Presentate 23 nuove iniziative. Per il 68% degli imprenditori il Paese non favorisce le imprese giovani
Si è concluso a Cortina il XXV Meeting dei giovani imprenditori di Confindustria Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna, quest’anno dedicato ai temi delle nuove imprese, della crescita economica, dell’innovazione.
Nella sede del Centro Congressi “Alexander Hall” si è svolto l’incontro “Start me up! Nuove imprese chiedono di nascere!”. Ad aprire i lavori i quattro presidenti dei Giovani imprenditori promotori del Meeting: Giulio Pedrollo (Veneto), Matteo Lunelli (Trentino Alto Adige), Arianna Bellan (Friuli Venezia Giulia) e Giorgia Iasoni (Emilia Romagna).
Renato Mannheimer ha presentato una ricerca realizzata a livello nazionale dal suo Istituto Ispo sul tema “Gli imprenditori italiani e l’interesse per le Start up” nella quale è emerso come il Paese non favorisca le imprese giovani.
Nel corso del convegno è stata espressa a gran voce la necessità di rimettere al centro l’impresa, di sburocratizzare il Paese, di sostenere le idee e i giovani. Molteplici e significativi i messaggi che sono stati lanciati nel corso della giornata: primo tra tutti l’importanza per i giovani imprenditori di avere coraggio, di investire e puntare sull’innovazione e di non farsi scoraggiare dalle crisi ma di sfruttarla come un possibile momento di ristrutturazione e rilancio.
Innovativo il format del meeting scelto per questa edizione. I giovani imprenditori hanno deciso di fare qualcosa di concreto invitando dei giovani a presentare 23 progetti di start up a 180 giovani imprenditori. Questa formula è stata scelta per presentare idee altamente innovative ed originali ma soprattutto per mettere in contatto nuove idee di imprese con possibili investitori. Tra queste, il Banco Popolare ha annunciato la decisione di sostenere tre “start up”. Si tratta di Uquido Srl nata da un’idea dei due veronesi Pier Mattia Avesani ed Alberto Siletti che hanno brevettato il primo ed unico sistema elimina-code allo sportello che permette, tramite un semplice sms, di prenotare il proprio turno e di ricevere aggiornamenti in tempo reale sull’avanzamento della coda.
La seconda azienda premiata è padovana e si chiama SI14 SpA e progetta, produce e commercializza soluzioni complete integrate hardware, software comprese interfacce grafiche e fa parte del gruppo M31 Italia, “incubatore di start up”. Infine, Rsens Srl di Modena che ha brevettato “Rstone”, il nuovo sensore elettronico per la misura del gas Radon, una delle maggiori cause dell’insorgenza del tumore al polmone.
Interessanti i contenuti del sondaggio effettuato da Ispo. Per il 68% degli imprenditori il Paese non sembra favorire la nascita di “start up”. In particolare, per il 76% degli intervistati, non sono incentivate a sufficienza le iniziative specifiche dei giovani; percezioni, queste, maggiormente diffuse tra le imprese più piccole (con meno di 15 dipendenti). Il 60% degli intervistati è poi convinto che la crisi economica ha avuto l’effetto di deprimere l’adozione di strategie a favore delle “start up”, in un quadro già poco incline a supportare lo sviluppo delle giovani aziende. L’indagine restituisce l’immagine di un Paese che non mette le imprese giovani in condizione di svilupparsi e che ha un tessuto imprenditoriale poco disposto a investire in nuove iniziative imprenditoriali. Il sondaggio, infatti, evidenzia che le aziende italiane che investono in “start up” sono solo il 16%, con un 12% che è disponibile a investire in imprese innovative, ma con cifre non superiori ai 100.000 euro. È interessante notare, però, che la propensione a investire è significativamente superiore (+32%) tra le imprese che hanno già finanziato in passato delle “start up”. Tra i provvedimenti considerati più efficaci per favorire la nascita delle nuove imprese ci sono le iniziative tra università e imprenditori. In particolare, il 59% del campione si dice disposto a collaborare con le università. Tra le altre azioni: le attività degli istituti di credito e l’incontro tra idee e capitali.
Per Jacopo Morelli, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, “questi dati evidenziano un preoccupante sentimento di abbandono e di sfiducia delle imprese, soprattutto dei giovani che non si sentono supportati dal sistema paese. Eppure l’unico vero modo per crescere è tornare a investire sul futuro. Solo con la nascita di nuove imprese si crea buona e vera occupazione. Il lavoro non si fa per legge, ma il contesto può spingere o deprimere l’iniziativa imprenditoriale. In Italia abbiamo un costo del lavoro e una pressione fiscale di 20 punti percentuali superiore alla Germania, un salasso insostenibile per chi comincia da zero. La burocrazia kafkiana – prosegue Morelli – è il principale motivo di scoraggiamento. Ottenere credito è diventato impossibile: le banche in molti casi, se vedono qualcuno sotto i 40 anni non gli aprono nemmeno la porta. Dal sondaggio emerge anche un certo grado di responsabilità delle stesse imprese, e in questo non possiamo sottrarci all’autocritica. Se solo il 12% investe in ‘start up’ vuol dire che non c’è ancora la maturità necessaria per capire che sull’innovazione ci giochiamo la sopravvivenza della nostra industria. Rischiamo troppo poco. Le nuove generazioni devono assolutamente reagire e mettersi in gioco. Come Giovani imprenditori vogliamo impegnarci su questa strada con iniziative come quella di oggi, perché è nostro preciso dovere incentivare la propensione al rischio e alla cultura d’impresa”.
A Morelli ha fatto eco il “padrone di casa”, Giulio Pedrollo, presidente dei Giovani Imprenditori del Veneto: “la crisi di fiducia che dalla metà del 2011 ha colpito il nostro Paese, ha sicuramente rallentato ma non ha fermato la voglia di fare impresa. L’Italia è ancora in fondo alle classifiche per tasso di imprenditorialità, si investe l’1% di quanto si investe in Europa in venture capital, eppure qualcosa si sta muovendo e questo convegno ne è la dimostrazione. In Italia non mancano le idee, le proposte, le competenze, le esperienze e l’entusiasmo, c’è però ancora una forte resistenza al cambiamento, se vogliamo ripartire, ci vuole maggiore coraggio e un cambiamento culturale da parte di tutti: imprenditori, investitori, fondi, banche, università e giovani. E’ sicuramente una tra le sfide più importanti da sostenere, ma dobbiamo impegnarci tutti per vincerla. L’Italia per tornare a crescere deve far nascere nuove imprese”.