Il risparmio italiano poggia su un tesoretto da oltre 1.500 miliardi di liquidità fermi nei conti correnti di cittadini ed imprese. Un capitale dormiente che, se sbloccato, ha le potenzialità per dare slancio all’economia del Paese, soprattutto se veicolato all’interno di strumenti finanziari rivolti ad attività nazionali.
Questa la visione condivisa dei partecipanti alla quindicesima edizione del Salone del Risparmio. «Abbiamo un bel lavoro da fare: da un lato dobbiamo riorientare le masse già gestite e dall’altro portare in gestione le masse ferme, soggette all’inflazione» ha spiegato Maria Luisa Gota, neo presidente di Assogestioni.
Il 2024 si è chiuso in positivo per il settore, con 33 miliardi di raccolta netta e un patrimonio pari a 2.500 miliardi. «Numeri positivi, certo, ma che devono essere interpretati», ha sottolineato Gota secondo cui si conferma «l’eccesso di prudenza dell’investitore tipo italiano», che investe soprattutto in obbligazioni e meno in capitale di rischio.
Un invito all’azione colto anche dai rappresentanti delle istituzioni presenti al Salone. Lo scenario attuale del risparmio italiano «deve suscitare determinazione a trovare risposte adeguate a invertire molti trend del sistema finanziario europeo», ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Tra questi, «il continuo delisting dalla Borsa, il deflusso di capitali verso altre giurisdizioni estere, il sottodimensionamento mercati azionari e anche ritardo nel venture capital – ha aggiunto Giorgetti -. E’ necessario rafforzare la solidità della finanza pubblica, tenere in ordine i conti degli italiani è in fondo la prima e più basilare forma di gestione del risparmio perché è associata inevitabilmente al concetto di fiducia nei confronti del sistema».
Canalizzare il risparmio italiano verso gli investimenti nel sistema-Paese è la strada giusta anche per il sottosegretario al Mef, Federico Freni: «se riusciamo a far fruttare il nostro risparmio canalizzandolo in investimenti nel sistema Paese, riusciremo a far crescere il Paese. Il governo non può e non vuole imporre investimenti, ma vuole creare un ecosistema perché gli investimenti siano vantaggiosi per il Paese», ha evidenziato il sottosegretario spiegando che l’esecutivo è al lavoro non solo per far rimanere in Borsa le società quotate «a condizioni migliori», ma anche per supportare le imprese, in particolare le Pmi, che vogliono quotarsi. «Serve migliorare standard e su questo nella riforma del Tuf ci sarà sicuramente un regime normativo speciale per le società che accedono per la prima volta al mercato dei capitali», ha chiarito Freni.
Non solo risparmiatori-investitori italiani: per dare ulteriore spinta al sistema finanziario ben vengano dei campioni europei in grado di competere con la forte concorrenza dei fondi internazionali, in particolare statunitensi. «Se guardiamo ai primi 20 asset manager a livello globale, 14 sono statunitensi e gestiscono l’80% delle masse – sottolinea Gota -. Creare campioni europei potrebbe essere una buona idea», secondo cui i fenomeni di aggregazione «sono quasi una medicina che la nostra industria prima o poi deve prendere». Per questo «serve meno frammentarietà in Europa a livello di normativa, di vigilanza e forse anche a livello di mentalità» ha concluso la presidente di Assogestioni.
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