La pirateria audiovisiva è più diffusa e capillare di quanto si pensi, tanto da causare una perdita stimata di fatturato per l’economia italiana di 2 miliardi di euro, di circa 821 milioni di Pil e più di 11.000 posti di lavoro.
L’indagine sulla pirateria audiovisiva in Italia nel 2023 fatta da Ipsos per conto di Fapav (Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) fa luce su un settore assai insidioso perché non è un fenomeno che riguarda solo la criminalità organizzata (che allunga le sue grinfie anche in questo campo), ma perché è diffusa tra molta gente comune, ormai abituata a scaricare illegalmente dalla rete musica, film, serie tv, giornali e molto altro ancora.
«Il 39% degli adulti italiani – dice Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia – ha commesso nel 2023 almeno un atto di pirateria fruendo illecitamente di film, serie/fiction, programmi o sport in diretta: 3 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente. In totale si stimano circa 319 milioni di atti di pirateria in lieve calo sui 345 milioni del 2022. I pirati sono più concentrati tra gli under 35, prevalentemente occupati, possiedono un livello di istruzione più alto rispetto alla popolazione italiana (22% di laureati), sono geograficamente più concentrati nel Sud del paese e nelle isole».
Secondo Federico Bagnoli Rossi, presidente di Fapav, la pirateria «è ancora oggi praticata da una fetta importante di popolazione, caratterizzata da individui consapevoli, ma incuranti dei danni diretti e indiretti che ogni singola azione illegale provoca».
Tra i contenuti più piratati ci sono i film. In calo la visione illecita di serie tv/fiction con un -14% rispetto al 2022. Per quanto riguarda lo sport in diretta, a fronte di un’incidenza della pirateria stabile, gli atti crescono rispetto al 2021, ma diminuiscono rispetto al 2022, superando i 36 milioni.
Nel 2023 sono state stimate 11,4 milioni di fruizioni perse (+0,4 mln rispetto al 2021) con un danno economico complessivo di circa 285 milioni di euro.
Massimiliano Capitanio, commissario dell’Agcom, spiega che nonostante la drammaticità della situazione, «gli strumenti adottati dall’inizio dell’anno però hanno dato risultati straordinari. Siamo passati da 9.000 siti abbattuti negli ultimi 10 anni a quasi 18.000 solo in questo ultimo semestre. Ovviamente la criminalità organizzata che gestisce questo fenomeno sta adottando delle misure protettive, quindi sotto questi profili bisognerà lavorare nei prossimi mesi».
Secondo l’indagine, l’incidenza complessiva della pirateria (di film, serie/fiction, programmi e sport live) è al 39% del totale, che cala al 30% per i film, al 22% per le serie/fiction e al 21% per i programmi televisivi. Cala al 15% per lo sport in diretta. Ammonta a 767 milioni di euro la stima del danno economico potenziale in termini di fatturato perso direttamente a causa della mancata fruizione legale di film e serie/fiction piratate nel 2023, considerando la possibilità di mantenere gli abbonamenti per l’intero anno. La stima del danno in termini di fatturato perso direttamente a causa della mancata fruizione legale di sport in diretta piratati nel 2023 è di 285 milioni di euro. 2 miliardi di euro è invece la stima del fatturato perso da tutti i settori economici italiani a causa della pirateria di film, serie/fiction e sport live. 821 milioni di euro: il danno potenziale stimato sull’economia italiana i termini di PIL. 11.200: la stima potenziale dei posti di lavoro a rischio a causa della pirateria audiovisiva. 377 milioni di euro: la stima potenziale dei mancati introiti fiscali – IVA, imposte sul reddito e sulle imprese. Infine, il 53% degli utenti di materiale piratato ritiene di non creare danni rilevanti (stabile rispetto al 2022).
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