Settore editoriale: indagine Agcom sui ricavi in calo

Quello editoriale a -8,2% e del 17,3% quello delle televisioni. Dal 2018 al 2022 persi quasi 1.800 posti di lavoro. Continua il calo delle vendite in edicola e della pubblicità.

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Nel suo “Focus Bilanci 2018-2022“, l’Autorità delle comunicazioni (AgCom) traccia il quadro del settore dell’informazione a stampa e radiotelevisiva, evidenziando un calo generalizzato del settore editoriale.

I ricavi complessivi registrati dalle principali imprese editoriali che editano quotidiani nel 2022 sono stati pari a 4,24 miliardi di euro, in crescita del 6,0% su base annua, ma in flessione dell’8,2% rispetto al 2018.

Gli addetti delle principali imprese del settore dal 2018 al 2022 si sono ridotti di oltre 1.500 unità (-10,9%), passando da un totale di poco inferiore a 14.300 addetti nel 2018 a poco più di 12.700 nel 2022 e con una flessione (maggiormente contenuta rispetto agli anni precedenti) di circa 190 unità rispetto al 2021.

Nel 2022 il valore del mercato italiano ha visto una crescita del 2,0% su base annua (da 3,59 a 3,66 miliardi di euro) e una flessione del 7,4% da inizio 2018. Nel 2022 i ricavi editoriali e quelli da vendita di spazi pubblicitari rappresentavano rispettivamente il 36,5% ed il 29,7% dei ricavi complessivi. I primi hanno registrato una flessione del 6,1% su base annua, ma del 25,8% rispetto al 2018, complice anche la forte contrazione delle copie vendute in edicola o in abbonamento, mentre le risorse pubblicitarie hanno mostrato riduzioni di minore intensità (-2,6% su base annua e -12,5% rispetto ad inizio periodo).

Tra il 2018 ed il 2022 il margine netto (Ebit) dell’intero settore editoriale in rapporto ai ricavi è stato mediamente pari al +2,8% annuo. Con riferimento al 2022, rispetto all’esercizio precedente, il margine netto è passato dal +3,7% al +7,7%. Tale dinamica è determinata dall’aumento della marginalità netta di alcune imprese.

Il rapporto tra il risultato di esercizio ed il patrimonio netto, risulta lievemente positivo con riferimento all’intero periodo (+1,4%), ma dopo il netto miglioramento osservato tra il 2020 ed il 2021 (dal -5,9% a +6,3%) nel 2022 ha subìto una flessione, riducendosi al +4,8%.

Quanto al settore editoriale televisivo, i ricavi registrati nel 2022 dalle principali imprese analizzate ammontano a 7,6 miliardi di euro e hanno visto una flessione del 7,8% rispetto al 2021, riduzione che, con riferimento al 2018, quando le risorse complessive sfioravano i 9,2 miliardi di euro, è pari al 17,3%.

L’analisi non comprende, «in assenza di sufficienti informazioni economico-patrimoniali relative al mercato italiano nel periodo in esame», la componente, progressivamente sempre più rilevante, rappresentata dai principali protagonisti presenti nell’offerta di servizi video in streaming (tra cui, Netflix, Dazn, Prime Video, Disney+).

Tra il 2018 ed il 2022, gli addetti complessivi delle imprese analizzate risultano ridotti di circa 280 unità rispetto al 2018, attestandosi a poco meno di 21.000 addetti a fine 2022 (valore in flessione dello 0,9% rispetto ai livelli occupazionali del 2021).

Relativamente ai tre principali soggetti presenti sul mercato televisivo italiano (Rai, Mediaset e Sky Italia) nel periodo dal 2018 al 2022 i ricavi complessivi sono passati 8,13 a 6,74 miliardi di euro (-17,2%), con dinamiche differenti rispetto alle singole tipologie di ricavo: le risorse derivanti dal canone Rai risultano sostanzialmente stabili (annualmente intorno agli 1,8 miliardi), gli introiti da pubblicità nel 2022 segnano una riduzione delll’8,6% rispetto al 2018.

I ricavi pubblicitari della concessionaria pubblica mostrano nel 2022 una flessione del 5,8% su base annua, ma risultano leggermente superiori rispetto al 2018 (+1,8%); Mediaset, su base annua flette in misura più contenuta (-2,4%), ma registra una riduzione superiore (-8,3%) con riferimento ad inizio periodo.

Particolarmente penalizzata dalla concorrenza dello streaming è risultata la componente pay (-41,7%) passata nel periodo da quasi 3 a poco più di 1,7 miliardi di euro. Più in dettaglio, i ricavi di Sky si sono ridotti del 19,5% nel 2022 su base annua e di circa il 30% rispetto al 2018.

Tra il 2018 ed il 2022 il margine netto (Ebit) degli operatori televisivi considerati nell’analisi è risultato negativo per quasi 2 miliardi di euro (-4,7% dei ricavi), con il valore del 2022 in peggioramento rispetto a quanto registrato nel 2021 (-8,3% contro il -6,2%).

In rapporto al patrimonio netto il risultato di esercizio mostra un valore negativo (-5,9% in media) determinato dagli andamenti negativi degli ultimi tre esercizi contabili, con il valore dell’indicatore che nel 2022 è risultato peggiore rispetto al 2021 (-14,1% contro -10%).

Le diverse modalità di contabilizzazione della spesa in contenuti e diritti televisivi determinano valori assai differenziati tra gli operatori di settore considerati nell’analisi. Si stima, quindi, che la spesa complessiva per produzione di contenuti e acquisizione di diritti (contabilmente composta da investimenti e specifiche poste contabili registrate nei costi operativi) sia valutabile, nel 2022, in 3,2 miliardi di euro, valore in netta flessione (-0,7 miliardi di euro) rispetto al 2021, e pari al 42,4% dei ricavi aggregati (47,9% nel 2021).

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