I saldi estivi 2024 saranno freddi, con un andamento atteso tra la stagnazione e il calo secondo l’analisi fatta da Confimprese, che auspica una regolamentazione unitaria della materia sia tra le diverse regioni che, soprattutto, tra i vari canali di vendita, coinvolgendo specialmente quello digitale.
I saldi estivi partiranno in tutte le regioni il 6 luglio, tranne in Trentino Alto Adige che ha optato per una regolamentazione differente, che prevede per l’Alto Adige la partenza dal 19 luglio al 16 agosto, anche se nei comuni turistici avranno durata diversa dal 17 agosto al 14 settembre. Il Trentino ha liberalizzato le vendite a saldo con una comunicazione preventiva di 15 giorni per una durata massima di 60 giorni e un’interruzione tra l’una e l’altra di 30 giorni.
L’analisi semestrale del Centro studi Confimprese sui saldi estivi e invernali prevede una crescita moderata solo per gli estivi dell’1% in linea con le aspettative del totale anno. Tuttavia, il 40% del campione si aspetta cali compresi tra lo 0 e il -10%. Nelle rilevazioni, oltre ad abbigliamento-accessori, su cui si concentrano i consumatori duranti i saldi, sono comprese anche merceologie varie che beneficiano dei flussi creati dai saldi.
Le aspettative del settore del commercio al dettaglio non sono confortanti e mostrano un atteggiamento di tiepida attesa per l’avvio dei saldi, anche alla luce dell’andamento dei consumi, che nel progressivo anno gennaio-maggio 2024 ha registrato un -0,8% sullo stesso periodo 2023. Si conferma, dunque, l’andamento di debolezza dei consumi registrato da inizio anno. L’analisi Confimprese evidenzia un clima di incertezza da parte delle aziende associate unito al ridotto potere di acquisto dei consumatori che continua a orientare scelte di riduzione degli atti di acquisto e degli scontrini medi tramite la ricerca della convenienza.
«Siamo soddisfatti che quest’anno i saldi in tutta Italia partano lo stesso giorno, tranne il Trentino Alto Adige – riflette Mario Resca, presidente Confimprese –. Permangono, tuttavia, molte perplessità sull’impianto normativo che regola il commercio e ribadiamo con forza la necessità di riequilibrare il mercato tra on e offline. Il mondo del commercio, però, è profondamente cambiato e la riforma del settore è urgente, non è pensabile richiamare e adottare decreti del 1998 o 2001 per le vendite online, quando tale canale era sconosciuto ai più. Non solo ma, a causa dell’autonomia normativa delle regioni in materia di commercio, l’Italia applica in modo non uniforme la disciplina dei saldi: ad esempio, non si comprende per quale ragione la durata dei saldi può risultare diversa tra regioni limitrofe, creando irragionevoli disparità nelle dinamiche di vendita».
Inoltre, con il recepimento della Direttiva europea “Omnibus” che tutela il consumatore, non ha più senso porre divieti alle vendite promozionali antecedenti i saldi. Alcune regioni come Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Basilicata vietano le vendite promozionali nei 30 giorni antecedenti i saldi, mentre altre, come Puglia e Calabria, si limitano a 15 giorni, quando Campania, Liguria e Sardegna arrivano fino a 40 giorni.
«E i saldi online sulla base di quale disciplina – europea, nazionale o regionale – devono essere disciplinati – si domanda Resca -: sulla normativa regionale dove ha sede la società, come paiono ritenere alcune regioni? Questa confusione e disparità non può che disorientare il consumatore a danno del settore».
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