Nuova imprenditorialità, ormai è affare degli stranieri, o quasi

Negli ultimi 10 anni, secondo la Cgia, ad aprire le imprese sono persone nate all’estero (+133.734), mentre quelle con a capo un italiano sono in calo (-222.241).

0
34
Nuova imprenditorialità

La nuova imprenditorialità in Italia pare essere ormai questione per solo stranieri. O quasi. Negli ultimi 10 anni le imprese attive guidate da titolari nati all’estero sono aumentate del 29,5% (in valore assoluto pari a +133.734), quelle in cui a capo c’è un italiano, invece, sono scese del 4,7% (-222.241). Delle 5.097.617 aziende attive presenti in Italia, secondo l’Ufficio studi della CGIA, ben 586.584 (pari all’11,5% del totale nazionale) sono a conduzione straniera.

L’andamento demografico registrato in questi ultimi anni in Italia ha sicuramente condizionato i risultati relativi alla nuova imprenditorialità. Tuttavia, tra tasse, burocrazia, caro-bollette, costo degli affitti e un senso perenne di precarietà che attanaglia la vita di tantissime partite Iva hanno smorzato in molti italiani la voglia di affermarsi nel mondo del lavoro attraverso l’autoimprenditorialità. Occasione, invece, che gli stranieri non si stanno lasciando scappare. Basta girare per le città per accorgersi che ormai diversi bazar, parecchi banchi dei mercati rionali, tanti negozi di alimentari, molte botteghe di frutta/verdura, altrettanti bar e ristoranti sono a conduzione straniera. Ma anche nei cantieri edili e in alcuni settori manifatturieri la presenza degli stranieri è sempre più diffusa. Non solo tra i dipendenti, ma anche tra i titolari d’azienda.

Nell’ultimo decennio (2013-2023), nelle 105 province d’Italia monitorate, solo 7 hanno visto aumentare in termini assoluti il numero degli imprenditori italiani rispetto a quelli stranieri. Le realtà geografiche in cui gli stranieri con partita Iva sono cresciuti meno dei colleghi italiani sono tutte ubicate nel Mezzogiorno: Catania, Messina, Cosenza, Siracusa, Nuoro, Vibo Valentia e Palermo

Il fenomeno è molto articolato e complesso e si presta a diverse letture. Diversi esperti sostengono che in alcuni comparti stia avvenendo un “effetto sostituzione”: le imprese straniere starebbero rimpiazzando quelle autoctone. Altri segnalano che gli immigrati presentano una forte propensione ad aprire la partita Iva perché ritengono più dignitoso lavorare in qualità di autonomi, anziché come dipendenti.

In linea generale, comunque, si può riportare due considerazioni oggettive. La prima, positiva: chi apre un’attività imprenditoriale dimostra di aver attivato un percorso di inclusione importante, perché è stato costretto a rapportarsi con alcune istituzioni pubbliche, eventualmente con un istituto di credito a cui è stato chiesto un prestito, periodicamente con il commercialista e una volta iniziata l’attività con i propri fornitori. Insomma, queste persone diventano parte attiva del sistema economico nazionale. La seconda, negativa: non sarebbero trascurabili le attività economiche a guida straniera avviate per “coprireoperazioni di evasione e commercializzazione su larga scala di merce contraffatta. Creando non pochi problemi anche di concorrenza sleale nei confronti delle imprese italiane dello stesso settore. Fenomeni, questi ultimi, che le forze dell’ordine devono continuare a monitorare con maggiore attenzione.

Il commercio e l’edilizia sono i due settori economici dove si trova il maggior numero di imprenditori stranieri. Nel primo sono quasi 195.000, nel secondo 156.000. Se nel primo caso costituiscono il 15,2% del totale di tutte le attività presenti in questo settore, nel secondo si arriva fino al 20,6%. Le quasi 351.000 attività di questi due settori incidono per il 60% sul totale delle imprese stranieri presenti in Italia. Il terzo settore più interessato dagli imprenditori stranieri è l’alloggio ristorazione con 50.210 unità (12,7% del totale nazionale).

In riferimento alla nazionalità, gli imprenditori stranieri maggiormente presenti in Italia sono i romeni: essi ammontano a 78.258 persone. Seguono i cinesi con 78.114, i marocchini con 66.386 e gli albanesi con 61.586. Rispetto a 10 anni fa, la percentuale di crescita più sostenuta ha interessato i moldavi con il +127%. Seguono i pakistani con +107% e gli ucraini con il +91%.

 

Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie di “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata. 

Telegram

https://t.me/diarioditalia

Linkedin

https://www.linkedin.com/company/diarioditalia

Facebook

https://www.facebook.com/diarioditalia

© Riproduzione Riservata