Produzione industriale italiana: a settembre nuovo calo (-4%)

Automotive e tessile zavorrano la manifattura nazionale e il Pil. Ventesimo mese consecutivo di calo.

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Produzione industriale italiana Economia manifatturiera Eurozona entra in recessione tecnica inflazione

La produzione industriale italiana continua ad inanellare segni negativi anche a settembre, -4%, trainata in basso per il ventesimo mese consecutivo dall’andamento dei principali settori manufatturieri nazionali, l’automotive e il tessile.

L’andamento negativo interessa diversi settori, ma a fare peggio sono ancora auto e moda, con cali che raggiungono le due cifre. In uno scenario, quello presentato dai dati Istat, che spinge a fare i conti con una crisi non passeggera, che interessa anche altre realtà europee. Spunti positivi arrivano invece dalle vendite al dettaglio, mentre l’attenzione resta puntata sulla crescita economica.

A settembre, la produzione industriale italiana cala dello 0,4% rispetto ad agosto e scende del 4% rispetto al 2023. Questa contrazione «si accentua», segnala l’Istat, e dura da ben venti mesi: bisogna andare indietro fino a gennaio 2023 per trovare il segno positivo, dopo una serie di meno. Anche il terzo trimestre 2024 chiude negativo, con la produzione industriale italiana che diminuisce dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. Nel confronto annuo, si vede che tutti i comparti, compresi i beni di consumo, sono negativi. E tra i settori, aumenta la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,9%) e di computer e prodotti di elettronica (+1,9%), mentre crollano la fabbricazione di mezzi di trasporto (-15,4%) e l’attività delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-10,7%).

Se per l’Italia la macchina produttiva va male, l’ex locomotiva Germania fa anche peggio, con la produzione calata a settembre del 4,6% rispetto allo stesso mese del 2023 e del 2,5% rispetto ad agosto. Non sfugge neanche la Francia (rispettivamente -0,6% e -0,9%). Una dinamica riflessa sugli scambi commerciali, mentre pende il rischio di dazi Usa sulle importazioni che potrebbero avere riflessi tra i 4 e i 7 miliardi di euro di mancato export nazionale verso gli States.

Nel terzo trimestre 2024, il Pil italiano è rimasto stazionario rispetto ai tre mesi precedenti. L’attività economica italiana «ha rallentato rispetto alla prima metà dell’anno, segnando un risultato peggiore rispetto ai principali partner europei e alla media dell’area euro (+0,4%)» evidenza l’Istat, con la leggera ripresa della Germania, l’accelerazione della Francia e il dinamismo della Spagna. Ed è proprio sugli ultimi dati della crescita italiana che richiama «attenzione perché non sono completamente incoraggianti» il commissario europeo uscente agli Affari economici, Paolo Gentiloni, invitando il governo Meloni alla “messa a terra” delle risorse del Pnrr, decine di miliardi che vengono utilizzate al rallentatore.

L’intera economia internazionale, che pure «mostra una crescita stabile», è tuttavia caratterizzata «da elevata incertezza e rischi al ribasso» legati alle tensioni geo-economiche, avverte l’Istat. Intanto, di fronte al crollo della produzione industriale italiana, consumatori e imprese non nascondono l’acuirsi dei timori. L’Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) sottolinea che la produzione automotive registra una flessione a doppia cifra per il settimo mese consecutivo (-30% annuo) e che ancor di più desta «forte preoccupazione» il taglio di 4,6 miliardi al fondo nella legge di bilancio 2025. Anche se il ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha specificato che il taglio riguarda il fondo destinato alla sovvenzione degli acquisti di auto elettriche e ibride da parte dei consumatorifinalmente! – e non al sostengo degli investimenti dei produttori. Sempre che decidano di produrre in Italia.

Sul fronte delle vendite al dettaglio, l’Istat certifica a settembre, dopo il calo di agosto, una crescita mensile sia in valore sia in volume (+1,2%), con l’aumento, sopra la media, per i beni alimentari. Su base annua, la crescita è dello 0,7% in valore e dello 0,3% in volume. Parla di «spunti di vivacità» Confcommercio anche se è necessario attendere i prossimi mesi «per comprendere se si tratti di un punto di svolta» nei consumi delle famiglie. Per fare gli acquisti continuano comunque a crescere la grande distribuzione e il commercio online e a calare i negozi. E’ «ormai una crisi strutturale per gli esercizi di vicinato», ammonisce Confesercenti.

 

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