La crescita economica europea rallenta

L’economia dell’area euro è prevista crescere a ritmi moderati e costanti nell'orizzonte di previsione (+0,3%) supportata dai miglioramenti della domanda interna. L’attuale scenario di previsione è caratterizzato da possibili revisioni al ribasso a causa delle incertezze legate a fattori globali sia economici sia politici.

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crescita economica europea

Nel terzo trimestre 2018 l’andamento economico delle principali economie avanzate ed emergenti ha segnato una decelerazione che ha influenzato anchela crescita economica europea. La crescita del Pil statunitense è risultata solo marginalmente inferiore a quella del trimestre precedente, mantenendosi al di sopra del suo potenziale. Il rallentamento delle economie dei paesi emergenti è stato accompagnato da un generalizzato inasprimento delle condizioni finanziarie prefigurando ulteriori difficoltà a breve. Nei primi tre trimestri del 2018, secondo i dati del Central Planning Bureau, anche il commercio internazionale di merci in volume è aumentato con intensità più contenute rispetto all’anno precedente. Le previsionedell’OECD confermano lo scenario di moderazione per la crescita economica del 2019.

Area Euro crescita del Pil moderata

Nel terzo trimestre il Pil dell’area dell’euro è aumentato in misura inferiore rispetto al trimestre precedente (rispettivamente +0,2% e +0,4%). Il rallentamento è dovuto alle flessioni registrate in Germania (-0,2%) e Italia (-0,1%); per la Germania la contrazione è principalmente riconducibile in parte al calo temporaneo della produzione nell’industria automobilistica tedesca, che ha avuto un effetto sul contributo negativo della domanda estera sulla crescita dell’area euro. Per l’Italia, la domanda interna ha registrato flessioni in tuttele sue componenti. La Spagna ha mostrato una stabilizzazione dei ritmi di crescita (+0,6%) e la Francia un’accelerazione (+0,4% rispetto a +0,2 in T2).

La decelerazione era stata anticipata dall’andamento dell’Economic Sentiment Indicator (ESI), in rallentamento a partire dalla fine del 2017 (anche se sostanzialmente stabile a novembre). A novembre la fiducia dei consumatori è diminuita in modo significativo, mentre si è stabilizzata in tutti i settori produttivi con un leggero miglioramento nella manifattura legato ad aspettative di produzione più ottimistiche. Al contrario, le attese sugli ordini esteri si sono indebolite. A ottobre è proseguita la debole crescita della produzione industriale (+0,2%, +0,1% in T3) supportata dalla produzione di beni capitali (+1,0%).

Nel quarto trimestre si prevede una stabilizzazione della produzione industriale cui seguirà una ripresa nel primo semestre del 2019 (+0,2% sia per il primo che per il secondo trimestre 2019). Nell’orizzonte di previsione, l’economia dell’area euro dovrebbe registrare un leggero aumento, con una crescita costante del Pil nei tre trimestri di previsioni (+0,3%).

Nel terzo trimestre è proseguita la fase di miglioramento del mercato del lavoro con un aumento dell’occupazione (+0,2% rispetto al trimestre precedente), e un livello del tasso di disoccupazione ai minimi degli ultimi anni (8,1% a ottobre, stabile rispetto al mese precedente). Le condizioni favorevoli del mercato del lavoro e l’aumento degli salari sono attese condizionare positivamente i consumi nel prossimo trimestre. Le spese per consumi privati sono previste in aumento nel quarto trimestre (+0,3%) per poi accelerare nei due trimestri successivi (+0,4%).

Nonostante la leggera diminuzione registrata nel quarto trimestre del 2018, l’attuale livello di utilizzo della capacità produttiva nel settore manifatturiero rimane elevato, suggerendo una ripresa più sostenuta degli investimenti nei prossimi mesi dopo il leggero aumento in T3 (+0,2%). Gli investimenti fissi lordi aumenteranno nel quarto trimestre (+0,5%) per poi decelerare leggermente in T1 e T2 2019 (+0,4%).

I prezzi energetici guidano l’inflazione

La BCE ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse interrompendo, come annunciato, il programma di acquisto di attività finanziarie nel dicembre 2018. La decisione è stata già scontata dai mercati e si prevede un impatto trascurabile sull’inflazione nei prossimi mesi. Allo stesso tempo, il recente calo dei prezzi del petrolio fornirà un contributo negativo all’andamento dell’inflazione.

Secondo la stima flash di Eurostat, la crescita annua dell’indice IPCA dell’area dell’euro è scesa all’1,6% a dicembre e la media del quarto trimestre si è attestata al 2,0%. Nei prossimi mesi si prevede una decelerazione (+1,9% e +1,8% rispettivamente nel primo e secondo trimestre del 2019). La previsione si basa sull’ipotesi tecnica che il prezzo del Brent rimanga stabile a 57 dollari al barile e che il tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro si stabilizzi a 1,15 nell’orizzonte di previsione.

Rischi al ribasso

I rischi per le previsioni dell’economia dell’area euro hanno un orientamento negativo. Le incertezze legate a fattori politici come la Brexit, le dispute sui dazi commerciali, la vulnerabilità nei mercati emergenti e volatilità dei mercati finanziari minacciano le prospettive economiche e finanziarie per il 2019. In questo scenario l’impatto della normalizzazione della politica monetaria negli Stati Uniti sull’economia mondiale è ancora difficile da stimare.

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