La crescita del 10,8% è sostenuta solo dalle campagne promozionali della rete vendita. Unrae e Federauto chiedono interventi di defiscalizzazione al governo
La ripresa del mercato italiano dell’auto è confermata a maggio, ma rallenta perché «l’incrinarsi della fiducia ha determinato atteggiamenti più cauti». E’ quanto sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor a seguito della diffusione dei dati delle immatricolazioni di auto nuove a maggio.
«La domanda – spiega Quagliano – ha reagito positivamente agli stimoli forniti dalle case automobilistiche e dai concessionari con un marketing particolarmente aggressivo basato essenzialmente sul prezzo e sulle condizioni finanziarie offerte. La risposta della domanda è stata positiva perché vi era fiducia nella ripresa, ma l’incrinarsi della fiducia ha determinato atteggiamenti più cauti. La cautela potrebbe però essere rapidamente superata se il segnale di ripresa dell’economia trovasse una conferma e soprattutto se il Governo, che ha dimostrato di appezzare molto le nuove iniziative produttive in Italia del settore dell’auto, manifestasse qualche segnale di attenzione anche nei confronti del mercato dell’auto, ad esempio, cominciando ad allineare la tassazione sull’auto aziendale agli standard europei e accogliendo la proposta dell’Unrae di una parziale detraibilità fiscale dei costi d’acquisto dell’auto anche per i privati».
Per Promotor si potrebbe inoltre «applicare al mercato dei privati la formula del noleggio a lungo termine già da molti anni collaudata con pieno successo nel mercato dell’auto aziendale». Dalle rilevazioni del Centro Studi Promotor emerge infatti che «è già significativa la quota di privati che ricorrono al noleggio a lungo termine e che secondo il 61% dei concessionari questa formula è destinata a diffondersi ulteriormente nel prossimo futuro».
L’Unrae, l’associazione delle Case automobilistiche estere attive in Italia, ricorda che nei primi 3 mesi del 2015 sono state rottamate circa 206.000 vetture, il 57% delle quali con oltre 15 anni di età. «Di questo passo – sottolinea il presidente Massimo Nordio – in assenza di interventi fiscali di alleggerimento sulle famiglie, come la detraibilità di parte dei costi di acquisto, ci vorranno 20 anni per eliminare l’attuale parco oltre i 15 anni di età». L’Anfia parla invece di «un buon risultato» registrato dal mercato grazie all’andamento delle vendite dei prodotti “Made in Torino” e sottolinea «il buon andamento delle immatricolazioni di auto ad alimentazione alternativa nel progressivo da inizio anno, con una crescita del 12,9% rispetto a un anno fa e una quota di mercato del 13,9%».
Per Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, sottolinea che «devo avvertire che, pur leggendo un importante incremento a doppia cifra, a maggio abbiamo assistito al dimezzamento della crescita di mercato che passa dal +24,2% di aprile al +10,8%. Questo perché quest’operazione è costata lacrime e sangue alle case e ai concessionari, azzerando i già esigui margini. Ragion per cui non può diventare strutturale e difficilmente a giugno verrà replicata in questa misura. Non essendo e non potendo essere continuativa, il rischio è che la fuga in avanti venga presto riassorbita fino anche ad esaurirsi». Federauto alza scenari foschi anche per il canale del noleggio: «protrebbe rallentare notevolmente questo canale che aveva sostenuto il mercato nei primi mesi dell’anno per l’effetto combinato della domanda inusuale legata all’Expo e al rinnovo di un parco di auto a noleggio obsoleto e chilometrato. Senza un’attenzione del Governo quest’onda anomala potrebbe essere destinata a scomparire nel mare facendoci precipitare al mercato asfittico cui siamo abituati dal 2008 ad oggi».
Federauto evidenzia che il parco circolante italiano, a causa del lungo periodo di crisi, è progressivamente invecchiato facendo registrare un’età media che ha raggiunto i 9,5 anni; le autovetture circolanti con un’anzianità superiore ai 15 anni raggiungono il 27% del totale, con 9.500.000 unità. Auto pericolose, inquinanti, spesso non dotate di misure di sicurezza oggi ritenute irrinunciabili come ABS, ESP, Airbag.
I concessionari italiani chiedono al Governo di battere un colpo sul versante fiscale: «dopo sette anni terribili che hanno portato il 50% dei concessionari a chiudere i battenti e un marchio come Chevrolet a decidere di uscire dal mercato europeo e dopo anni in cui il Governo ha preso a piene mani dall’auto e dagli automobilisti, riteniamo sia giunto il momento di iniziare a pensare a politiche fiscali espansive in grado di imprimere la ripartenza a tutto tondo del mercato automobilistico. Un settore che per i numeri che esprime si candida, insieme all’edilizia, a far ripartire il Paese».
Invece di sognare di acquistare un’Alfa Romeo, Renzi meglio che pensi a copiare (cosa che dovrebbe essergli consona) quanto fanno già da anni stati come Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna, realtà con un mercato automobilistico simile a quello italiano, dove la mobilità privata non è considerata un limone da spremere sempre e comunque.