L’importo dei crediti edilizi incagliati con il Superbonus 110% è salito dai 19 miliardi stimati dall’Agenzia delle Entrate di inizio 2023 ad oltre 30 miliardi di ora secondo le valutazioni del vicepresidente dell’Ance, Stefano Betti, nel corso di un’audizione in Commissione Ambiente della Camera.
A fronte di questo aumento però «stenta a decollare la soluzione di piattaforma proposta due mesi fa a governoe Parlamento», denuncia l’associazione che ritiene quindi «necessario che nell’immediato il Parlamento vari una proroga di almeno 6 mesi delle operazioni relative al Superbonus 110% in corso, in modo da dare il tempo agli operatori di concludere gli interventi iniziati».
Nei due anni e mezzo di vigenza del Superbonus 110%, «ci sono stati più di 20 cambiamenti normativi, mediamente uno ogni 45 giorni, tutti estremamente consistenti, l’ultimo dei quali è contenuto nel decreto“Cessioni” che ha, dall’oggi al domani, eliminato la cessione e lo sconto in fattura, i pilastri del successo del Superbonus. Questo continuo susseguirsi di modifiche – ha sottolineato Betti – ha generato un’elevata confusione e inquietudine in tutti gli operatori», con le banche e gli operatori finanziari che hanno rallentato gli acquisti di crediti.
Viste le difficoltà, gli squali della finanza festeggiano: «sono entrati in gioco soggetti finanziari opportunistici, con prezzi d’acquisto altamente speculativi che molte imprese e condomini, con l’acqua alla gola, sono state, o saranno, costrette ad accettare, subendo perdite economiche anche rilevanti, a parità di costi per le finanze pubbliche. Su questo, – ha suggerito Betti – sarà anche opportuno un attento monitoraggio su possibili attività da parte della criminalità organizzata».
Ma a fronte della riduzione della copertura del contributo pubblico, emerge sempre più prepotentemente il rischio di pagamenti insoluti da parte di tanti piccoli proprietari che si sono fidati delle promesse di Giuseppi Conte e del M5s (con la connivenza del Pd) di avere la propria casa ristrutturata “aggratis”, senza la disponibilità di sufficiente risorse.
L’Ance ha stimato che ogni miliardo di credito incagliato è in grado di provocare il blocco di circa 6.000 interventi (tra unifamiliari e condomini), con ricadute negative sia in termini di imprese che di occupazione.
«Le imprese che non riescono a cedere i crediti d’imposta, a causa del blocco degli acquisti degli stessi, si trovano in spaventosa crisi di liquidità, non incassando per i lavori eseguiti. Questo significa che le imprese non riescono a pagare con puntualità i propri lavoratori e la propria filiera di fornitori, il che ha come conseguenza il rallentamento e/o il blocco dei cantieri in corso – ha detto ancora Betti -. E’ paradossale come i bonus, da volano di crescita sostenibile per l’economia italiana, stiano diventando causa di una vera e propria crisi socialedi proporzioni rilevanti».
«Come Ance, siamo consapevoli che il Superbonus 110% è stato concepito come uno strumento straordinarioper rilanciare l’economia nel periodo pandemico e che è difficile ripetere questa esperienza in futuro. Tuttavia – conclude Betti -, l’impianto tecnico, giuridico e dei controlli ha rappresentato una straordinaria struttura sulla quale costruire il futuro degli incentivi per la transizione ecologica. Abbiamo ora necessità di definire una politica stabile e sostenibile di incentivi fiscali alla transizione ecologica che si basi però su un budget chiaro e su alcuni elementi chiave, necessari per assicurare la realizzazione degli interventi, che il Superbonus ha messo chiaramente in evidenza».
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