Problemi in vista per i titolari di conti correnti, sia imprese, partite Iva che famiglie: dal prossimo 1° gennaio cambiano le regole per la gestione dei conti correnti “in rosso” dato che gli addebiti automatici non saranno più consentiti se i clienti non avranno sufficienti disponibilità liquide sui loro depositi bancari.
Secondo Unimpresa c’è il rischio di un improvviso stop ai pagamenti di utenze, stipendi, contributi previdenziali, rate di finanziamenti. La conseguenza dell’entrata in vigore delle nuove norme dettate dall’Eba, l’Autorità bancaria europea, che, inoltre, dopo tre mesi di mancati pagamenti da soli 100 euro ciascuno, impongono alla banca di segnalare il cliente “in rosso” alla Centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come “crediti malati”.
«Il nuovo quadro regolatorio, che non è stato sufficientemente spiegato dalle banche, è preoccupante – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Salvo Politino -. Non saranno più possibili nemmeno piccoli sconfinamenti e questo vuol dire, per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie, non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia Covid-19, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui. C’è il rischio di una fortissima stretta al credito, conseguenza inevitabile delle segnalazioni alla Centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli arretrati».
«S’impone la necessità di innalzare adeguatamente tali soglie – afferma il commercialista e deputato padovano della Lega, Massimo Bitonci -: non è possibile che un privato, una Partita Iva o un’azienda possa venire segnalata alla Centrale rischi della Banca d’Italia per sconfinamenti di entità così limitata, specie ora che l’economia è in crisi e l’anno prossimo, con la probabile ondata di licenziamenti, lo sarà ancora di più».
Non solo: «per le imprese, diversamente dal passato, non potranno più impiegare margini ancora disponibili su sue linee di credito per compensare gli inadempimenti in essere ed evitare la classificazione in default – evidenzia Bitonci -. In linea generale, la classificazione dell’impresa in stato di default, anche in relazione ad un solo finanziamento, comporta il passaggio in default di tutte le sue esposizioni nei confronti della banca. Inoltre, potrebbe avere ripercussioni negative su altre imprese ad essa economicamente collegate, esposte nei confronti del medesimo intermediario finanziario».
Condividendo le parole del presidente ABI, Antonio Patuelli, che descrivono tale procedimento come «un meccanismo micidiale soprattutto in epoca di pandemia, perché chi accusa quel ritardo finisce per essere inserito nella lista dei cattivi pagatori, con tutto quello che ne consegue (anche per le banche). Tutto ciò finirebbe per strangolare l’economia», Bitonci chiede «che in sede di conversione del decreto Ristori o della Finanziaria 2021 il governo BisConte intervenga per innalzare le soglie di tale segnalazione per i conti correnti “in rosso“, per evitare di aggravare ulteriormente la situazione economica delle famiglie, delle partite Iva e delle imprese italiane».
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