Calano gli impieghi al settore privato al ritmo di mezzo miliardo al mese. Prestiti ad aziende giù di 16 miliardi in 12 mesi. Pucci: «accelerare sulla “bad bank” per aiutare gli istituti a smaltire le partite deteriorate sui bilanci»
Tornano a crescere le sofferenze delle banche italiane: le rate non pagate da famiglie e imprese sono salite di 2 miliardi di euro nell’ultimo anno arrivando a quota 202 miliardi con un incremento superiore all’1%. Sono cresciuti di quasi 2 miliardi i finanziamenti non ripagati dalle imprese, arrivati a sfiorare quota 144 miliardi, e di 244 milioni quelli delle famiglie che in totale ammontano a quasi 38 miliardi. Il rapporto tra sofferenze e prestiti è salito dal 14,18% al 14,39%.
Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale non si ferma il “credit crunch” per le aziende italiane: i prestiti delle banche alle imprese, nel corso dell’ultimo anno, sono calati di quasi 17 miliardi di euro (-2%) nonostante l’aumento di oltre 12 miliardi dei finanziamenti a medio termine.
A pesare sul calo è la diminuzione di oltre 15 miliardi dei finanziamenti a breve e di 13 miliardi di quelli di lungo periodo. In aumento di 10 miliardi, invece, i prestiti alle famiglie, spinti dal credito al consumo (+8 miliardi) e dai mutui (+9 miliardi), comparti che hanno compensato la riduzione di 7 miliardi dei prestiti personali. In totale, lo stock di impieghi al settore privato è diminuito di 6 miliardi, passando da 1.410 miliardi a 1.404 miliardi. Mezzo miliardo al mese in meno ad aziende e cittadini.
Quanto al credito, nel dettaglio, è calato di 16,3 miliardi (-2,07%) lo stock di finanziamenti alle imprese passati da 789,8 miliardi a 773,4 miliardi: nel dettaglio, sono calati di 15,2 miliardi (-5,50%) da 276,5 miliardi a 261,3 miliardi i crediti a breve termine (fino a 1 anno); giù di 13,1 miliardi (-3,63%) i prestiti di lunga durata (oltre 5 anni) scesi da 362,4 miliardi a 349,2 miliardi; sono invece cresciuti di 12,03 miliardi (+7,89%) i finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) passati da 150,8 miliardi a 162,8 miliardi.
Risultano complessivamente in aumento di 10,08 miliardi (+1,62%) i prestiti alle famiglie, passati da 621,02 miliardi a 631,1 miliardi: in particolare, è salito di 7,9 miliardi (+9,48%) il credito al consumo (denaro concesso per acquistare elettrodomestici, automobili, televisori e smartphone) passato da 83,6 miliardi a 91,6 miliardi; in aumento anche i mutui di 8,9 miliardi (+2,47%), saliti da 363,5 miliardi a 372,5 miliardi; in calo, invece, i prestiti personali, scesi di 8,9 miliardi (-2,47%) da 173,7 miliardi a 166,9 miliardi.
«Lo stock di crediti marci sui bilanci delle banche è un ostacolo all’erogazione di nuovi finanziamenti all’economia reale. Recentemente il ministro Padoan è tornato a parlare di “bad bank” per agevolare lo smaltimento delle partite deteriorate. Siamo stati sempre favorevoli a questo tipo di intervento, che non aiuta solo gli istituti di credito, ma è opportuno accelerare» afferma il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.