L’Italia economica va: anche nel 2023 il Mezzogiorno è destinato a rimanere l’area geografica che in Italia registrerà l’aumento del Pil più contenuto (+1% circa rispetto al +1,1% nel Centro e al +1,2% circa nel Nord), lo stesso, comunque, supererà quello della Francia (+0,8%) e, in particolar modo, della Germania (-0,3%) che ormai è in piena recessione tecnica.
Per la Cgia si è di fronte ad una sorta di rivincita degli “ultimi”, con l’Italia e soprattutto il Mezzogiorno che non è più l’ultima ruota del carro europeo e sebbene il rallentamento dell’economia in corso quest’anno stia investendo tutta Europa, l’Italia si sta difendendo meglio degli altri, anche per merito del Sud. Persino il Regno Unito rimarrà nei retrovisori dell’Italia; nella classifica della crescita economica relativa al 2023 dovrebbe fermarsi al +0,4%. Un risultato storico che dimostra come il Belpaese e in particolar modo il Mezzogiorno abbiano superato meglio dei principali competitor gli effetti negativi provocati dalla pandemia, dalla crisi energetica e dal boom dell’inflazione.
I motivi del “riscatto”
Secondo l’Ufficio studi della CGIA, il “riscatto” del Sud e in generale dell’Italia è ascrivibile ad almeno tre fenomeni. Il primo riguarda l’entità degli aiuti messi in campo dagli ultimi esecutivi per fronteggiare a livello nazionale la crisi pandemica e gli effetti del caro-energia. Tra ristori, contributi a fondo perduto, cassa integrazione, bonus economici, assunzioni nella sanità, etc., tra il 2020 e il 2022 sono stati erogati almeno 180 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti altri 91 miliardi che nel 2022-2023 sono serviti a mitigare i rincari delle bollette di luce e gas. In buona sostanza, in quest’ultimo quadriennio lo Stato ha erogato oltre 270 miliardi di euro che sono riusciti, in buona parte, ad “anestetizzare” le difficoltà economiche “piovute” addosso agli italiani in questo inizio di decennio.
Il secondo, invece, riguarda la ripresa dei consumi delle famiglie e quella degli investimenti nelle costruzioniche, nel biennio 2021-2022, hanno interessato soprattutto il Mezzogiorno. Il terzo, infine, è riconducibile al forte aumento degli investimenti fissi lordi avvenuto nel Sud che, grazie anche alle risorse messe a disposizione dal PNRR, ha interessato, in particolar modo, il comparto delle costruzioni.
Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige trainano la crescita
L’Italia economica va. Ancorché le distanze tra le regioni siano “millimetriche”, nel 2023 a trainare la crescita del Pil sarà la Lombardia con una previsione di crescita del +1,29%. Seguono il Veneto con il +1,24%, il Trentino Alto Adige con il +1,23%, il Lazio con il +1,18% e il Piemonte-Valle d’Aosta con il +1,17%. Chiudono la graduatoria la Campaniacon il +0,86%, il Molise con il +0,84% e, infine, la Basilicata con il +0,82%. Le regioni che non hanno ancora recuperato il crollo del Pil avvenuto nel 2020 (anno dello “scoppio” della pandemia) sono la Calabria con un differenziale negativo rispetto al 2019 dello 0,25%, il Molise dello 0,83%, la Valle d’Aosta dello 0,88%, la Liguria del 2,02% e, in particolar modo, la Toscana che deve ancora “riconquistare” ben 3,22% di Pil.
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