Veneti nel Mondo: il futuro delle politiche migratorie con il nuovo assessore Corazzari

«I “Veneti nel Mondo” sono un comparto da valorizzare per assicurare la diffusione nel mondo della cultura e identità veneta».

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L'assessore all'emigrazione veneta, Cristiano Corazzari.

La nuova giunta regionale del Veneto ha un nuovo referente per le politiche migratorie e per i Veneti nel Mondo: si tratta di Cristiano Corazzari, già assessore alle Identità Venete nel precedente governo Zaia, che in questa legislatura accoglie anche la competenza ai flussi migratori, con particolare riferimento a quel Veneto sparso ai quattro angoli della Terra, visto che a fronte di quasi 5 milioni di Veneti residenti in regione, ce ne sono altrettanti, tra emigrati e discendenti, presenti nei paesi del Mondo.

Nell’intervista che segue, Corazzari traccia un primo bilancio di quanto ha in mente di fare nei primi mesi del suo nuovo mandato di responsabile delle politiche migratorie venete.

Assessore Corazzari, per lei la materia dell’immigrazione non è una novità assoluta.

No, già da responsabile dell’Identità veneta nella scorsa legislatura, mi sono confrontato più volte con le realtà dell’emigrazione veneta, traendone notevoli insegnamenti, ad iniziare da come tutelare quell’orgoglio Veneto che qui in patria è andato scemando. In tutte le comunità venete all’estero incontrate, ho notato un commovente attaccamento all’essere Veneti, alla bandiera del Veneto, alla cultura secolare di quella Serenissima che è stata uno dei primi soggetti politici al mondo ad essere autenticamente globale. Ora, con la nuova competenza ai flussi migratori intendo valorizzare ulteriormente gli scambi da la terra d’origine e i tantissimi emigranti e loro discendenti.

L’emigrazione veneta è stata un esempio nel mondo.

E’ un fatto che gli emigrati Veneti non sono andati ad ingrossare la criminalità e a riempire le galere dei paesi di adozione. In tutti i luoghi dove l’emigrazione veneta è arrivata, l’emigrato dalla Serenissima si è distinto per impegno nel migliorare rapidamente la propria situazione economica e sociale, distinguendosi anche per il suo contributo verso la comunità che li ha accolti, spesso diventandone rapidamente uno dei punti di riferimento per capacità imprenditoriale e gestionale, tanto da assurgere anche ad amministratori di primo livello, come è accaduto con il nuovo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, discendente da oriundi Veneti di Anguillara.

La presenza dei Veneti diffusa in tutto il mondo può essere una leva per attivare nuovi rapporti economici, oltre che sociali e culturali?

Si tratta di uno degli obiettivi che intendo perseguire nel corso di questa legislatura. Vorrei sfruttare la posizione degli emigrati Veneti e dei loro discendenti al vertice di organizzazioni economiche – come le locali Camere di commercio – o di organismi istituzionali e politici per allacciare e rafforzare i legami tra la terra veneta e i paesi di adozione allo scopo di rafforzare i legami sociali e culturali, ma soprattutto per potenziare i legami economici. Gli emigrati dal Veneto possono diventare la testa di ponte, gli ambasciatori dei prodotti e delle tecnologie della regione, con vantaggi reciproci, non a senso unico come è accaduto con gli accordi sottoscritti da Romano Prodi con la Cina, che sono stati per il paese del Dragone solo un’autostrada a senso unico di conquista ai nostri mercati, con il risultato che tante produzioni italiane ed europee sono state spinte fuori mercato grazie alla mancata fissazione di regole certe e comuni.

Per una fattiva collaborazione internazionale cosa chiede?

Regole certe e uguali per tutti i partner. Non è possibile che qualcuno s’avvantaggi dall’avere normative ambientali, sociali e di sicurezza decisamente più blande o inesistenti di quelle europee ed italiane in particolare, che sono tra le più avanzate e rigide. Questo comporta per l’imprenditore veneto (ed italiano) maggiori costi da sopportare e se questi non vengono considerati nel rapporto d’interscambio, ne nasce qualcosa di squilibrato, dove uno dei protagonisti gioca una corsa potendo disporre di una sola gamba. Negli accordi internazionali serve fissare regole chiare, condivise e valide per tutti i contraenti. Altrimenti è una gara sleale, dopata già alla partenza.

La pandemia da Covid-19 ha rallentato gli scambi fisici delle persone.

Anche se nel 2020 abbiamo dovuto forzatamente sospendere gli incontri e le visite alla madrepatria degli emigrati e dei loro discendenti, oltre che i viaggi delle varie delegazioni venete nelle terre dove sono presenti le nostre comunità, i contatti li abbiamo comunque mantenuti grazie alle tecnologie, anche se non sono stati la stessa cosa. Non appena la pandemia sarà stata debellata, riprenderemo ad organizzare viaggi di studio e di soggiorno alla conoscenza della terra veneta. Si tratta di una forma importantissima per mantenere e rinverdire le proprie radici, soprattutto con i discendenti della prima emigrazione.

Una delle prime forme di contatto tra il Veneto e le proprie comunità di emigrati è il portale dei “Veneti nel Mondo”, che negli ultimi anni non risulta essere stato molto curato negli aggiornamenti. Cosa intende fare?

Si tratta di una delle prime cose da affrontare. In queste settimane sto effettuando una serie di ricognizioni sulle cose da fare, predisponendo una scala degli interventi sulla base dell’urgenza. La revisione del portale e il rafforzamento della comunicazione nel campo dell’emigrazione costituiscono una priorità del mio assessorato.

In Veneto ogni provincia ha una sua associazione di riferimento quanto all’emigrazione, ma non tutte sono efficaci nel portare avanti le loro attività. La Regione potrebbe affiancare le varie realtà offrendo loro una serie di servizi comuni per aiutarle a svolgere la loro missione?

Può essere uno scenario percorribile, sia predisponendo bandi di finanziamento che prevedano la collaborazione trasversale tra le varie associazioni di settore, che offrendo loro servizi di base per garantire a tutti un livello minimo di qualità nelle loro attività, perché tante realtà vivono solo del volontariato, che è un valore e allo stesso tempo un limite, dato che in molti campi è necessario investire tempo e professionalità, specie nel campo della comunicazione della cultura e lingua veneta, oltre che italiana.

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