“Split payment” Iva forniture alla pubblica amministrazione prorogato fino al 30 giugno 2023.

La decisione della Commissione europea fa scattare la protesta delle aziende. Protesta di Lega e Forza Italia. Patuanelli (M5s) apre ad una modifica del provvedimento.

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crisi economica

Lo “split payment”, ovvero la “scissione dei pagamentirelativa all’Iva sulle fatture emesse dalle aziende per la cessione di beni o servizi ad una pubblica amministrazione, studiato per combattere l’evasione fiscale, che permette alle pubbliche amministrazioni di versare direttamente l’Iva all’erario, senza passare per le imprese con cui hanno siglato un contratto, rimarrà in vigore fino a giugno del 2023. 

Su esplicita richiesta del governo BisConte, l’Unione europea – competente in materia di Iva – ha dato il via libera alla proroga per altri tre anni, scatenando le ire dei costruttori e degli industriali, contrari all’utilizzo del meccanismo, e creando posizioni diverse anche all’interno della stessa compagine di governo. 

«Ci aspettavamo un passo indietro – dice il vicepresidente di Confindustria con delega al fisco e di Federlegno, Emanuele Orsini -. L’atteggiamento ondivago e contraddittorio del Governo è destabilizzante perché da una parte vara misure per garantire liquidità alle imprese, mentre con l’altra conferma strumenti che rischiano di soffocarle». 

L’Ance, l’associazione delle imprese edili, si dice pronta a dare battaglia e a presentarsi mercoledì prossimo dal ministro dell’Economia, il Dem Roberto Gualtieri, per rivendicare le proprie posizioni. Una protesta che ha trovato immediatamente un alleato nel ministero dello Sviluppo economico, guidato dal M5s Stefano Patuanelli. Appena arrivato l’autorizzazione europea alla nuova proroga, fonti del Mise hanno infatti fatto sapere che proprio lo “split paymentè «uno strumento da mettere in discussione quanto prima, specialmente per alcuni settori come l’edilizia. L’adozione della fatturazione elettronica lo ha reso un orpello vessatorio per le imprese». 

«Lo Stato – spiega il presidente dell’Ance, Gabriele Buiaha tutti gli strumenti e i controlli necessari per colpire possibili evasori, come dimostrano anche i recenti dati positivi dell’Agenzia delle entrate sul recupero dell’evasione grazie alla fatturazione elettronica. Ma nonostante questo, si sta perpetrando un furto di liquidità alle imprese in un momento drammatico». 

Le imprese contestano in particolare i dati sbagliati sui tempi dei rimborsi, annunciando «un controrapporto che si basa sui dati reali forniti dalle imprese» e che l’Ance presenterà a Gualtieri, «chiedendogli di fermare questa incredibile ingiustizia». Secondo Ance, i numeri dimostrano che «siamo ben oltre la media dei 74 giorni indicata dal Governo italiano. Questo conteggio è falsato perché parte della richiesta di rimborso, cioè in media 3 mesi e mezzo dopo che le imprese non ricevono l’Iva. Quindi i 74 giorni sono solo un pezzo del tempo di attesa». 

Split” in inglese significa spaccare e, nel linguaggio economico-aziendale, indica un’operazione di scissione: “split payment” sta a significarescissione dei pagamenti” e, nel caso specifico, a separare il costo della fornitura del bene o del servizio da quello dell’imposta sul consumo, l’Iva. Introdotto con la legge di Stabilità 2015, è un meccanismo di liquidazione dell’Iva che prevede che, per gli acquisti di beni e servizi effettuati da soggetti affidabili (pubblica amministrazione e società), l’Iva addebitata in fattura debba essere versata direttamente all’Erario dagli acquirenti e non più dal fornitore. Il tutto deve avvenire tramite fatturazione elettronica. 

L’obiettivo principale di questo meccanismo è ridurre le frodi in ambito Iva e l’evasione fiscale, ma tale disposizione ha comportato diverse critiche, in primis dalle imprese secondo cui a causa dello “split payment”, dispongono di minore liquidità, generando oltretutto ingenti crediti d’imposta per l’Iva in acquisto che non riescono più a compensare con quella della vendita.

Stando al bollettino di aprile 2020 delle entrate tributarie del Mef, nel periodo gennaio-marzo 2020, per quanto riguarda le imposte indirette, l’Iva si attesta a 31.313 milioni di euro (-4.305 milioni di euro, pari a -12,1%): 25.774 milioni di euro (-3.827 milioni di euro, pari a -12,9%) derivano dalla componente sugli scambi interni, di cui 3.672 milioni di euro dai versamenti delle pubbliche amministrazioni a titolo di “split payment” (+237 milioni di euro, pari a +6,9%). 

Nel mese di aprile 2020, il gettito dell’Iva si attesta a 6.466 milioni di euro (-3.146 milioni di euro, pari a -32,7%): 5.486 milioni di euro (-2.584 milioni di euro, pari a -32,0%) derivano dalla componente sugli scambi interni, di cui 1.040 milioni di euro (+98 milioni di euro, pari a +10,4%) dai versamenti delle pubbliche amministrazioni a titolo di “split payment”. 

Stando ai dati forniti da Ance, lo “split payment” è uno strumento che dal 2015 drena 2,5 miliardi di euro all’anno di liquidità alle stesse imprese. «Lo Stato ci toglie questi soldi quando ci deve ancora pagare 6 miliardi di ritardati pagamenti» tuona Buia. 

«Chiediamo e proponiamo da anni, con numerosi emendamenti sempre respinti dalla sinistra, il superamento dello “split payment”, una tassa occulta che mina la competitività delle imprese. Se al Mise hanno finalmente capito che avevamo ragione, si passi subito ai fatti – afferma il deputato e capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio Andrea Mandelli -. Questo meccanismo ha drenato nel tempo preziosa liquidità alle aziende per riversarla nelle casse dello Stato, a conferma della tendenza della sinistra a considerare chi produce un bancomat da cui attingere. Oggi tutto questo è ancora più inaccettabile. Se fossimo stati ascoltati da subito, le nostre imprese avrebbero potuto affrontare la crisi con molte più risorse a disposizione».

Critico verso l’operato del governo BisConte che ha chiesto la proroga dello “split payment” a Bruxelles il deputato e commercialista della Lega Massimo Bitonci: «il meccanismo si è rivelato essere infernale, in quanto drena liquidità dalle aziende generano in capo a loro ingenti crediti di Iva che poi vanno ad ingrossare i mancati pagamenti della pubblica amministrazione, tramutando di fatto i fornitori della pubblica amministrazione in una sorta di banche spurie, di erogatori di credito a tasso zero allo Stato. Come Lega abbiamo più volte tentato di cancellare questo fenomeno, che non ha più ragion d’essere dopo l’introduzione della fatturazione elettronica generalizzata. Se il governo avesse veramente in animo di semplificare e di aiutare la ripresa economica, per primo dovrebbe cancellare lo “split payment”, seguito subito dopo dalla compensazione estesa di crediti e debiti tra aziende e pubbliche amministrazioni. Voglio vedere se le dichiarazioni in merito del ministro Patuanelli sono capaci di trasformarsi in concrete azioni o se, ancora una volta, saranno l’ennesimo fuoco di paglia del M5s».

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