Negli ultimi 10 anni, il deficit commerciale italiano di prodotti laminati piani in acciaio è sensibilmenteaumentato: è passato dai 2,8 milioni di tonnellate del 2010 ai quasi 7,2 milioni di tonnellate del 2022. Di questo, una quota di circa l’85% è rappresentata dai coils (circa 6,2 milioni di tonnellate).
Il dato è di Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb, secondo cui i consumatori italiani di laminati piani in acciaio «sono molto esposti e molto legati al mercato internazionale, nel bene e nel male». Il motivo è da ricercarsi anche «nei problemi del più grande produttore italiano di piani, l’ex Ilva, che ha dovuto ridurre la produzione a causa della compatibilità ambientale – ha ricordato Tosini –. Questo calo è stato in partecompensato dall’aumento della produzione del Gruppo Arvedi, che però produce laminati piani in acciaio con forno elettrico, con dinamiche di prezzo ben diverse» rispetto a quelle del ciclo integrale con altoforno.
Critica la situazione anche per banda e lamiere stagnate e cromate e lamierini magnetici. «Il saldo commerciale è negativo per circa 1,2 milioni di tonnellate ed è aumentato negli ultimi anni. La produzione è al minimo, circa 300.000 tonnellate, ma – ha ricordato Tosini – soprattutto il lamierino magnetico sarà il prodotto del futuro, con l’espansione del mercato dell’elettrico».
La produzione nazionale di lamiere a caldo e larghi piatti, di lamiere zincate e di lamiere a rivestimentoorganico, invece, consente di soddisfare la domanda interna e di esportare.
Quanto alla domanda di prodotti laminati piani in acciaio, secondo Tosini «ancora per qualche mese sarà relativamente fiacca; sarà più tonica nella seconda parte dell’anno, quando potrà esserci il ribaltamento dei costi sui prezzi finali», con una minore compressione dei margini che «potrà dare respiro ai necessari investimenti sulla decarbonizzazione».
Sul versante dei prezzi, le quotazioni dei coils a livello internazionale sono in crescita; tuttavia, la durata di questa ripresa rimane incerta. «Per molto tempo dopo l’emergenza pandemica – ha spiegato Emanuele Norsa, Kallanish e collaboratore siderweb – avevamo pensato che i prezzi dei coils a caldo europei avessero trovato una nuova normalità al di sopra dei 700 euro la tonnellata, a fronte anche dei costi dell’energia e delle quote di emissione». Ciò nonostante, alla fine del 2022 il prezzo ha sfiorato i 600 euro la tonnellata in Italia. Da allora c’è stato un rimbalzo e i prezzi sono tuttora in crescita, ma ci si domanda quanto durerà ancora questo movimento.
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