Il centro studi Promotor prevede per il 2013 una leggera ripresa. Federauto molto scettica: “è tanto se si manterranno i livelli raggiunti nel 2012”. Richiesti interventi per detassare il settore che vale oltre 12 Ilva
Il mercato dell’auto e dei veicoli a motore in generale (compresi i commerciali) continua ad andare male pure a novembre: secondo i dati diffusi dal Ministero delle infrastrutture, sono diminuite del 20,10%, attestandosi a 106.491 unità contro le 133.284 del novembre 2011. Ad ottobre il mercato aveva segnato un calo del 12,39%. Se il Centro studi Promotor parla di possibile ripresa del mercato se dopo le elezioni di primavera arriverà una ripresa della fiducia (cosa messa fortemente in discussione dallo studio della Nens fondata da Vincenzo Visto e Pierluigi Bersani che parla apertamente di “crisi economica destinata a prolungarsi ancora a tutto il 2013”), viceversa per Federauto, l’associazione dei concessionari di veicoli a motore in Italia, sarebbe già tanto mantenere nel 2013 i già bassi livelli fatti segnare nel 2012.
Se a novembre il calo è stato meno pronunciato dei mesi precedenti a causa della massiccia iniezione di veicoli “zero km”, ovvero auto nuove immatricolate dalle concessionarie per fruire degli incentivi delle Case relativamente al raggiungimento degli obiettivi di vendita e piazzate successivamente sul mercato con un forte sconto, ad ottobre il calo è ritornato nella media dei mesi precedenti. A fine 2012 il mercato auto ritornerà sui livelli del 1979 intorno a 1,4 milioni di vetture, in flessione del 44% rispetto al 2007, la produzione industriale scenderà ai livelli della seconda metà degli anni ’80 con un calo rispetto al periodo ante-crisi del 22%. Nel periodo gennaio-novembre la Motorizzazione ha in totale immatricolato 1.314.868 autovetture, con un calo del 19,72% rispetto ai primi undici mesi del 2011 (1.637.812). Nello stesso periodo sono stati registrati 3.800.735 trasferimenti di proprietà di auto usate (-9,17% rispetto ai 4.184.472 dello stesso periodo dello scorso anno). Le immatricolazioni sono in flessione per la maggior parte degli importatori esteri, con l’eccezione di Land Rover (+18,57%), Kia (+9,74%) e Peugeot (+5,86%). Ford, che guida la classifica dei marchi stranieri, segna una flessione del 20,98% (7.762 unità). In calo anche Volkswagen (7.724 unità, -26,73%), Opel (6.061, -33,2%), Citroen (4.626, -24,46%) Toyota/Lexus (4.483, -10,12%) Renault (4.413, -41,7%). Tra le tedesche di lusso, Bmw segna un calo del 5,62%, Audi del 17,31% e Mercedes del 26,54%. Giù anche Nissan (-16,9%) e Hyundai (-14,13%). Secondo l’Unrae, l’associazione delle Case automobilistiche estere in Italia, sulla continua flessione del mercato dell’auto nonostante le “favorevolissime politiche commerciali messe in atto da tutte le case automobilistiche” pesa in modo particolare il peso del costo di gestione composto da tasse, assicurazioni, carburanti e pedaggi, che negli ultimi mesi sono cresciuti a livelli intollerabili.
Secondo l’Unrae diverse condizioni penalizzano il mercato, a partire dalla fiscalità. L’associazione punta il dito contro il redditometro: “non c’è nulla in preparazione che possa essere di aiuto verso un settore così importante per l’economia nazionale. Si potrà notare, invece – continua il presidente dell’Unrae Jacques Bousquets – che con riferimento all`imminente introduzione del redditometro, delle 80 voci che ne fanno oggetto, 5 riguardano ancora il mondo dell`auto, come potenziale elemento che denoti evasione fiscale”.
Secondo il presidente di Anfia, Roberto Vavassori, i dati del mercato di novembre “spingono a confermare la previsione di chiusura d’anno a 1.400.000 unità, con un calo del 20% circa rispetto al 2011. Vendite e produzione nazionale ai minimi storici, quest’ultima è ormai scesa ai livelli degli anni sessanta e oltre il 40% dei volumi prodotti è destinato ai mercati esteri, minano seriamente la sopravvivenza della nostra filiera in Italia”.
Dal fronte di Federauto, si sottolinea come il settore dell’auto “in termini di fatturato vale in Italia 12 volte l’Ilva di Taranto”, eppure finora “in pochi sembrano accorgersi dei disincentivi che si sono abbattuti sul mondo degli autoveicoli e quindi sui cittadini”. Per il presidente di Federauto Filippo Pavan Bernacchi si attende che il Governo “possa entro la fine legislatura adottare qualche misura a sostegno”, per restituire un po’ di ossigeno ad un mercato che nel 2013 “è ancora previsto in calo del 5% a 1,33 milioni di vetture”. Il confronto è con un 2012 che, a detta di tutti gli osservatori, si attesterà su circa 1,4 milioni di veicoli. Non solo: “intanto – ha spiegato Pavan Bernacchi – il prossimo anno avremo l’incertezza data dalle elezioni, che già di per sé sono un grosso freno per gli acquisti delle auto, e da quello che succederà dopo le elezioni. Poi arriveranno in Parlamento un centinaio di Grillini, e anche questo potrebbe essere un fattore di incertezza. Infine, dal luglio 2013 l’Iva aumenterà dell’1% e questo rappresenterà un aggravio medio dei prezzi delle vetture di 440 euro”.
Nonostante tutto, la fiducia dei concessionari non si esaurisce qui: “confidiamo che si possa arrivare a qualcosa di concreto. Ho la sensazione – dice Pavan Bernacchi – che possa ripartire quel tavolo di lavoro che era iniziato a maggio e poi non più riconvocato”. A quel tavolo certamente Federauto porterà nuovamente la sua proposta di “incentivi allo svecchiamento del parco”, che lui preferisce chiamare “supporti alla domanda”, che la settimana scorsa ha illustrato al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà. “Se gli incentivi vengono dati ad altre categorie li rivendichiamo anche noi”, ha aggiunto Pavan Bernacchi, che si è chiesto “come mai se gli incentivi sono ritenuti una distorsione del mercato si è deciso di finanziare con 80 miliardi di euro il fotovoltaico”. Oppure “perché l’Europa si accinge a varare un piano di incentivi per i costruttori come ‘ricerca sviluppo”.
Soprattutto, è necessario un diverso approccio fiscale da parte del Governo sul comparto auto, ad iniziare da quello delle auto aziendali, che in Italia è destinato a ridursi ancora, passando dall’attuale 40% di deducibilità di un tetto di 18.000 euro ad un misero 20%, quando in Europa si è già al 100% di deducibilità senza alcun tetto per tutti i beni utilizzati nell’ambito aziendale. Senza un provvedimento di questo genere, il mercato dell’auto aziendale (che vale circa 400.000 pezzi all’anno) è destinato a ridursi ancora fino ad annullarsi del tutto.