Produzione industriale a febbraio 2025 ancora giù

Affonda l'auto, con la manifattura che centra il 25esimo calo consecutivo.

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Produzione industriale italiana Economia manifatturiera Eurozona entra in recessione tecnica inflazione

Affonda l’auto, con la manifattura che centra il 25esimo calo consecutivo.

Una crisi nera e duratura da ben 25 mesi consecutivi per la produzione industriale italiana che inanella una serie di segni negativi. Uno scenario fosco, che peraltro non sconta ancora l’incertezza dei dazi Usa.

I dati della produzione industriale sono negativi per quasi tutti i settori, ma a fare peggio restano gli autoveicoli e il tessile. A febbraio, stima l’Istat, la produzione industriale diminuisce dello 0,9% rispetto al mese prima. E su base annua scende del 2,7%, certificando la lunga fase di flessione che va avanti da febbraio 2023.

La dinamica è negativa per tutti i principali raggruppamenti di industrie, con l’eccezione dell’energia. Pochi i settori che si salvano. Gli unici che presentano incrementi annui sono la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+19,4%), l’industria del legno, della carta e stampa (+3,4%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+1,6%).

In tutti gli altri si registra un calo e le flessioni più ampie riguardano ancora la fabbricazione di mezzi di trasporto (-14,1%), le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,9%) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,0%). Se si guarda ai dati scorporati si conferma il tonfo dell’auto: la produzione di autoveicoli – che comprende autovetture, la parte prevalente, autobus, autocarri, camper, motori per autoveicoli e autogru – a febbraio registra un -33,5% annuo, mentre rimbalza del 18,1% rispetto a gennaio. Ma non basta per recuperare.

La produzione industriale paga il mancato decollo del pianoTransizione 5.0” che metteva a disposizione circa 6,5 miliardi di euro di cui poco più di 500 milioni sono stati utilizzati dalle imprese a causa dell’eccessivo carico burocratico gravante sui richiedenti. Sul settore specifico dell’auto, oltre alle difficoltà connesse con la mancanza di chiarezza delle strategie europee, pesa il cambio di regole sulla deducibilità fiscale delle auto aziendali assegnate ai dipendenti che ha frenato le immatricolazioni specie del canale autonoleggio e il trentennale deficit di deducibilità fiscale dell’auto aziendale italiana, cosa che impedisce all’Italia di allinearsi alla media europea dove oltre il 60% delle nuove immatricolazioni è fatto dalle aziende e assicura sostituzioni del parco circolante ogni 4 anni invece che oltre 14 come per i privati.

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