Flessione del 10.5% a febbraio; nei primi due mesi del 2013 il calo in Europa è del 9,5%
Il calo di vendite di autoveicoli colpisce ora anche l’Europa, con il secondo calo consecutivo: a febbraio, secondo le statistiche rese note da Acea, le vendite continentali sono state 795.482 nuove auto, con un calo del 10,5% rispetto a febbraio 2012. Nei primi due mesi, invece la flessione è stata del 9,5%, con un numero complessivo di immatricolazioni di 1.681.073 auto. A febbraio, solo il Regno Unito ha registrato un aumento delle immatricolazioni +7,9%. Tutti gli altri mercati risultano in affanno per la recessione e hanno totalizzato un calo, che va dal -9,8% della Spagna al -10,5% della Germania, fino al -12,1% della Francia al -17,4% dell’Italia che si conferma il peggiore tra i grandi mercati.
Il trend negativo in Europa va avanti ininterrottamente dall’ottobre 2011, ricorda l’Acea.
Secondo l’Unrae (l’associazione delle case estere operative in Italia) “Il mercato europeo dei 27 + Efta perde in febbraio circa 100.000 vendite di autovetture, in flessione del 10,2%, dopo il calo dell’8,5% di gennaio, segno che la situazione del nostro continente non accenna a migliorare e confermando la tendenza al ribasso iniziata ad ottobre 2011. Secondo i dati diffusi dall’Acea, nel mese sono state vendute 829.359 auto, portando la riduzione del primo bimestre dell’anno al 9,3%, con una perdita netta di 180.000 unità, a 1.748.071 immatricolazioni. I soli 27 Paesi dell’Unione Europea archiviano in febbraio un record negativo assoluto, con vendite di autovetture al più basso livello di sempre. La depressione del mercato è abbastanza generalizzata, coinvolgendo Paesi sia del vecchio continente – tra i quali spicca l’eccezione del Regno Unito – che molti di quelli di piu’ recente motorizzazione. Nel complesso dei primi 2 mesi, solo 8 mercati su 30 registrano un segno positivo, rappresentando appena un quarto del mercato totale”. Secondo Romano Valente, direttore generale dell’Unrae, “il sistema Italia, non solo il comparto dell’auto, è in una crisi profonda – afferma – ci si attende ormai un quadro politico capace di agire con incisività sul rilancio dei consumi e sulla revisione della pressione fiscale su famiglie e imprese. La capacità del mercato italiano dell’auto di contribuire al risultato europeo è veramente ridotta, e se l’Italia si trova davanti ad Gran Bretagna quale terzo Paese in Europa, è solo per effetto della diversa stagionalità”.
Per Anfia (la filiera nazionale del comparto auto) “neanche a febbraio l’Europa dell’auto intravede l’uscita dal tunnel, anzi, si aggrava ancora il trend negativo iniziato a ottobre 2011” dice commentando i dati Acea sulle immatricolazioni. Un miglioramento “dipenderà da quanto i Governi dei Paesi più colpiti dalla crisi – e l’Italia è tra questi – riusciranno a recuperare competitività e risollevare il clima di fiducia dei consumatori e delle imprese attualmente ancora minato da molti elementi di incertezza”.
Intanto, chi soffre sono i costruttori generalisti (ad iniziare dal gruppo Fiat seguita dai francesi di Renault e di Peugeot), mentre il lusso va sempre a gonfie vele (con BMW che lavora ad oltre il 100% della capacità produttiva dei suoi impianti trainata dalle forti esportazioni, specie verso i mercati d’oriente).