Leggera crescita delle retribuzioni orarie nel comparto del lavoro dipendente

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Nel I trimestre 2018 il rinnovo dei contratti fa segnare una debole dinamica retributiva. 

Nei primi tre mesi del 2018, secondo l’indagine condotta da Istat, si osserva il consolidamento dei segnali di moderata ripresa della dinamica delle retribuzioni contrattuali registrati nell’ultimo trimestre del 2017.

In un quadro di debole crescita dei prezzi al consumo, la dinamica retributiva risulta in progressiva espansione, sostenuta anche dagli aumenti contrattuali previsti a partire da marzo dal contratto nazionale lavoratori delle funzioni centrali della pubblica amministrazione e nei mesi successivi dai miglioramenti previsti dalle ipotesi siglate, in attesa di ratifica, per gli altri comparti del settore pubblico (istruzione e ricerca, funzioni locali, sanità e comparto sicurezza), relative complessivamente a circa 2,9 milioni di dipendenti.

Nel periodo gennaio-marzo sono stati recepiti sette accordi mentre sei sono scaduti. Alla fine di marzo 2018 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano 8,4 milioni di dipendenti (65,1% del totale) e corrispondono al 62,1% del monte retributivo osservato.

Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo a fine marzo sono 33, relativi a circa 4,5 milioni di dipendenti (34,9%),  in lieve diminuzione rispetto al mese precedente (35,0%). L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 70,9 mesi. L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 24,8 mesi, in diminuzione rispetto a un anno prima (27,8).

A marzo l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1,0% nei confronti di marzo 2017. Complessivamente, nei primi tre mesi del 2018 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,8% rispetto al corrispondente periodo del 2017.

Con riferimento ai principali macrosettori, a marzo le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dell’1,1% per i dipendenti del settore privato (0,5% nell’industria e 1,7% nei servizi privati) e dello 0,9% per quelli della pubblica amministrazione.I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: ministeri (3,8%); militari-difesa (3,0%); forze dell’ordine (2,7%). Si registrano variazioni nulle nei settori dell’energia e petroli; dei servizi di informazione e comunicazione; delle regioni e autonomie locali; del servizio sanitario nazionale; della scuola e delle attività dei vigili del fuoco.