La stima completa dei conti economici trimestrali elaborata dall’Istat conferma che nel primo trimestre il Pil è cresciuto in termini congiunturali dello 0,3%, in leggera decelerazione rispetto al quarto del 2017; l’incremento tendenziale è dell’1,4%, anch’esso in rallentamento.
La crescita del Pil è stata trainata dalla domanda interna (incluse le scorte) mentre quella estera ha fornito un ampio contributo negativo (-0,4 punti percentuali) derivante da un calo delle esportazioni ben più marcato di quello delle importazioni. Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato positivo per 0,3 punti e quello degli investimenti negativo per 0,2, mentre un ampio contributo positivo (+0,7 punti) è venuto dalla variazione delle scorte.
Il primo trimestre del 2018 ha avuto tre giornate lavorative in più del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al primo trimestre del 2017. La variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,8%.
Rispetto al trimestre precedente, i consumi finali nazionali registrano un aumento dello 0,3%, mentre gli investimenti segnano una diminuzione dell’1,4%. Dal lato degli scambi con l’estero, le esportazioni sono diminuite del 2,1% e le importazioni dello 0,9%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha registrato un contributo nullo alla crescita del Pil, con un contributo positivo di 0,3 punti percentuali dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private, nullo della spesa delle amministrazioni pubbliche e negativo (-0,2 punti) degli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha contribuito positivamente per 0,7 punti percentuali, a fronte di un apporto negativo della domanda estera netta di 0,4 punti percentuali.
In termini di dinamica del valore aggiunto si registrano andamenti congiunturali positivi dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+4,6%) e nell’insieme dei servizi (+0,3%) mentre l’industria segna una piccola diminuzione (-0,1%).
Nel contesto internazionale, nel primo trimestre, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,5% negli Stati Uniti, dello 0,2% in Francia, dello 0,3% in Germania, dello 0,1% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,8% negli Stati Uniti, del 2,3% in Germania, del 2,2% in Francia e dell’1,2% nel Regno Unito. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e del 2,5% nel confronto con il primo trimestre del 2017.
Dal lato della domanda, le esportazioni di beni e servizi sono diminuite in termini congiunturali del 2,1%, gli investimenti fissi lordi dell’1,4% mentre i consumi finali nazionali sono cresciuti dello 0,3%. Le importazioni sono diminuite dello 0,9%. Nell’ambito dei consumi finali, la spesa delle famiglie residenti e delle ISP è aumentata dello 0,4%, quella delle AP è rimasta stazionaria.
La diminuzione degli investimenti è stata determinata dalla spesa per abitazioni che ha registrato un calo dello 0,1%, dagli impianti, macchinari e armamenti diminuiti del 2,9% (con la componente di mezzi di trasporto cresciuta del 3,7%), dagli investimenti in risorse biologiche coltivate e da quelli in prodotti di proprietà intellettuale, scesi entrambi dell’1,3%. Sono risultati stazionari gli investimenti in fabbricati non residenziali e altre opere.
La spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato un aumento in termini congiunturali dello 0,3%. In particolare gli acquisti di beni durevoli sono aumentati dello 0,1% e quelli dei beni semidurevoli del 2,9%. Sia i consumi di beni non durevoli sia quelli dei servizi sono risultati stazionari.
Nel primo trimestre si registrano andamenti congiunturali positivi del valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca e dei servizi, con incrementi, rispettivamente, del 4,6% e dello 0,3%. La variazione è stata lievemente negativa (-0,1%) nell’industria in senso stretto e nulla nelle costruzioni. Nell’ambito dei servizi si registra una crescita dello 0,7% nel commercio, riparazione di veicoli, trasporto, magazzinaggio, alloggio e ristorazione, dello 0,4% nelle attività immobiliari, dello 0,7% nelle attività professionali, dello 0,3% nelle amministrazioni pubbliche, difesa, istruzione e sanità e dello 0,5% nelle attività artistiche, di intrattenimento e degli altri servizi. Per contro, i comparti di informazione e comunicazioni e delle attività finanziarie e assicurative hanno registrato diminuzioni, rispettivamente dello 0,6% e del 2,2%.
Nel primo trimestre del 2018 le ore lavorate hanno registrato una diminuzione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Questo risultato è dovuto a cali dello 0,3% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, dello 0,4% nell’industria in senso stretto e del 3,5% nelle costruzioni mentre per i servizi si registra un aumento dello 0,2%. Le unità di lavoro hanno registrato nel complesso una variazione nulla, con aumenti in agricoltura, silvicoltura e pesca (+0,2%) e nei servizi (+0,1%), a fronte di un calo dell’1,8% per le costruzioni e dello 0,2% nell’industria in senso stretto. Riguardo ai redditi da lavoro dipendente pro-capite la crescita congiunturale è risultata nulla per l’insieme dell’economia. A livello settoriale si registra un aumento in agricoltura, silvicoltura pari a 0,8%, nelle costruzioni pari a 0,2% e nei servizi per lo 0,4%. L’industria in senso stretto ha registrato una variazione congiunturale nulla.
Questi dati costituiscono il banco di prova per il nuovo governo Conte-Salvini-Di Maio, visto che con una tendenza al ribasso della crescita dell’economia nazionale e degli investimenti privati c’è il rischio che il Paese rallenti a riconcorsa appena iniziata. Una rincorsa che risulta praticamente dimezzata rispetto alla media europea. Con un Pil in crescita stentata sarà oltremodo difficile attuare anche i capisaldi del programma di governo della nuova maggioranza, ad iniziare dal taglio delle tasse, la riduzione del debito pubblico e la riforma Fornero, mentre il reddito di cittadinanza, oltre che disincentivante, finirebbe per ingrossare ulteriormente le già ampie sacche di assistenzialismo presenti in Italia.