Con una produzione in crescita del 12%, superata la Francia
Una vendemmia ottima che, grazie alle favorevoli condizioni meteorologiche, fa stimare quest’anno una produzione di vino attorno a 47 milioni di ettolitri. Un 12% in più rispetto ai 42 milioni del 2014 che, se confermato, farebbe riguadagnare all’Italia la preminenza mondiale, scavalcando la Francia, ferma a 46,5 milioni di ettolitri (-1%), e la Spagna con circa 43 milioni di ettolitri (-3%).
La previsione, frutto della ricognizione operata tra fine agosto e prima decade di settembre sul territorio nazionale da Unione Italiana Vini e Ismea, con la collaborazione del Mipaaf, sono state illustrate dal presidente dell’Unione italiana vini Domenico Zonin in una conferenza stampa organizzata in Franciacorta presso l’Azienda Agricola Cà del Bosco. «L’annata metereologica – ha precisato – ci consegna un’uva sana e abbondante, almeno rispetto alla media degli ultimi anni, e di qualità tra il buono e l’eccellente. Pur con tutte le cautele del caso perché siamo al 30% circa della raccolta e al termine della vendemmia manca ancora un mese».
«L’aumento in quantità delle uve e la divaricazione crescente tra i prezzi dei vini da tavola e quelli a Denominazione di Origine conferma la strategia produttiva del Paese, orientata con decisione verso la territorialità e le produzioni ed elevato valore aggiunto. Un segnale di conferma – sottolinea Zonin – verso la crescita complessiva del valore della produzione vitivinicola italiana con riflessi auspicabili sull’export del 2016 dove a questo punto, sfuggendo alla morsa ribassista imposta quest’anno dai vini spagnoli, è lecito attendersi incrementi di fatturato più consistenti rispetto a quelli del 2015». «Ripercussioni positive – secondo Zonin – si potranno avere anche sul mercato interno. Una rinnovata qualità dei vini sostenuta da politiche di prezzo adeguate, contribuirà a riavvicinare il consumatore italiano ad un consumo più costante del nostro prodotto».
«Le stime formulate da Isme e Uiv sono frutto di un’accurata attività di ricognizione – ha spiegato il presidente Ismea Ezio Castiglione -. Se da un punto di vista strettamente produttivo le premesse per un’annata positiva ci sono tutte, l’osservazione delle dinamiche del mercato invita però alla prudenza. Lo scenario che si delinea è di un mercato a due velocità, con il segmento dei vini a denominazione capace di mantenere una buona remunerazione e di crescere sui mercati esteri e la fascia dei vini comuni in una condizione più critica, già penalizzata da importanti flessioni dei prezzi».
A livello territoriale – secondi i dati Uiv-Ismea – si è assistito ad incrementi generalizzati in quasi tutte le regioni. Fanno eccezione Lombardia (-3%) e Toscana (0%), regioni che anche lo scorso anno sono risultate in controtendenza rispetto al resto d’Italia. Fuori dal coro anche la Calabria (-10%). La leadership spetta, come nel 2014, al Veneto con 9.317.000 ettolitri (+13%), mentre seconda è l’Emilia Romagna con 7.618.000 ettolitri (+9%) e terza la Puglia con 6.480.000 ettolitri (+19%). La produzione del Trentino Alto Adie è cresciuta a 1.162.000 ettoliti (+13%) e in Friuli Venezia Giulia a 1.552.000 (+14%). In totale la produzione 2015 dovrebbe attestarsi a 46.953.000 ettolitri.
Elemento che emerge con chiarezza, secondo le stime Uiv-Ismea, è il ritorno a gradazioni considerate nella norma, dopo il calo dello scorso anno, ed un livello delle qualità che va dal buono all’ottimo, con punte di eccellenza in tutta la Penisola. Secondo Coldiretti «se non ci saranno sconvolgimenti la produzione “Made in Italy” sarà destinata per oltre il 40% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola». Molto più cauta è la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che stima nel 2015 un incremento della produzione di vino in Italia non oltre un +2-4% rispetto al 2014, attestandosi attorno ai 43/45 milioni di ettolitri. «Con la vendemmia in corso è opportuno essere molti cauti nel formulare stime – precisa -, a maggior ragione per l’incognita dell’andamento climatico da qui a fine mese che potrebbe fortemente influenzare l’andamento della produzione (e della qualità) dei grandi rossi».