Dalla ricerca Enea combustibili innovativi prodotti a zero emissioni con idrogeno verde e CO2

In Emilia Romagna il primo impianto sperimentale. Intanto, l’Italia si appresta a denunciare la proposta “Fit for 55”. Giorgetti: «necessario adeguare il piano alla reale condizione dell’Europa». 

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combustibili innovativi

Produrre combustibili innovativi a zero emissioni nel ciclo, utilizzando anidride carbonica e idrogeno verde, con possibili impieghi nell’industria, nei trasporti e nel residenziale: questo l’obiettivo del progetto di ricerca E-CO2, co-finanziato dalla regione Emilia Romagna e dal Fondo Sviluppo e Coesione e coordinato dal Laboratorio ENEA CROSS-TEC di Bologna in collaborazione con le università di Bologna e Parma, il Laboratorio Energia Ambiente di Piacenza, Romagna Tech e le aziende Gruppo Hera, Siram Veolia, Ecospray Technologies, Tper, Idro Meccanica e Buzzi Unicem.

«Oltre a produrre combustibili innovativi “carbon neutral” come il metano sintetico e il dimetiletere, la CO2 sequestrata dall’immissione in atmosfera consentirebbe anche di efficientare il ciclo energetico-ambientale di industrie caratterizzate da elevate emissioni di gas serra», spiega il coordinatore del progetto E-CO2, Giuseppe Nigliaccio, ricercatore del Dipartimento tecnologie energetiche e fonti rinnovabili dell’ENEA.

«Il metano sintetico prodotto da CO2 e idrogeno verde potrebbe essere immesso nella rete gas naturale e trovare così impiego nei settori della mobilità, dell’industria e del residenziale. Proprio la possibilità di utilizzare la vasta rete gas presente in Italia, con funzione di accumulo energetico, costituisce il grande potenziale di impiego di questa tecnologia – dice Nigliaccio -. Al contempo, si favorisce una maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili elettriche, attraverso l’interazione della rete elettrica con quella del gas, il cosiddetto “sector coupling”».

Oltre ai combustibili gassosi come il metano, il progetto analizza anche la produzione di alcuni combustibili innovativi prodotti dalla liquefazione del metano sintetico e del biometano o prodotti direttamente in forma liquida da idrogeno e CO2, come il dimetiletere (DME). Questi combustibili risultano molto interessanti per alcuni impieghi, ad esempio nei trasporti marittimi o di lunga percorrenza su gomma (trasporti pesanti), dove la necessità di grandi quantitativi di energia stoccata a bordo, unita alle caratteristiche di rapidità di rifornimento, potrebbero renderli complementari allo sviluppo dell’elettrico.

Il progetto prevede diversi obiettivi intermedi come la stima della produzione di anidride carbonica su scala regionale (Emilia Romagna); l’analisi della CO2 catturata dal processo produttivo; la realizzazione, con diverse tecnologie, di impianti sperimentali per la produzione di combustibili innovativi da CO2 e idrogeno verde (quest’ultimo prodotto con l’elettrolisi dell’acqua attraverso l’impiego di energia elettrica da fonte rinnovabile); l’analisi della potenziale filiera per l’utilizzo dei combustibili “carbon neutral” nei trasporti e nell’industria caratterizzata da importanti emissioni di CO2 da cicloproduttivo, come ad esempio i cementifici.

Per Nigliaccio «la possibile sinergia tra tecnologie innovative sostenibili e filiere già presenti costituisce un elemento di assoluto interesse, poiché può generare applicazioni in grado di velocizzare la penetrazione nel mercato delle soluzioni tecnologiche proposte dal nostro progetto».

In Emilia Romagna le emissioni di CO2 nei settori della produzione di energia e dell’industria sono prodotte in pochi impianti, di media o grande taglia, e rappresentano circa il 35% del totale. Le tecnologie di cattura della CO2appaiono come una soluzione promettente per ridurre significativamente le emisbsioni del settore industriale e degli impianti di produzione elettrica a ciclo combinato, questi ultimi molto diffusi in Italia, e in grado di svolgere un ruolo chiave nella transizione a un mix di produzione elettrica sempre più orientato alle fonti rinnovabili.

«La possibilità di implementare soluzioni tecnologiche come queste, all’interno di un tessuto industriale regionale caratterizzato da importanti emissioni di CO2, rappresenterebbe un’opportunità per la decarbonizzazione energetica e il miglioramento della competitività economica», conclude Nigliaccio.

Intanto, il governo italiano, così come quelli di altri paesi europei, si accorgono che il pianoFit for 55” presentato dalla Commissione europea è un’inutile e irrealistica fuga in avanti, poco utile a tutelare l’ambiente visto anche il ridotto contributo all’inquinamento globale del continente, ma decisamente dannoso per il sistema economico e sociale europeo, con centinaia di migliaia di licenziamenti attesi, a partire dal settore della filiera automotive.

Il ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in Parlamento ha sottolineato che «l’Italia non è d’accordo sullo stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 proposto dalla Commissione Ue nel pacchettodi riforme climaticheFit for 55” E’ necessario proporre alla Commissione Ue una revisione del pacchetto per favorire una gestione della transizione ecologica che tenga conto delle esigenze dell’industria automobilistica italiana e degli aspetti sociali ad essa legate».

La dichiarazione in Parlamento di Giorgetti fa il paio con la mandata adesione dell’Italia alle conclusioni della Cop 26 proprio nella parte che prevedeva la cessazione delle vendite dei motori a combustione nel 2035 nei mercati avanzati e nel 2040 in tutto il resto del mondo.

«Dobbiamo affrontare la transizione ecologica con un approccio tecnologicamente neutrale – ha sottolineato Giorgetti – e decarbonizzare non può diventare sinonimo solo di elettrico. Non possiamo bocciare altre strade in modo pregiudiziale. Devono proseguire ricerca e sviluppo su altri combustibili non fossili, sui quali le nostre imprese stanno facendo investimenti importanti».

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