Il Superbonus 110% ha avuto «un effetto fortemente espansivo che ha fatto lievitare oltre misura sia il costo lordo per lo Stato sia le maggiori entrate generate dagli effetti moltiplicativi» afferma la ricerca “L’impatto economico del Superbonus 110% e il costo effettivo per lo Stato dei bonus edilizi”, realizzata dal Consiglio e della Fondazione nazionali dei commercialisti, in cui si stima un costo per lo Stato per il 2021 di oltre 21 miliardi di euro e un effetto fiscale indotto, che simula le maggiori entrate per lo Stato, pari a quasi 12 miliardi di euro, determinando in tal modo un costo netto aggiuntivo per lo Stato di circa 9,5 miliardi di euro.
Nel biennio 2020-2021, a fronte di 1 euro di uscita finanziaria pubblica in termini di crediti o detrazioni fiscali riconosciuti ai contribuenti con il Superbonus 110%, grazie agli effettimoltiplicativi in termini economici, ne ritornano 43,3 centesimi, così che il costo netto per lo Statoè pari a 56,7 centesimi. La stima realizzata dai commercialisti tiene conto dell’intero effetto moltiplicativo della spesa aggiuntiva generata dal bonus e, soprattutto, dalla possibilità di optare per lo sconto sul corrispettivo e la cessione del credito. In base ai dati Enea e dell’Agenzia delle entrate, è stato possibile stimare una spesa agevolata totale per tutto il 2021 pari a poco più di 55 miliardi di euro, di cui circa 27 miliardi imputabili ai bonus ordinari e 28,3 miliardi al Superbonus 110%.
Per tenere conto dell’effetto iperespansivo, la ricerca dei commercialisti si è soffermata sui principali dati di contabilità nazionale del 2021. In particolare, sui dati relativi a Pil, valore aggiunto, investimenti, occupazione e fatturato delle imprese: il settore delle costruzioni ha incrementato la produzione totale del 20,2% e il valore aggiunto del 21,6%. Quest’ultimo è stato 3,2 volte più alto del tasso di crescita totale dell’economia.
Secondo i commercialisti, nel biennio pandemico 20-21, il valore aggiunto del settore costruzioni è cresciuto del 14,7% a fronte di un calo di quello totale dell’economia del 2,3%.
«Questo documento – afferma Salvatore Regalbuto, tesoriere del Consiglio nazionale dei commercialisti con delega all’area fiscale – offre dati e considerazioni tecniche che potranno essere d’ausilio al decisore politico per individuare in modo obiettivo un credibile punto di caduta nel dibattito sul futuro del Superbonus e permettere valutazioni adeguate. L’auspicio è che si possa rendere strutturale il Superbonus, e in quest’ambito sono da accogliere favorevolmente gli interventi tesi a ridurre la percentuale di detrazione che, oltre a rendere più sostenibile la misura, innescano anche il necessario contrasto di interessi tra imprese e committenti, evitando così ingiustificati rialzi dei prezzi nel comparto dell’edilizia».
Superbonus 110% promosso anche dal Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, secondo cui «dal momento dell’istituzione del Superbonus 110% (nell’agosto del 2020) e fino al 30 novembre 2022, la spesa complessiva per interventi di risparmio energetico sugli edifici” con l’agevolazione fiscale ha raggiunto i 58,1 miliardi, attivando detrazioni fiscali pari a 63,9 miliardi». E, «se nel 2021 la spesa è stata pari a 16,2 miliardi, nel 2022 è più che triplicata: da gennaio a novembre è stata, infatti, pari a quasi 42 miliardi».
Lo studio degli ingegneri evidenzia come, «secondo le ultime indicazioni dell’Agenzia delle Entrate, i crediti d’imposta attualmente in essere per Superbonus 110% e bonus facciate ammonterebbe al ad oltre 99 miliardi»; inoltre, è stato raggiunto «un livello di indebitamento elevato da parte dello Stato: per il solo Superbonus quasi a 64 miliardi, cui occorre aggiungere gli ulteriori crediti di imposta derivanti da Sismabonus e dal bonus facciate».
Per il presidente degli ingegneri, Angelo Domenico Perrini, «se è vero che è stato totalizzato un costo consistente a carico dello Stato, è altrettanto vero che gli effetti indotti da questa misura non sono irrilevanti e devono essere presi in considerazione per valutare l’efficacia sociale di questa spesa pubblica. Chiediamo al Governo di non “liquidare” il Superbonus 110% come spesa eccessiva, perché dietro quella spesa vi sono meccanismi di crescita finora non sufficientemente presi in considerazione».
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