Secondo la Cgia nel 2017 gli occupati sono tornati ai livelli del 2008, ma mancano ben 1,1 miliardi di ore lavorate. Calata anche la retribuzione media per addetto
L’ultima rilevazione dell’Istat ha messo in evidenza come gli occupati a luglio di quest’anno, pari a poco più di 23 milioni di unità, siano tornati allo stesso livello del 2008 ma il monte ore lavorate è diminuito di oltre 1,1 miliardi (-5%).
Secondo un’elaborazione effettuata dall’Associazione artigiani di Mestre, nei primi 6 mesi del 2008 i lavoratori italiani erano stati in fabbrica o in ufficio per un totale di 22,8 miliardi di ore; nello stesso periodo del 2017 lo stock è sceso a 21,7 miliardi di ore. In buona sostanza, se a parità di occupati sono diminuite le ore lavorate, rispetto al 2008 i lavoratori a tempo pieno sono scesi e, viceversa, sono aumentati quelli a tempo parziale (contratti a termine, part time involontario, lavoro intermittente, somministrazione, etc.), segno di un mercato del lavoro ancora non perfettamente in salute e ancora troppo parcellizzato.
Se nel 2008 i dipendenti a tempo pieno erano l’86% del totale, 8 anni dopo si sono abbassati all’81%. Quelli a tempo parziale, invece, sono saliti dal 14% al 19% del totale. Con una produttività del lavoro che ha subito una contrazione molto importante sia nei servizi (-3,1%) sia nelle costruzioni (-7,1%) – settori, questi ultimi, che danno lavoro a ben il 79% del totale dei dipendenti presenti nel Paese – anche la retribuzione media per occupato ha registrato una forte contrazione: tra il 2008 e il 2016 è diminuita, al netto dell’inflazione, del 3,4%.
«Nonostante si siano recuperati gli occupati che avevamo prima della crisi – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo – ciò è avvenuto a scapito della qualità dei nuovi posti di lavoro e della diminuzione della produttività nei settori più importanti che hanno trascinato verso il basso anche i livelli retributivi pro capite».
Oltre a ciò, secondo la CGIA rispetto alla situazione pre-crisi l’Italia deve recuperare tra i principali indicatori economici 3 punti percentuali di consumi delle famiglie, 5,8 punti di Pil, 7 punti di reddito disponibile delle famiglie e ben 24,4 punti di investimenti. Insomma, il “dopo crisi” è ancora ben lungi dall’essere imboccato.