L’inflazione a novembre continua a correre: «i prezzi del carrello della spesa accelerano, ma di poco» commenta l’Istat diffondendo le stime preliminari di novembre. «Se nei prossimi mesi continuasse la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime, il fuoco dell’inflazione, che ha caratterizzato sin qui l’anno in corso, potrebbe iniziare a ritirarsi» osserva l’Istat.
Nel dettaglio: i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una modesta accelerazione su base tendenziale (da +12,6% a +12,8%); rallentano, al contrario, quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,9% a +8,8%).
L’inflazione – rileva l’Istat nelle stime preliminari di novembre – rimane stabile su base tendenziale a causa, principalmente, degli andamenti contrapposti di alcuni aggregati di spesa: da un lato rallentano i prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +79,4% a +69,9%), degli Alimentari non lavorati (da +12,9% a +11,3%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +6,8%); dall’altro accelerano i prezzi degli Energetici regolamentati (da +51,6% a +56,1%), dei Beni alimentari lavorati (da +13,3% a +14,4%), degli Altri beni (da +4,6% a +5,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,2% a +5,5%). Su base annua, i prezzi dei beni mostrano un lieve rallentamento (da +17,6% a +17,5%), mentre rimangono stabili quelli dei servizi (+3,8%); si ridimensiona, quindi, di poco, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13,8 di ottobre a -13,7 punti percentuali).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Benienergetici regolamentati (+3,0%), degli Energetici non regolamentati (+2,2%), degli Alimentari lavorati (+1,5%) e dei Beni non durevoli (+0,6%); in calo invece, a causa per lo più di fattori stagionali, i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-0,2%).
Se l’inflazione corre, i servizi non sono da meno. Nel terzo trimestre 2022 l’indice destagionalizzato del fatturato dei servizi cresce del 2,2% rispetto al trimestre precedente; l’indice generale grezzoregistra un aumento, in termini tendenziali, del 12,4%.
«Continua, commenta l’Istat, per il settimo trimestre consecutivo, la crescita dell’indice destagionalizzato del fatturato dei servizi. Il livello complessivo dell’indice è ben superiore a quello prepandemico del quarto trimestre 2019, tuttavia si evidenziano forti differenziazioni settoriali. I maggiori incrementi, in questo arco temporale, si registrano nel settore del magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti (+41,3%) e del commercio all’ingrosso (+24,1%). Ancora sotto il livello prepandemico il trasporto aereo (-13,8%) e il commercio di autoveicoli (-7,0%)».
Nel terzo trimestre 2022 si evidenzia una crescita congiunturale in tutti i settori. Gli incrementi maggiori si registrano per le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+5,4%) e per il Trasporto e magazzinaggio (+3,9%). Aumenti più contenuti si hanno per i Servizi di informazione e comunicazione (+2,1%), per il Commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+1,7%), per le Attività professionali, scientifiche e tecniche (+1,6%) e per le Agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese (+1,3%). Anche in termini tendenziali si registra una crescita in tutti i settori. Aumenti consistenti contraddistinguono le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+20,9%), il Trasporto e magazzinaggio (+19,9%), le Agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+11,9%) e il Commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+10,8%). L’incremento è più contenuto per le Attività professionali, scientifiche e tecniche (+7,3%) e per i Servizi di informazione e comunicazione (+6,6%).
L’inflazione al galoppo ha effetti negativi sui consumi delle famiglie, sempre più in difficoltà a raggiungere fine mese. «Stiamo registrando una frenata a volume dei consumi, sia nel settore food che nel non-food, primi segnali di un andamento delle vendite per il periodo natalizio, che saranno sottotono per 3 italiani su 5, come evidenzia una rilevazione condotta da Ipsos per Federdistribuzione, sul sentiment dei consumatori – afferma Federdistribuzione commentando i dati Istat -. Le previsioni per i primi mesi del 2023 indicano un’ulteriore frenata dei consumi, influenzata da un livello di inflazione che si manterrà ancora su livelli elevati e dalla conseguente incertezza che ne deriva. Un effetto che impatta in particolar modo, ma non esclusivamente, le fasce di reddito più basse. La situazione in cui ci troviamo deve essere affrontata con senso di responsabilità, intervenendo sui maggiori costi che le imprese stanno sopportando ed evitando di incamerare ulteriori rialzi dei prezzi, in un momento in cui si comincia a segnalare un rallentamento dei costi delle materie prime a livello internazionale: le imprese della distribuzione non possono addossarsi ulteriori sforzi economici ed essere lasciate sole nel difendere il potere d’acquisto delle famiglie».
Per il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, «l’inflazione all’12,8% si traduce, a parità di consumi, in una stangata pari a +3.625 euro annui a famiglia. Disastrosi i dati sugli alimentari, i cui prezzi a novembre salgono in media del 13,6%: questo significa che un nucleo con due figli, solo per mangiare, spende oggi 1.018 euro in più rispetto allo scorso anno. Siamo in presenza di un vero e proprio allarme sul fronte dei consumi di Natale – prosegue Rienzi -. Con i prezzi a questi livelli, e con il caro-bollette che ancora incide sulle tasche delle famiglie, gli italiani saranno costretti quest’anno a tagliare la spesa per regali, addobbi, alimentari e altre voci legate alle festività, con immensi danni per il commercio e l’economia nazionale».
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