In attesa che l’Agenzia delle Entrate consenta alle imprese di autotrasporto di recuperare una parte delle accise sui carburanti dei mezzi con massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate, anche i taxisti, gli autonoleggiatori con conducente (Ncc), i bus turistici, gli agenti di commercio, i piccoli trasportatori e i professionisti sono allo stremo per il caro carburante che, secondo l’Ufficio studi della Cgia, erode gran parte dei loro ormai magri guadagni falcidiatidalla crisi pandemica, prima, e quella economica innescata dalla guerra in Ucraina, ora, tanto da fare chiedere un tetto al prezzo del carburante.
Il prezzo dei carburanti “morde” specialmente sui cosiddetti “professionisti della strada” che, con il gasolio per autotrazione che in questi ultimi giorni ha superato i 2 euro al litro, lavorano in perdita. Se si tiene conto che per queste categorie il carburante incide per il 30% circa sui costi di gestione totali, a seguito di questi rincari il quadro generaleè drammaticamente peggiorato. Nell’ultimo anno il prezzo alla pompa del diesel è aumentato del 50%: senza alcun aiuto, questi operatori economici rischiano il fermo, come è stato costretto a farlo nelle settimane scorse il settore della pesca, sempre a causa del caro gasolio.
A preoccupare i “professionisti della strada” non è solo il caro carburante. A differenza dei colleghi europei, queste categorie dispongono di servizi inferiori e subiscono costi fissi superiori, ad iniziare da fortissimi limiti alla deducibilità dei veicoli non strumentali. Se in Olanda, in Germania e in buona parte della Spagna, ad esempio, le autostrade sono gratis, in Italia i pedaggi sono tra i più cari d’Europa. E quel che è peggio, si continua a perseverarenella politica del rinnovo delle concessioni scadute ai gestori privati, quando in Spagna, a concessioni esaurite, le autostrade divengono libere e senza pedaggio. Senza contare che l’Italia ha un deficit logistico/infrastrutturale spaventoso che, secondo il ministero delle Infrastrutture, costa al sistema economico del Paese 40 miliardi di euro all’anno.
Se nel decreto Aiuti approvato dal Consiglio dei Ministri il 18 marzo scorso oltre alla riduzione delle accise sono state introdotte anche delle misure specifiche per l’autotrasporto, queste ultime, sebbene non ancora esecutive, interesseranno marginalmente i piccoli padroncini, in particolar modo i monoveicolari. Se si tiene conto che solo poco più dell’8% degli autocarri immatricolati in Italia ha una massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate (pari a 346.482 autocarri), peso oltre il quale il proprietario beneficia di un parziale rimborso delle accise sul gasolio (pari a 214,18 euro ogni mille litri consumati), il rimanente 92% circa dei veicoli (3.908.524 autocarri) non gode di alcun sconto. Va ricordato che il credito di imposta per il rimborso parziale delle accise sui carburanti è previsto per legge anche per i taxisti e per i bus scolastici. Per gli autonoleggiatori con conducente, invece, questo beneficio è riconosciuto solo a coloro che hanno la licenza rilasciata da amministrazioni comunali dove non sono presenti i taxi. Il credito di imposta, infine, non è previsto per gli agenti di commercio e per i bus turistici. Tanto varrebbe semplificare tutta la burocrazia del caso, prevedendo un taglio generalizzato delle accise del gasolio, anche a vantaggio delle categorieprofessionali finora escluse.
A fronte dell’impennata dei prezzi dei carburanti registrata in questo ultimo anno, per la CGIA l’unica soluzione praticabile è quella di introdurre un tetto al prezzo del carburante temporaneo, cosa che, ovviamente, andrebbe fatta anche per il gas. Il decreto taglia accise che ha ridotto per legge di 25 centesimi al litro il prezzo dei carburanti alla pompa è stato ormai abbondantemente “neutralizzato”; i rincari, infatti, hanno ormai “incorporato” lo sconto. Tuttavia, questa misura che scade il prossimo 8 luglio va nuovamente prorogata e accompagnata dall’introduzione di un tetto al prezzo di benzina e diesel, almeno fino alla fine della prossima estate, anche per non penalizzare gli afflussi turistici dall’estero, che per oltre l’80% avvengono su auto.
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