L’Italia cresce ancora meno della media del mercato. Boom di vendite di Jeep. Tira il lusso e il low cost
A giugno l’Europa a quattro ruote continua nella sua corsa al rilancio, con una crescita media del 4,5% su base annua, che si attesta al 6,5% se si considera solo il primo semestre 2014.
Una crescita rassicurante, che vede l’Italia invertire i continui cali dei mesi scorsi, facendo registrare nei primi sei mesi del 2014 una crescita del 3,3%, quota però ancora insufficiente ad assicurare una ripresa stabile e duratura del mercato (a tutt’oggi mancano ancora gran parte degli acquisti dei privati), tanto da essere in coda ai quattro maggiori mercati europei (leader incontrastata rimane la Germania con 1.502.630 auto vendute nel primo semestre 2014, seguita da Gran Bretagna con 1.163.623, Francia con 931.476 unità e Italia con 732.322 pezzi). Se i grandi mercati crescono di poco, viceversa nei piccoli paesi dell’Unione si assiste ad un vero e proprio boom, con crescite a due cifre e anche oltre (Portogallo +37,7% nel primo semestre 2014, seguito dalla Croazia con +32,6%, dalla Romania con +27,2%, Irlanda con + 23,4%).
Quanto ai segmenti di mercato, anche a giugno vanno bene il lusso e il low cost. Marchi come Bmw (++7,6%), Audi (+1,4%), Mercedes (+0,7%), Jaguar (+17,6%) Land Rover (+6,6%), Lexus (+37,1%), Volvo (+14,7%), Jeep (+59,1%) viaggiano senza alcun problema, così come, all’altro estremo del mercato, Skoda (+12%) e Dacia (+32,8%).
Le vendite in Italia languono, causando non pochi problemi sia al comparto che allo Stato. Le aziende del settore si trovano alle prese con una riduzione che si avvia a divenire strutturale che comporta la riorganizzazione con taglio alla forza lavoro. Lo Stato deve invece fronteggiare il continuo calo di gettito fiscale che, nonostante i continui rincari, vede mancare circa 3 miliardi di euro dalle sue casse, cui deve aggiungere i costi per gli ammortizzatori sociali per le centinaia di migliaia di lavoratori espulsi dal comparto automotive. Come se ne esce? Con un po’ di coraggio, iniziando ad abrogare tassazioni inutili e contro produttive come il superbollo sulle automobili potenti e riducendo i costi di uso e gestione dei veicoli (ad iniziare dal taglio dell’imposizione sui carburanti, i più cari d’Europa, che allontanano da Belpaese larghe fette di turismo motorizzato, attratto dai più accoglienti e meno cari paesi confinanti). Serve inoltre abrogare il regime speciale di cui ha finora goduto l’Italia rispetto alla tassazione dei veicoli aziendali: bisogna recepire definitivamente la normativa europea che prevede la deducibilità fiscale completa di tutto il costo d’acquisto del veicolo (senza gli attuali, ridicoli tetti) così come il 100% dell’Iva e dei costi di gestione. Un provvedimento che, da solo, significherebbe la vendita di almeno 300.000 veicoli aggiuntivi all’anno, che comporterebbero più gettito fiscale e minori penalizzazioni concorrenziali alle imprese italiane rispetto a quelle di oltre frontiera. Renzi ne sarà capace?