Avvocati (in) dipendenti, 10 ore al giorno di lavoro senza contratti e tutele

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Roma. Lavorano anche dieci ore al giorno, spesso nello stesso studio legale in cui hanno svolto il praticantato, percepiscono un compenso mensile fisso, non hanno quasi mai rapporti diretti con i clienti. Di fatto molti giovani avvocati lavorano come dipendenti dello studio, anche se questo rapporto non è quasi mai regolato da un contratto e, almeno nelle forme, sono liberi professionisti.

Sono gli avvocati “collaboratori di studio”, ai quali Aiga, Associazione italiana giovani avvocati, ha dedicato un’indagine – intervistandone 448 su tutto il territorio nazionale – che restituisce una fotografia precisa di una categoria sempre più numerosa e sempre meno tutelata dell’universo forense italiano.

L’indagine Aiga vede prima di tutto sfumare il luogo comune secondo il quale la gran parte dei giovani avvocati aspiri a mettersi in proprio: solo 4 intervistati su 10, infatti, dichiarano di avere l’obiettivo di aprire uno studio, mentre quasi un avvocato su due mira a continuare lungo la strada della collaborazione, in esclusiva o con un minimo margine di autonomia.

Lo studio messo in piedi dall’Associazione svela un rapporto di “cripto-dipendenza” senza le tutele di alcun contratto. In 4 casi su 5, infatti, il rapporto tra il collaboratore fisso e lo studio per il quale lavora non è normato da alcun tipo di contratto (79,7% dei casi), un dato che sembra confliggere con la presenza di una corresponsione di compenso che, sia fissa (49,4%) o variabile (27%) caratterizza oltre il 76% dei rapporti di collaborazione presi in esami.

«L’indagine messa in piedi da Aiga mostra dati alla mano che esiste un fenomeno che non è più possibile ignorare: quello di migliaia di avvocati che, pur collaborando stabilmente con un singolo studio legale e percependo un compenso fisso mensile, non possono contare sulle tutele di un lavoro dipendente», sottolinea la presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati Nicoletta Giorgi.

Ma come lavorano oggi i collaboratori di studio? Secondo l’indagine, sia i praticanti sia i giovani avvocati lavorano presso lo studio molto più della media lavorativa di un dipendente subordinato: in genere almeno 10 ore giornaliere. Generalmente il collaboratore si occupa di tutte le attività tipiche della professione: la sostituzione in udienza, la redazione degli atti e l’attività stragiudiziale.

Colpisce il fatto che moltissimi collaboratori abbiano dichiarato di non avere visto aumentare la propria autonomia nella gestione delle pratiche di avere comunque molto raramente, anche dopo anni di collaborazione, la possibilità di interfacciarsi direttamente con i clienti dello studio. Ciò a discapito dell’indipendenza e dell’autonomia della professione che dovrebbe consentire a un avvocato di gestire la difesa e la tutela dei diritti del proprio cliente e non solo di predisporre un atto ad “occhi chiusi” seguendo le mere indicazioni del dominus o del titolare dello studio.

«La professione forense – conclude la presidente Giorgi – sta cambiando e assumendo caratteristiche, inquadramenti, specificità nuovi e sempre più differenziati: è tempo di offrire una cornice normativa al passo con tali cambiamenti. Per questo Aiga sottolinea la necessità di intervenire con provvedimenti urgenti e risolutivi, capaci di regolamentare il fenomeno.