Dopo anni di intensa attività, finalmente il Parlamento europeo ha approvato nella notte il “Pacchetto mobilità”, norme che accolgono alcune delle proposte avanzate da Conftrasporto–Confcommercio, sulle quali la Confederazione nazionale dei trasporti e della logistica ha lavorato per molto tempo.
«Ringrazio tutte forze politiche che hanno sostenuto unanimemente le proposte di Conftrasporto -, esordisce il vicepresidente Paolo Uggè -. Le nuove norme del “Pacchetto mobilità” dovrebbero dare una risposta al tema dei viaggi a vuoto degli autisti e delle differenze esistenti sul piano del costo del lavoro, disparità che hanno generato il pesantissimo fenomeno del dumping sociale. Il pacchetto appena varato dovrebbe quindi limitare gli episodi di concorrenza sleale che vengono messi in atto nei confronti delle imprese italiane, e finalmente dirigere il mercato verso un regime di concorrenza leale tra i diversi Paesi dell’Unione».
Le nuove norme del “Pacchetto mobilità” riguardano principalmente l’armonizzazione dei salari, la flessibilità degli orari dei conducenti, prevedendo più riposi, e il rispetto delle regole fondamentali della concorrenza. Per quanto riguarda gli autisti, cambierà quanto previsto in precedenza per il loro distacco trans-nazionale e sui tempi di guida e di riposo. Le aziende di autotrasporto dovranno organizzare i viaggi in modo che gli autisti nel trasporto internazionale di merci possano tornare a casa a intervalli regolari (ogni tre o quattro settimane a seconda dell’orario di lavoro). Il riposo settimanale regolare non potrà essere svolto nella cabina del camion in tutto il territorio comunitario e a certe condizioni l’azienda dovrà pagare le spese di alloggio dell’autista.
«Ora diventa indispensabile proseguire il lavoro iniziato, con l’obiettivo di connettere il sistema logistico italiano al resto d’Europa. Ciò può avvenire solo se alcuni Paesi dell’Unione, a cominciare dall’Austria, smettono di ostacolare gli altri con divieti pretestuosi, come quello ambiente, che sta mettendo in croce da anni non solo il sistema italiano del trasporto su strada, ma tutta l’economia del Paese in generale», conclude Uggè.
Intanto, dalla Federazione autotrasportatori italiani (Fai) del Friuli Venezia Giulia sale la protesta: «la Regione Friuli Venezia Giulia, anche in virtù della potestà normativa primaria in alcune materie di interesse dell’autotrasporto, intervenga tempestivamente per proteggere e sviluppare un settore economico strategico per l’economia regionale».
Nei giorni scorsi la Fai nazionale ha incontrato Matteo Salvini e ha presentato «un documento, “Riconnettere l’Italia”, in cui si evidenziano alcune misure prioritarie per il settore trasporto merci su gomma» come «gli investimenti in nuove opere, la manutenzione della rete stradale esistente, il sostegno immediato alle imprese e ai propri lavoratori, il miglioramento della sicurezza dei trasporti e la promozione di in mercato più equo e competitivo».
All’incontro ha preso parte anche Marzia Venturini, presidente di Fai Fvg, che ha sottolineato «le problematiche locali che riguardano le imprese di autotrasporto merci», come «l’aggressività delle imprese di oltre confine con costi di esercizio minori a quelle del Friuli Venezia Giulia, i rallentamenti operativi che subiscono gli autotrasportatori nel Porto di Trieste rispetto a quello di Capodistria, il non ottimale funzionamento delle motorizzazioni regionali che si traduce in una perdita di competitività per le imprese e i problemi nella viabilità locale derivanti dall’introduzione di divieti di circolazione non sempre motivati».
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