Mercato dell’auto: il 2017 riaggancia i valori del 2010 con 1.970.497 vetture immatricolate

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Buone prospettive per il 2018, anche se il 2017 è stato “gonfiato” dalle promozioni e dalle “chilometri zero”. Rimane il nodo dell’eccesso di peso fiscale gravante sul settore, specie per l’auto aziendale

autoparco importatori 2Secondo i dati diffusi dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, le auto nuove vendute in Italia nel 2017 sono state 1.970.497 con un aumento complessivo delle vendite del 7,9%; nel mese di dicembre, si registra invece un calo del 3,2% con 121.100 immatricolazioni contro le 125.062 del dicembre 2016. Sia il mese di dicembre che l’anno solare fanno contare due giorni lavorativi in meno. Con la chiusura dell’anno, quindi, si fermano a 48 i mesi consecutivi di crescita (a eccezione di maggio 2014 e aprile 2017).

«Il 2017 – ha dichiarato Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere attive in Italia – si è finalmente riallineato al reale potenziale del mercato italiano, anche se con nuove declinazioni nella composizione del mix canali di vendita. Il 2018 eredita il problema della qualità del nostro parco circolante, molto grande e molto vecchio (età media 10,5 anni) sul quale è necessario che i decisori locali, subito, e poi il rinnovato esecutivo nazionale agiscano con determinazione per assicurare la raggiungibilità dei target di emissione previsti per il 2020». 

L’analisi sul parco circolante (fonte ACI) condotta dal Centro studi e statistiche Unrae evidenzia che su un parco totale di 37.843.983, il circolante ante Euro 3 (vetture immatricolate prima del 01 gennaio 2001, quindi con oltre 17 anni di vita) conta 9.567.000 vetture, pari al 25,3% del totale circolante. 

Le vetture più vecchie si trovano al CentroSud: la regione con la percentuale di auto ante Euro 3 più alta è la Campania, seguita da Calabria e Sicilia.

Passando all’analisi della struttura del mercato italiano dell’intero anno 2017, è da segnalare il moderato calo dei privati che con 1.121.085 unità perdono l’1,8%, con una quota del 56,4% (-5,4 punti percentuali in meno dell’anno scorso) probabilmente per un riflesso della maggiore disponibilità di vetture a “km0”, calale spesso utilizzato dalle Case per gonfiare i risultati commerciali dei vari mesi. 

Si equivale la rappresentatività del noleggio e delle società, entrambi in crescita a doppia cifra rispetto allo scorso anno, grazie ai traino dei superammortamenti. In particolare, il noleggio grazie alle 432.902 unità registra un aumento del 18,2%, spinto sia dal breve (+20,9%) che dal lungo (+16,5%) a rappresentare complessivamente il 21,8% del mercato (+2,0 punti percentuali rispetto al 2016). 

Le società, infine, segnano nell’anno un incremento del 27,5% con 434.483 vetture e una quota di mercato pari al 21,9%. 

Esaminando le autoimmatricolazioni (ovvero le “km0”) dell’intero anno 2017, infine è interessante sottolineare che il 2017, con circa 360.000 unità, segna anche il record (a partire dal 2006) delle vetture autoimmatricolate sia in volumi che in quota (18% delle vendite complessive). 

Sul fronte delle alimentazioni, invece, la domanda di diesel cresce nell’anno del 6,2% ma vede ridursi la propria quota dal 57,4% al 56,7%. Segue in rappresentatività la benzina (+4,8%) con una quota del 31,6%. Buoni i risultati anche per le alimentazioni alternative, come GPL (+26,5%), ibride (+71,0%) che raggiungono il 3,4% di quota (+1,3 punti percentuali) ed elettriche (+38,6%) che sfiorano le 2.000 unità (livello ancora di pura testimonianza). L’unico calo si registra per il metano che perde circa 1⁄4 delle vendite rispetto al 2016 e si attesta su una quota dell’1,6%, complice ancora le difficoltà connesse con la rete di rifornimento, ancora troppo poco diffusa a livello nazionale. 

Tra i segmenti di mercato, da rilevare le crescite a doppia cifra del “C” e del “D” che aumentano rispettivamente del 12,1% e del 13%. Tassi di crescita comunque positivi per tutti gli altri segmenti. Per le carrozzerie l’aumento è del 30,3% per i crossover e del 27,9% per le cabrio e spider, mentre registrano cali i monovolumi piccoli (-11,9%) e i compatti (-7,8%). 

Per quel che riguarda le aree geografiche, infine, per effetto del peso del noleggio, un aumento dell’11,1% ha interessato il NordOvest e del 9,1% il NordEst. 

A differenza del mercato del nuovo che nel 2017 cresce del 7,9%, il mercato dell’usato, secondo i dati diffusi oggi dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, segna una flessione del 3,1% nel periodo gennaio-dicembre, che ha visto registrare 4.575.981 passaggi di proprietà al lordo delle minivolture (i trasferimenti temporanei a nome del concessionario in attesa della rivendita al cliente finale) contro i 4.721.576 del 2016 e perde, quindi, oltre 145.000 unità. A incidere pesantemente su questo calo, il mese di dicembre che, con 355.863 trasferimenti, perde 41.349 unità, il 10,4% in meno rispetto alle 397.212 del dicembre 2016. 

Per Aurelio Nervo, Presidente di Anfia (la filiera italiana dell’automotive) «il mercato italiano si conferma come quarto mercato dell’UE dopo Germania, Regno Unito e Francia. Questo risultato è stato possibile anche grazie alle campagne promozionali delle Case auto e delle reti di vendita, essendo la domanda di auto nuove ancora piuttosto debole. In assenza di misure a sostegno della sostituzione delle vetture più vecchie in circolazione, infatti, ci si aspetta un 2018 in linea con il 2017. C’è una fascia di mercato che è indispensabile sollecitare per scongiurare l’attuale contraddizione tra un parco circolante ancora anziano e gli sforzi dei costruttori al fine di adeguarsi agli standard, sempre più stringenti, di riduzione delle emissioni di CO2dei veicoli di nuova produzione – si pensi alla recente proposta della Commissione europea per i target post 2021. Un contributo positivo – conclude Nervo – potrebbe derivare anche dal contenimento della fiscalità di settore – ricordiamo, a titolo di esempio, che da ieri sono nuovamente scattati gli adeguamenti tariffari dei pedaggi autostradali, con un aumento medio attorno al 2,7%». 

Secondo l’indagine IST A T , a dicembre l’indice del clima di fiducia dei consumatori (base 2010=100) aumenta, passando da 114,4 a 116,6. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese (Iesi), invece, rimane sostanzialmente stabile, da 108,8 a 108,9.
In riferimento al clima di fiducia dei consumatori, inoltre, per quanto riguarda l’acquisto di beni durevoli, tra cui l’automobile, il saldo relativo all’opportunità attuale risulta in forte aumento (da -47 a -38,1) così come quello relativo alle intenzioni future di acquisto. 

Che dire? Al netto del fenomeno delle immatricolazioni delle autovetture nuove “km0” che finiscono con il drogare le vendite realidi di veicoli nuovi, la palla al piede del settore è costituita dal peso fiscale che grava sul settore, dall’Iva al 22% al costo della tassa di proprietà (e dell’odioso superbollo sui veicoli con più di 185 kW-250 Cv di potenza), al caro pedaggio e al carissimo carburante. Tant’è che gli unici a festeggiare l’anno appena concluso sono state le aziende e le società di noleggio che hanno potuto contare sul superammortamento. Quando anche il Fisco capirà che azzoppare il settore è un atto semplicemente masochistico che impedisce la crescita dell’economia, del gettito fiscale e dell’occupazione, oltre che allineare la competitività delle imprese italiane a quelle degli altri grandi paesi europei (che in tema di autoveicoli hanno decisamente meno idiosincrasie e consentono la deduzione completa del 100% del prezzo d’acquisto e dei costi di gestione) sarà sempre troppo tardi.