L’economia marittima locomotiva dell’Italia: +16% in dieci anni

Presentato a Napoli il X rapporto annuale di Srm e Intesa Sanpaolo sull’andamento del settore.

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economia marittima porto di trieste
Il porto di Trieste.

L’economia marittima cresce mediamente di 1,6% all’anno e ha un ruolo del Mediterraneo sempre più centralea livello mondiale: sono i dati emersi alla Stazione Marittima di Napoli, dove il centro studi Srm e il gruppo Intesa Sanpaolo hanno presentato il decimo Rapporto AnnualeItalian Maritime Economy”, intitolato quest’anno “Porti, shipping e logistica al centro dei nuovi scenari del Mediterraneo: 10 anni di analisi, dati e riflessioni sulla competitività del settore e sul ruolo dell’Italia”.

Si tratta di un’edizione speciale che racconta dieci anni di fatti, andamenti e dinamiche che hanno caratterizzato il settore. Le analisi sono tutte realizzate con questa chiave di lettura poiché il centro studi ha inteso razionalizzare tutti i principali accadimenti che hanno impattato su questo grande asset del Paese.

Crisi energetiche, aumento dei prezzi delle materie prime, pandemie e guerre che ne hanno stravolto gli equilibri e le rotte navali, ma anche le nuove sfide e opportunità. Il commercio marittimo globale aumenteràdell’1,8% nel 2023 portandosi a 12,2 miliardi di tonnellate per poi crescere ancora del 3,1% al 2024. Vale circa il 12% del Pil globale.

L’Asia resta sempre protagonista: dei primi 20 porti container mondiali, che nel 2022 hanno movimentato 383 milioni di TEU (44% del totale mondiale), 8 sono cinesi e altri 6 asiatici. Il ruolo del Mediterraneo diventa più centrale, grazie anche alla spinta del canale di Suez, dove sono transitate oltre 23.400 navi nel 2022, ed entrateper l’Egitto pari a 8 miliardi di dollari (+ 25% rispetto al 2021). Suez, inoltre, è anche un importante punto di transito nel commercio alimentare, con il transito del 14,6% delle importazioni mondiali di cereali e il 14,5%delle importazioni mondiali di fertilizzanti.

Un settore economico, quello preso in esame dal Rapporto, «che rappresenta il 9% del Pil nazionale, il 12% del Pil europeo e in termini di commercio internazionale muove l’85-90% dei volumi totali degli scambi nel mondo– afferma il presidente Srm, Paolo Scudieri -. I soli porti italiani hanno movimentato, in un anno fortemente segnato da eventi eccezionali come il 2022, mezzo miliardo di tonnellate di merci, oltre 60 milioni di passeggerie 380 miliardi di import-export. Settore che è una locomotiva per il paese, con la necessità di essere competitivi, di avere strutture sempre più adeguate alle committenze internazionali per attrarre sempre più possibilità di utilizzo dei nostri porti e dei nostri servizi».

L’economia marittima, dai dati, è in crescita: 1,6% all’anno in questi dieci anni, quindi 16% complessivamente, a livello globale. A fornire il dato è Massimo Deandreis, direttore generale Srm. In questo contesto però l’Italia è XV nella classifica della competitività internazionale dei porti. «Tutti i nostri competitor sono davanti – dice Deandreisc’è bisogno di infrastrutture e del miglioramento di quelle esistenti. Le risorse con il Pnrr ci sono, se guardiamo i fondi destinati ai porti o alle Zes non ci possiamo più nascondere».

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