Protesta dei consumatori e degli imprenditori verso un comportamento del ministro che aumenta la confusione. Dal 31 marzo aumentano del 30% le spese postali per le multe.
Doveva essere destinato a mettere ordine nella giungla di multe e ricorsi, mostrando ai comuni la strada da seguire: peccato che il decreto autovelox del ministero dei Trasporti annunciato venerdì scorso, sia stato sospeso dallo stesso Mit «su indicazione» diretta del ministro Matteo Salvini.
Sul testo, in fase di trasmissione a Bruxelles, «sono necessari ulteriori approfondimenti», ha spiegato il dicastero. Il decreto autovelox stabilisce che, a partire da luglio, gli autovelox approvati dal 2017 in poi – già conformi alle nuove norme di taratura – debbano essere considerati automaticamente omologati, senza ulteriori passaggi burocratici. Tutti gli altri, quelli più datati, devono invece essere spenti fino al completamento del processo di omologazione.
Una norma transitoria ma che, come spiegato dall’Asaps, l’Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale, «in piena estate e con l’esodo degli italiani per le vacanze, porterebbe alla disattivazione della stragrande maggioranza degli apparati di controllo velocità, compresi i Tutor 1.0 e 2.0 sulle autostrade, perché approvati prima dell’agosto 2017, data di entrata in vigore del decreto ministeriale 282, individuato come spartiacque per l’omologazione d’ufficio degli autovelox».
La conseguenza, aggiunge l’Asaps chiedendo un nuovo provvedimento urgente, «sarebbe stata una sorta di “liberi tutti”, considerato come troppo spesso l’alta velocità sia la causa principale degli scontri tra veicoli e delle fuoriuscite autonome».
Insomma, con una distribuzione degli apparecchi più o meno vecchi a macchia di leopardo, il decreto autovelox pone da un lato un limite definitivo ai ricorsi contro le multe dei rilevatori più recenti, dall’altro provoca però lo spegnimento di moltissimi autovelox più vecchi che regolano ancora la circolazione stradale in po’ in tutta Italia, paese che ha il record europeo delle “macchinette” succhiasoldi e podio di bronzo a livello mondiale dopo Brasile e Russia con 11.805 impianti fissi che andrebbero decisamente sfoltiti e utilizzati esclusivamente in presenza della pattuglia per l’immediata contestazione al trasgressore.
Polemiche le associazioni dei consumatori, secondo le quali il rinvio non fa che aumentare la confusione su una questione che resta particolarmente ingarbugliata. L’effetto della sospensione, avverte il Codacons, «sarà che gli enti locali continueranno ad usare apparecchi non omologati e gli automobilisti multati ad impugnare le sanzioni elevate dagli autovelox». Assoutenti propone invece forme di conciliazione tra comuni e cittadini, con la partecipazione delle associazioni di consumatori, per evitare ancora ricorsi.
Per il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, «la sospensione del decreto autovelox decisa dal ministro Salvini alimenta ulteriore incertezza normativa, causando confusione con effetti potenzialmente gravi sulle micro e piccole imprese italiane. Le sanzioni stradali, infatti, possono incidere significativamente sui conti delle PMI, pesando sulla liquidità e condizionando negativamente la gestione finanziaria corrente delle imprese».
Sul fronte delle multe intanto, l’Asaps ricorda peraltro che da lunedì 31 marzo aumenteranno le spese postali per le notifiche delle sanzioni: si passa dai 9,50 euro di giugno 2022 (quando l’aumento fu del 7%) a 12,40 euro, quasi tre euro in più di tre anni, con un aumento del 30,5% che supera la soglia dell’inflazione nel medesimo periodo. «Un aumento che si scarica sugli automobilisti – commenta il presidente di Asaps Giordano Biserni – che si vedono aumentare di anno in anno un importo che invece dovrebbe essere calmierato». Specie ora con la diffusione della posta elettronica certificata che azzera i costi di notifica. Ma come al solito, la burocrazia italiana e cieca e infingarda.
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