La ristrutturazione degli immobili, in larga parte realizzati prima degli anni Settanta del secolo scorso, costituirebbe un notevole volano economico, oltre a consentire decisi miglioramenti energetici ed ambientali
Sono più di 2 milioni le case italiane in mediocre o pessimo stato di conservazione. Una situazione che penalizza anche l’efficientamento energetico degli edifici, oltre a gonfiare le bollette. Lo rivela un’analisi condotta da Confartigianato sullo stato dell’edilizia residenziale in tutta la penisola.
Dallo studio sono lasciati fuori gli edifici con destinazione d’uso differente, mentre rientrano case unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine in complessi residenziali e condomini o palazzine con negozi o sedi di attività economiche in genere a piano strada. La fotografia fornisce una buona immagine complessiva dello stato dell’edilizia italiana, visto che riguarda più di 12 milioni di case e cioè quasi l’85% degli edifici totali.
Il dato più evidente è che quasi un edificio su 5 è vecchio e in cattive condizioni. Per le abitazioni costruite prima del 1981 la percentuale sale al 21,1%, mentre la quota si riduce al 4,7% per gli edifici più recenti. Dati che vanno letti tenendo conto del loro peso specifico: i tre quarti degli edifici residenziali in Italia ha più di 35 anni. Inoltre, lo studio mette in luce differenze sensibili a seconda della regione presa in esame. In generale, la situazione è peggiore al sud con una mediocre realtà di edilizia abitativa diffusa in tutta l’area.
La maglia nera nella speciale classifica va alla Sicilia, dove ben il 26,8% del totale degli edifici residenziali versa in uno stato di conservazione giudicato pessimo. Appena meglio, ma sempre nelle ultime posizioni, Calabria e Basilicata, rispettivamente con quote del 26,2% e 22,3%. Tra le regioni più virtuose figurano invece a pari merito Umbria e Trentino Alto Adige con una percentuale del 10,7%, seguite dalla Toscana con l’11,5%. Nessuna eccezione nemmeno se si prendono in esame le singole province. Anche in questo caso i fanalini di coda sono quelle meridionali di Vibo Valentia, con il 31,4% di case in cattivo stato, poi Reggio Calabria (31,3%) e Catanzaro (25,8%). In parallelo, il centro-nord primeggia con Prato (8,2%), Bolzano e Siena (8,5%).
I dati di Confartigianato spiegano quanto la situazione dell’edilizia residenziale influisca – gonfiandola – sulla bolletta energeticadelle case. La rilevazione ricorda che il comparto residenziale determina il 28,8% dei consumi finali di energia del Paese. Una percentuale che supera sia quella dei trasporti su strada (27,7%), sia quella dell’industria (22,7%). Con pochi e semplici interventi, si può ridurre drasticamente i consumi energetici degli edifici, a tutto vantaggio delle bollette e anche delle emissioni inquinanti che, specie in inverno, raggiungono livelli estremamente preoccupanti per la salute pubblica.
Come è possibile tamponare la situazione? Una possibilità sono i bonus fiscali per le ristrutturazioni e il risparmio energetico previsti nella legge di Stabilità. «E’ indispensabile – sottolinea Arnaldo Redaelli, presidente di Confartigianato Edilizia – rendere stabili e permanenti, nella misura indicata nella legge di Stabilità 2016, gli incentivi fiscali che consentono di raggiungere più obiettivi: riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio ed efficientamento energetico e difesa dell’ambiente, rilancio delle imprese delle costruzioni, emersione di attività irregolari».