio.
La soluzione californiana è la prima delle intese che il Gruppo dovrà concordare con 44 stati Usa: su questo fronte, la spesa totale sarà di 603 milioni di dollari. In parallelo, Volkswagen dovrà sostenere i costi dell’accordo raggiunto a livello nazionale con il Dipartimento di Giustizia: dei 14,7 miliardi di dollari previsti (13,5 miliardi di euro), dieci saranno riservati ai clienti che hanno acquistato una delle 475.000 vetture con motore 2.0 TDI. A partire da ottobre, i proprietari potranno riconsegnare le auto al Costruttore, terminare i leasing senza penali oppure dare il via libera alle modifiche che saranno approvate dall’Epa. In più, i clienti riceveranno un rimborso tra i 5.100 e i 10.000 dollari in base al valore e all’età del veicolo. L’accordo non comprende gli 80.000 veicoli Volkswagen, Audi e Porsche con il 3.0 TDI, per cui sarà necessaria una soluzione a parte.