La Cgia fotografa la tosatura fiscale reale al 54,5%, mentre dal “caro carburante” l’erario ha incassato un tesoretto di 4 miliardi di euro
La pressione fiscale in Italia Governo Monti regnante ha raggiunto livelli da capogiro: lo certifica uno studio della Cgia, secondo cui “se nel 2012 la pressione fiscale ufficiale è prevista al 45%, quella reale, sempreché sia confermato l’ulteriore aumento dell’Iva previsto per il prossimo autunno, dovrebbe toccare il 54,5%. Un record che, purtroppo, non ha eguali al mondo” scrive in una nota l’organizzazione artigiana guidata da Giuseppe Bortolussi.
Dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, sul carico fiscale record che peserà quest’anno sui contribuenti italiani, Bortolussi ha voluto puntualizzare che una cosa è la pressione fiscale ufficiale e un’altra cosa è quella “reale”.
Secondo la Cgia di Mestre, che da anni fa un monitoraggio molto puntuale sull’andamento della pressione fiscale “reale”, è giunta a questo risultato ricordando che il nostro Pil nazionale, include anche la cifra imputabile all’economia sommersa prodotta dalle attività irregolari che, non essendo conosciute al fisco, non pagano né tasse né contributi. Secondo l’Istat, l’economia in nero si aggirerebbe tra i 255 e i 275 miliardi di € l’anno. Ricordando che la pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive ed il Pil prodotto in un anno, nel 2012 la pressione fiscale ufficiale dovrebbe attestarsi sul 45%. Tuttavia, se si “storna” dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico che non produce nessun gettito per l’Erario, il Pil diminuisce (quindi si “contrae” il denominatore) e, pertanto, aumenta il risultato che emerge dal rapporto. Conseguentemente, la pressione fiscale “reale” che grava su coloro che pagano correttamente le tasse è molto superiore a quella ufficiale che viene calcolata dall’Istat che, è bene sottolinearlo, rispetta fedelmente le disposizioni metodologiche previste dall’Eurostat. Ebbene, se nel 2011 la pressione fiscale “reale” che pesa sui contribuenti italiani ha sfiorato una ipotesi massima del 52%, con gli effetti delle manovre estive di Berlusconi e gli interventi del Governo Monti, il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 farà impennare il carico fiscale sui contribuenti onesti sino ad una ipotesi massima del 54,5%.
Il fronte fiscale non è l’unico fronte che allarma l’organizzazione datoriale mestrina: c’è anche il fronte del caro carburanti. Negli ultimi 4 anni, a fronte dell’aumento del costo della benzina e del gasolio per autotrazione, si può stimare che l’Erario italiano abbia incassato un extragettito di 4 miliardi di euro, a fronte della maggiore incidenza che hanno avuto sia l’Iva, sia le accise, sul prezzo alla pompa. “Per questo, chiediamo al Governo di ritornare questo tesoretto agli automobilisti italiani”. Sono queste le dichiarazioni rilasciate dal segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, dopo aver analizzato i risultati di un’analisi condotta dall’Ufficio studi. Tra gennaio 2008 e la metà di marzo di quest’anno, l’aumento dei prezzi alla pompa dei carburanti ha portato nelle casse dello Stato un importo pari 2,33 miliardi di euro di maggiore Iva e 1,7 mld di euro di maggiori accise. Complessivamente, quindi, l’Erario ha incassato un “tesoretto” aggiuntivo di 4 mld di euro.
Come si è giunti a questa stima ? “Abbiamo preso come riferimento i prezzi medi applicati alla pompa nel triennio 2005-2007 – dice Giuseppe Bortolussi – dopodiché abbiamo aggiunto gli aumenti di prezzo registrati in questi ultimi 4 anni sui consumi effettivamente rilevati in questo periodo, dimensionando, così, anche il peso delle maggiori entrate registrate dall’Iva e dalle accise”.
L’Ufficio studi della CGIA ricorda che il prezzo del gasolio per autotrazione, ad esempio, è passato da poco più di 1,145 €/litro (media triennio 2005-2007) agli attuali 1,723 €/litro. L’aumento registrato è stato pari al +50,5%. Questa situazione ha fatto si che, in media, nel triennio 2005-2007 lo Stato incassasse 0,191 €/litro di Iva; oggi, dopo l’impennata dei prezzi, ben 0,299 €/litro. Molto simile la situazione registrata per la benzina: nel triennio 2005-2007 il prezzo medio alla pompa era di 1,267 €/litro, oggi costa circa 1,804 €/litro. L’aumento registrato è stato del +42,4%.
Questa situazione ha fatto sì che nel triennio 2005-2007 l’Erario incassasse 0,211 €/litro di Iva, oggi, dopo l’aumento dei prezzi, ben 0,313 €/litro. Anche le accise hanno subito sensibili aumenti. Sempre nel periodo considerato, l’accisa sul gasolio è passata da 0,415 €/litro agli attuali 0,593 €/litro, mentre quella sulla benzina è salita da 0,564 €/litro agli odierni 0,704 €/litro.
Maggior gettito fiscale in funzione della dinamica dei consumi e dei prezzi del gasolio e della benzina
Benzina e Gasolio |
IVA |
Accise |
Extragettito |
2008 |
607,3 |
39,1 |
646,4 |
2009 |
-180,5 |
78,8 |
-101,7 |
2010 |
334,1 |
78,5 |
412,6 |
2011 |
1.166,5 |
843,5 |
2.010,0 |
2012 (*) |
407,2 |
665,4 |
1.072,6 |
Totale |
2.334,6 |
1.705,2 |
4.039,8 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Ministero dello
Sviluppo Economico
(*) Primi due mesi e mezzo del 2012