Nel presentare il decreto di Ferragosto, il ministro alle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha assolutamente escluso la riedizione della tassazione sugli extraprofitti di banche e attività finanziarie, scenario che nei giorni scorsi aveva terremotato il mercato borsistico.
Intanto, l’Abi, l’Associazione delle banche italiane sottolinea come «sul reddito prodotto dalle banche si sommano varie e maggiori imposte rispetto alle imprese degli altri settori economici», anche se uno studio diffuso da Unimpresa si afferma giusto il contrario: «nel 2023 le banche italiane hanno realizzato complessivamente 40,6 miliardi di euro di utili, pagando 8,1 miliardi di imposte. E dunque il “tax rate”, cioè il rapporto tra tasse versate e profitti, è stato pari al 20,1%».
«Un risparmiatore che investe in azioni bancarie subisce una tassazione di oltre il 50%», spiega il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero, sottolineando come sulle banche gravino più imposte: «l’Ires (24%), l’addizionale Ires per le banche (3,50%), l’Irap (5,45%, che include rispetto all’aliquota ordinaria una ulteriore maggiore per le banche) e la cedolare secca sui dividendi (26%). Per le società non finanziare tale tassazione è sempre elevata, ma di 4 punti percentuali inferiore».
Secondo lo studio di Unimpresa, però, nel 2023 il fatturato complessivo del settore bancario in Italia è stato di 102,6 miliardi di cui 62,1 miliardi legati al margine d’interesse, cioè ai guadagni sui tassi dei prestiti alla clientela. In media – afferma Unimpresa – dal 2018 al 2023, le banche italiane hanno pagato 3,7 miliardi di tasse a fronte di 86,1 miliardi di fatturato e di 19,2 miliardi di utile.
Per Unimpresa, si tratta di «un “tax rate” contestato, ma non corretto, dai rappresentanti del settore, che è nettamente inferiore alla media italiana per aziende e lavoratori, stabilmente superiore al 42%. Ciò senza dimenticare che il peso delle tasse sulle imprese, specie quelle più piccole, è spesso superiore al 60%».
Nel rapporto di Unimpresa si evidenzia ancora che, «come nel 2022, anche nel 2023 il settore bancario ha beneficiato della politica monetaria e dei guadagni straordinari sui prestiti. Il 2024 si chiuderà con risultati ancora migliori». E dunque, afferma la presidente di Unimpresa Giovanna Ferrara, la tassazione sugli extraprofitti sarebbe «una misura di equità sociale» per ridistribuire «la ricchezza prodotta nel Paese per fattori esogeni».
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