Tasse ambientali: le imprese italiane pagano 21 miliardi l’anno

La Cgia evidenzia una miriade di tasse e balzelli vari che fanno del Belpaese una delle realtà europee più vessatorie, cui ora s’aggiunge la polizza obbligatoria anticatastrofe.

0
82
Tasse ambientali comparto agroalimentare

La Cgia evidenzia una miriade di tasse e balzelli vari che fanno del Belpaese una delle realtà europee più vessatorie, cui ora s’aggiunge la polizza obbligatoria anticatastrofe.

Nonostante la “toppa” all’ultimo momento del governo Meloni, dall’inizio del prossimo anno tutte le imprese private dovranno aver stipulato la polizza catastrofale, sebbene – ricorda l’Ufficio studi della CGIAogni anno queste realtà paghino allo Stato e alle sue articolazioni periferiche ben 21 miliardi di euro di tasse ambientali.

Ancorché la destinazione d’uso di queste risorse non sia vincolata, una parte di queste tasse ambientali potrebbe essere utilizzata per la pulizia dell’alveo dei fiumi, per la manutenzione degli argini e delle rive, per la realizzazione di bacini di laminazione e/o le casse di espansione, oltre a qualche bacino di accumulo, buono sia per la produzione di energia idroelettrica che per gli scopi idropotabili in vista di episodi sempre più frequenti di siccità. Interventi che dovrebbero prevenire/mitigare molti eventi calamitosi che non siamo in grado evitare. Peccato che in realtà queste opere non si facciano più da almeno qualche decennio, oppure vengono realizzate solo dopo che il disastro si è verificato.

In buona sostanza – al netto della confusione e dell’incertezze introdotte dal regolamento attuativo pubblicato in Gazzetta Ufficiale verso la fine di febbraio – tra qualche mese le imprese si troveranno a pagare due volte la protezione ambientale: una con le imposte allo Stato centrale e agli enti locali; un’altra sottoscrivendo una polizza con le compagnie assicurative private.

Una delle motivazioni che sta a monte dell’introduzione di questa misura è legata ai ritardi biblici dei rimborsi statali. E’ vero: spesso questi ultimi vengono erogati quando le attività colpite hanno già chiuso definitivamente perché piegate dai danni subiti. Con l’intervento delle assicurazioni, invece, gli aiuti dovrebbero arrivare nel giro di poche settimane, permettendo così alle aziende danneggiate di riprendere rapidamente le loro operazioni.

Questa tesi è sicuramente condivisibile ma dovrebbe essere accompagnata da una corrispondente riduzione delle tasse ambientali; altrimenti le aziende saranno costrette a sostenere un doppio onere. Il timore degli imprenditori, secondo la Cgia, è che le imposte ambientali siano destinate ad aumentare, specialmente quelle degli enti locali che negli ultimi 2/3 anni hanno sono tornate a crescere per mantenere i bilanci in equilibrio.

Infine, è necessario riflettere su un altro aspetto. Negli ultimi 25 anni si è assistito a un progressivo ripiegamento dello Stato dal settore sociale (previdenza, sicurezza, sanità, etc.) e ora anche da quello della protezione ambientale, lasciando così sempre più spazio ai privati. Una scelta molto discutibile, anche se comunque legittima. Tuttavia, se la direzione intrapresa è questa, non si può far gravare sulle famiglie e sulle imprese il costo due volte. Se i privati con le assicurazioni stanno acquisendo sempre più quote di “mercato”, le tasse che si pagano per garantire questi servizi devono essere ridotte: cosa che, purtroppo, fino ad ora non si è verificata.

Dei 21 miliardi di euro di imposte ambientali versati dalle imprese private nel 2022, i settori piùtartassati” sono quelli energivori (fornitura energia elettrica, gas, vapore, etc.) con 5,3 miliardi di euro, le imprese manifatturiere con 5 e i trasporti con 3 miliardi. Il gettito ascrivibile a questi tre settori incide sull’importo totale per il 63,7%.

Se al carico fiscale in capo alle aziende si aggiunge anche quello delle famiglie, in Italia il gettito complessivo nel 2023 è stato pari a 54,2 miliardi di euro. Tra i 27 Paesi dell’UE solo la Germania ha registrato un importo complessivo maggiore a quello italiano, pari a 71,4 miliardi di euro. Se invece, si rapporta il gettito delle imposte ambientali sul Pil, la situazione italiana migliora, posizionandosi all’ottavo posto con il 2,6%, anche se il dato risulta essere nettamente superiore a quello dei principali paesi europei: la Francia registra l’1,8%, la Germania l’1,7% e la Spagna l’1,6%. La media UE, invece, è del 2%.

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie di “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata. 

Telegram

https://t.me/diarioditalia

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/diarioditalia

Facebook

https://www.facebook.com/diarioditalia

© Riproduzione Riservata