Cammarata: «se i cittadini accumulano per timore di nuove tasse, le imprese non investono perché non hanno fiducia nel futuro»
La situazione economica del Belpaese è ancora ben lungi dall’essere sulla via della salvezza e l’impalpabile taglio (0,4%) della pressione fiscale registrato dall’Istat nel 2017 è ben lontano da quanto imprese e famiglie s’attendono per rilanciare in modo duraturo l’economia, tanto che si spende e s’investe il meno possibile, preferendo l’accumulo del risparmio.
La crisi spaventa gli italiani, il denaro non circola. Le aziende non investono e le famiglie non spendono, preferendo accumulare: in banca aumentano le riserve, cresciute in un anno di quasi 38 miliardi di euro. Crescita boom dei conti correnti, arrivati vicini a quota 1.000 miliardi. In aumento di 19 miliardi i salvadanai delle famiglie, su di oltre 21 miliardi i fondi delle imprese. I dati emergono dalla ricerca del Centro studi di Unimpresa sull’andamento delle riserve delle famiglie e delle imprese italiane, secondo la quale, in totale, negli ultimi 12 mesi nei conti correnti sono stati accumulati 37,5 miliardi in più rispetto all’anno precedente.
Dal 2016 al 2017 il totale dei depositi di cittadini, aziende, assicurazioni e onlus è aumentato di circa il 3% passando da 1.261 miliardi a 1.299 miliardi. Le famiglie non spendono e hanno lasciato in banca 19,1 miliardi in un anno (+2,08%), le aziende non investono e i loro fondi sono cresciuti di circa 13 miliardi (+6%), le imprese familiari hanno visto crescere i loro fondi di oltre 2 miliardi (+4%). Le riserve delle assicurazioni sono aumentate di oltre 1 miliardo (+7%). In aumento i fondi delle onlus di quasi 1 miliardo (+3%). Si registra anche l’impennata dei conti correnti, cresciuti di oltre 62 miliardi negli ultimi dodici mesi, passando da 936 miliardi a 999 miliardi.
«A frenare consumi, investimenti e credito sono rispettivamente la paura di nuove tasse, l’assenza di certezze sul futuro» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Maria Concetta Cammarata secondo la quale «i nostri dati sono in linea con quelli diffusi dall’Istat relativi al commercio al dettaglio, in calo nell’ultimo anno».
Secondo lo studio di Unimpresa, i salvadanai delle famiglie sono saliti da 924,8 miliardi a 944,03 miliardi con un’impennata di 19,1 miliardi (+2,08%); i conti delle imprese familiari sono passati da 54,1 miliardi a 56,6 miliardi in salita di 2,4 miliardi (+4,57%); i depositi delle organizzazioni non lucrative (onlus) sono aumentati da 25,5 miliardi a 26,1 miliardi in crescita di 665 milioni (+2,61%); i fondi delle aziende sono saliti da 236,8 miliardi a 250,6 miliardi in aumento di 13,8 miliardi (+5,85%); i conti di assicurazioni e fondi pensione sono passati da 20,09 miliardi a 21,4 miliardi in aumento di di 1,3 miliardi (6,84%).
Quanto all’analisi per strumento, i conti correnti registrano una variazione positiva di 62,5 miliardi (+6,67%), cresciuti da 936,9 miliardi a 999,4 miliardi. Variazione negativa per i pronti contro termine di 49,9 miliardi (-31,44%) da 158,7 miliardi a 108,8 miliardi; in calo i depositi rimborsabili con preavviso di 4,06 miliardi (-1,35%) da 299,9 miliardi a 295,9 miliardi. Per quanto riguarda i depositi con durata prestabilita si osservano due situazioni di variazione negativa: quelli con scadenza fino a 2 anni sono calati sensibilmente di 16,3 miliardi (-17,67%) da 92,7 miliardi a 76,3 miliardi; quelli con scadenza oltre i due anni sono scesi di 873 milioni (-0,65%) da 134,5 miliardi a 133,7 miliardi.
«I dati mostrano che le disponibilità finanziarie delle aziende e delle famiglie italiane sono congelate. Se i cittadini accumulano per timore di nuove tasse, le imprese non investono perché non hanno fiducia nel futuro» conclude Cammarata.