A Roma (e anche nelle altre realtà urbane grandi e medie) mancano i taxi e in alcuni casi questo dipende anche delle cooperative di tassisti che esercitano il servizio che non permettono ai loro associati di rispondere alle chiamate provenienti da tutti gli intermediari. Un comportamento che contrasta con le direttive dell’Antitrust del 2018, come è accaduto con Radiotaxi 3570.
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha multato Radiotaxi 3570, cooperativa romana di tassisti, per 140.000 euro per non essersi adeguata. Si tratta della seconda inottemperanza per Radiotaxi 3570 che, secondo l’Antitrust, «non si è impegnata a riconoscere ai tassisti soci la possibilità di accettare, nei momenti in cui ci sia capacità produttiva eccedente, le chiamate provenienti da piattaforme terze, senza l’intermediazione obbligata della piattaforma proprietaria ItTaxi».
I tassisti di Radiotaxi 3570, terminate le corse richieste dalla cooperativa, non avrebbero potuto lavorare liberamente per tutti gli altri intermediari, ma solo per le piattaforme che avevano sottoscritto un accordo con la piattaforma ItTaxi. In questo modo sarebbe stata la cooperativa a scegliere le piattaforme per le quali i tassisti avrebbero potuto operare, definendone anche le condizioni economiche.
Secondo l’Antitrust, invece, dovrebbero invece essere i singoli tassisti a individuare direttamente gli intermediari a cui offrire il proprio lavoro eccedente. Questo meccanismo, secondo l’Antitrust, determinava una sorta di monopolio, chiudendo il mercato alle altre piattaforme concorrenti.
Il presidente della cooperativa Radiotaxi 3570, Loreno Bittarelli, ha commentato la sanzione definendola «sproporzionata e aggressiva», una decisione ideologica che «vuole ostacolare la libertà di scelta dei tassisti del 3570 di svolgere la loro attività in forma associata» ed ha annunciato, per questo, che farà ricorso.
Sulla stessa linea le altre organizzazioni dei tassisti: per Claudio Giudici, presidente nazionale Uritaxi, «sarebbe come dire che una casa, non utilizzando ogni ora tutti i 3 kW/h di energia elettrica prevista, debba cedere la parte eccedente a terzi». Il coordinatore nazionale di Unica Taxi Cgil, Nicola Di Giacobbe, sostiene che l’intervento dell’Antitrust rischia di «favorire le multinazionali e il caporalato tecnologico».
La sanzione soddisfa invece le associazioni dei consumatori. Secondo il Codacons, la multa «conferma le troppe anomalie nel settore dei taxi a Roma», ma fa notare che «mentre l’Antitrust sanziona le cooperative dei taxi, il comune le premia regalando loro pesanti aumenti dei prezzi delle corse», riferendosi al nuovo tariffario approvato il mese scorso dall’amministrazione della capitale.
Anche l’Unione nazionale consumatori si è detta soddisfatta della decisione, anche se, fa notare il presidente Massimiliano Dona, «è evidente che le tempistiche sono troppo lunghe. Dal 2018 al 2024 sono passati ben 6 anni. Una giustizia troppo lenta finisce per perdere di efficacia e non garantisce ai consumatori la giusta tutela dei loro diritti».
Ma come accade in Italia, troppo spesso, chi presidia un determinato mercato vincolato, come è quello del trasporto pubblico dei taxi, vede come la peste ogni tentativo di allargare le maglie dell’offerta, soprattutto quando accade che il servizio sia decisamente inadeguato alla domanda.
Ormai nelle grandi e medie realtà urbane, sarebbe necessario aumentare decisamente il numero dei taxi in servizio evitando quelle situazioni indegne di attese di decine di minuti se non di ore per fare una corsa con l’auto pubblica. Per sorvolare sul fatto che troppi operatori non conoscono – per usare un eufemismo – l’utilizzo della moneta elettronica e del rilascio della fattura, contribuendo così a creare una giungla della redditività del settore, con medie profondamente inattendibili.
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