Sono 726 le aziende venete a rischio insolvenza, secondo il modello introdotto dal nuovo Codice della crisi, che entrerà a regime il 15 agosto 2020 sostituendo la legge fallimentare. Lo rivela l’indagine condotta dalla società di consulenza Adacta Advisory, che ha analizzato i bilanci di oltre 7 mila aziende con un fatturato compreso tra 4 e 40 milioni di euro, alla luce dei cinque indicatori di allerta previsti dalla nuova normativa.
Su 7.336 bilanci relativi al 2018, Adacta ha individuato 87 imprese con patrimonio netto negativo e due imprese che superano tutte e cinque le soglie di allerta individuate dal Codice della crisi e dell’insolvenza, risultando già formalmente in stato di crisi. Mentre altre 637, pari all’8,7% del totale, superano da 2 a 4 indicatori. Per un totale di 726 aziende a rischio.
“Gli indicatori che più spesso superano le soglie di criticità nelle imprese venete sono l’indice di indebitamento previdenziale e tributario e l’indice di liquidità, rispettivamente per il 16,5% e l’11,9% del campione”, spiega Daniele Trevisan, partner di Adacta Advisory. “Entrambi gli indicatori segnalano una criticità nella struttura finanziaria delle imprese: il primo indica il ricorso a forme improprie di finanziamento, con il ritardo nei pagamenti di tasse e contributi, mentre il secondo indica un disallineamento tra gli investimenti, spesso in capitale fisso a medio-lungo termine, e la durata delle fonti di finanziamento, che di solito hanno scadenze brevi, anche per motivi di costi”.
Dall’analisi di Adacta, emerge poi che il 25,5% delle aziende (1.873) presenta un solo indicatore in allerta, mentre il 65% (4.727) non supera alcun indicatore: “Il quadro appare complessivamente positivo”, prosegue Trevisan, “anche se i singoli indicatori, ancora in bozza, rappresentano un criterio da utilizzare in via residuale per l’identificazione della crisi”.
In generale, spiega Adacta, il nuovo Codice della crisi è un’occasione per dotare le imprese di strumenti di pianificazione e controllo che possano effettivamente migliorare le performance aziendali, costruendo un modello di gestione dei rischi finalizzato anche all’emersione anticipata della crisi. Cui si affiancano l’ampliamento della base di aziende tenute alla nomina dell’organo di controllo e l’obbligo di redazione della chiusura trimestrale e della proiezione dei flussi di cassa almeno a sei mesi, con la conseguente necessità di predisporre budget e business plan periodici.
Dal punto di vista geografico, la provincia con il maggior numero di aziende che presentano da 2 a 4 indicatori di allerta è Venezia, con il 15,4%, seguita da Rovigo (10,8%), Belluno, Verona (8,9%) e Padova (8,8%), Treviso (7,8%) e Vicenza (5,9%).