L’Europa si prepara ad affrontare con la consueta disorganizzazione l’invasione di auto cinesi, con i colossi del Sol Levante, come la Byd che hanno pure allestito una flotta di navi di proprietà per supportare il nuovo assalto commerciale che avrà numerose vittime tra i produttori europei, specie tra quelli generalisti, che hanno letteralmente invaso i porti del Nord Europa con automobili parcheggiate nei piazzali.
Un aspetto da approfondire è relativo ai tempi di giacenza di questi veicoli, molti dei quali in attesa da ben 18 mesi, con probabili problemi circa la loro integrità, specie quelli elettrici, per un così lungo immobilizzo sotto il sole. Secondo alcuni studi, le batterie agli ioni di litio se non caricate almeno una volta al mese tenderebbero inesorabilmente a perdere parte della loro capacità, con il rischio di finire sul mercato dei veicoli “chilometri zero” con autonomia effettiva ridotta anche del 40% in caso di fermi prolungati.
Secondo quanto riportano fonti della stampa finanziaria internazionale, oltre che ad approntare gli stock per alimentare i mercati, l’eccezionale affollamento di veicoli sarebbe dovuto al crollo delle vendite di auto elettriche sui maggiori mercati europei – a partire da quello tedesco che dal 2024 ha azzerato ogni forma di sussidio all’auto elettrica -, sia alle difficoltà di ordine logistico dovuto alla carenza di mezzi di trasporto – i camion bisarca – per movimentare i veicoli dal porto alle concessionarie dei vari stati o agli scali ferroviari.
L’invasione del mercato auto europeo di veicoli cinesi si deve anche al rallentamento delle vendite in Cina con tante fabbriche di proprietà statale che hanno mantenuto invariato il ritmo di produzione, dirottando la sovracapacità verso mercati esteri, a partire da quello europeo che ha i minori dazi d’ingresso, solo il 10%, rispetto ad altre destinazioni, tanto che alcuni storici operatori portuali belgi specializzati nella movimentazione delle auto, come la svedese-norvegese Wallenius Wilhelmsen, uno dei principali operatori del porto di Anversa-Bruges, se prima operava con 40 case automobilistiche diverse, ora è praticamente monopolizzato dalle case cinesi.
Poi a spingere all’ingresso del prodotto auto cinese sul mercato europeo c’è sicuramente il fattore prezzo, frutto del combinato disposto del minor costo di produzione – tra materie prime, costo del lavoro, minori oneri ambientali – e delle sovvenzioni statali del governo cinese, che rendono le auto cinesi – elettriche e non – particolarmente competitive rispetto alla produzione europea
Al nuovo Europarlamento e alla nuova Commissione, oltre a cancellare da subito il divieto di vendita al 2035 di veicoli nuovi con motore termico, toccherà l’onere di gestire l’invasione dell’auto cinese per evitare che questa si trasformi in una Waterloo per il sistema produttivo europeo, così come è già accaduto per altri comparti industriali, dai pannelli solari agli elettrodomestici grandi e piccoli.
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