Ad aprile il mercato dell’auto conferma le previsioni: calo del 10,83%

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immatricolazioni auto calo grafico 1Risultato attutito dalla massiccia immatricolazione di “chilometri zero” che hanno dimezzato la perdita. Federauto: “un settore curato dal Governo con il veleno”

Ad aprile nuovo crollo del mercato dell’auto. La Motorizzazione ha immatricolato 116.209 autovetture, con una variazione di -10,83% rispetto ad aprile 2012, durante il quale ne furono immatricolate 130.321 (a marzo sono state invece immatricolate 132.507 autovetture, con una variazione di -4,54% rispetto a marzo 2012, durante il quale ne furono immatricolate 138.816). Ad aprile sono poi stati registrati 340.515 trasferimenti di proprietà di auto usate, con una variazione di +4,01% rispetto allo stesso mese del 2012. Un risultato reso meno drastico dalla massiccia immatricolazione di “chilometri zero” che hanno dimezzato la perdita attesa.

Il risultato delle immatricolazioni ad aprile “potrebbe lasciar presagire una maggiore positività, in quanto, pur se il mese è stato caratterizzato dalla presenza di un giorno lavorativo in più, non va dimenticato che si confronta con aprile dello scorso anno, in cui si riuscirono a recuperare le consegne perse in marzo a causa dello sciopero delle bisarche e che, pertanto, ridusse il calo al 17,6%” commenta l’Unrae. Secondo il neo presidente dell’associazione delle Case automobilistiche estere in Italia, Massimo Nordio, “le 471.750 vetture vendute nel primo quadrimestre dell’anno indicano una flessione del 12,3% rispetto alle 538.153 unità del gennaio-aprile 2012. Il mondo dell’auto guarda con speranza all’attività del nuovo Governo ed auspica che il settore possa trovare una ripresa attraverso le azioni che sono state annunciate a sostegno dell’economia, dell’occupazione e soprattutto di revisione del peso fiscale su famiglie ed imprese”.

Tornando al mercato, da prime informazioni fra Unrae ed Anfia, la raccolta ordini registra per la prima volta dopo molti mesi un segno positivo: oltre il 4% in più e circa 117.000 contratti. Dall’analisi per canali di vendita, si registra una flessione degli acquisti dei privati superiore al mercato complessivo e pari al 15,2% (72.394 immatricolazioni), con una quota sul totale che si ferma al 62% (oltre 3 punti in meno di un anno fa), portando il primo quadrimestre al 65% rappresentatività, in linea con quella evidenziata nel gennaio-aprile 2012. Anche valutando i risultati aggregati del bimestre marzo/aprile, considerato lo sciopero delle bisarche che aveva segnato il risultato di marzo ed il recupero delle consegne in aprile, le tendenze non cambiano. Questa situazione, spiega Promotor, ha portato le vendite di auto nel 2012 ad attestarsi a quota 1.402.089, un livello inferiore del 44% al livello del 2007. Proiettando su base annua i dati dell’ultimo semestre il risultato atteso per il 2013, è un volume di immatricolazioni ancora più basso: 1.247.537 unità con un calo del 50% sui livelli ante-crisi (2007). Ad affondare il mercato italiano dell’auto, conclude Promotor, il caro-carburanti, il caro-assicurazioni, le difficoltà di accesso al credito, un carico fiscale assolutamente abnorme e la crisi economica: elemento, quest’ultimo, predominante, assieme all’incertezza per il futuro. (

“Nonostante l’iniezione dell’ultimo giorno del mese, praticata a suon di ‘chilometri zero’ immatricolate in capo alle case e ai concessionari, il mese di aprile si è chiuso con un altro risultato negativo. Ma il dato nudo e crudo non rende giustizia alla sua drammaticità. Se verrà confermato questo trend l’anno potrebbe chiudersi attorno a 1.100.000 unità. Il che significherebbe 900.000 pezzi in meno rispetto alla soglia minima di sopravvivenza della filiera indicata dai maggiori analisti intorno ai 2.000.000 di pezzi”, esordisce Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di auto, veicoli commerciali, camion e autobus di tutti i marchi commercializzati in Italia. Che aggiunge: “da un’altra prospettiva, un mercato a 1.100.000 pezzi significherebbe una perdita di fatturato per il settore di 15,9 miliardi di euro. Cifra che per la sua rilevanza produce un senso di vertigine. E lo Stato sarebbe il più penalizzato poiché non introiterebbe circa 3,3 miliardi di euro della sola Iva, cui si aggiungerebbero diversi milioni di euro derivanti dal mancato apporto di altre tasse quali bollo, IPT. Poi, si dovrebbe aggiungere il costo degli ammortizzatori sociali per centinaia di migliaia di lavoratori espulsi dalla filiera. A voler essere pignoli, si dovrebbe anche sottolineare l’aumento dell’anzianità del circolante con impatti sulla sicurezza e sull’ambiente. Un disastro a tutto tondo causato anche dalla miope politica degli ultimi mesi che invece di dare uno straccio di risposta ha pensato solo a varare nuove tasse, anche sugli autoveicoli. Mi viene in mente un malato grave al quale, invece delle medicine giuste, vengono somministrate piccole quantità di veleno”.

Pavan Bernacchi rivolge un accorato appello al nuovo governo Letta: “al presidente del Consiglio Letta, ai suoi nuovi ministri dell’economia Saccomanni, del lavoro Giovannini, dello sviluppo economico Zanonato e dei trasporti Lupi, chiediamo di agire mettendo al più presto intorno al tavolo i rappresentanti di tutta la filiera automobilistica. Meritiamo priorità in quanto il mercato dell’auto ha subito una penalizzazione superiore a quella dell’economia del Paese che ci ha portati ad essere il fanalino di coda europeo, e la sfida per uscire dalla crisi passa anche per i numeri che esprimiamo: 11,4% del PIL, 16,6% delle entrate fiscali, 1.200.000 occupati fra diretto ed indotto allargato”.