Italia economia in stagnazione con il nuovo calo del morale di famiglie e imprese

“Manovra” 2019 e 2020 più difficile del previsto con la riduzione alla propensione degli acquisti e degli investimenti. Riviste nuovamente al ribasso le previsioni di crescita del Paese.

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economia in stagnazione

Complice una guida incerta e malferma dell’economia nazionale da parte del vicepremier e ministro M5s allo Sviluppo economico e al Lavoro, Luigi Di Maio, che favorisce più la chiusura delle aziende che l’apertura di nuove, la fiducia sia delle famiglie che delle imprese è tornata a calare a giugno, dopo il rimbalzo effimero di maggio,confermando un Italia con l’economia in stagnazione, con attese di una ulteriore previsione al ribasso della crescita del Pil sia per il 2019 che per il 2020, complicando così le “manovre” di bilancio 2019 e, soprattutto, 2020 che parte già gravata da 35 miliardi d’interventi per evitare l’aumento dell’Iva.

Il morale dei consumatori è tornato a calare a giugno, a 109,6 dopo l’aumento a 111,6 registrato a maggio. Si tratta di un minimo da luglio del 2017. Il peggioramento è diffuso a tutte le principali componenti, ma riguarda soprattutto il clima economico nazionale e le aspettative sulla disoccupazione destinata probabilmente a crescere nuovamente per via della crisi di molte aziende.

Anche l’indice composito sul morale delle aziende diffuso dall’Istat è tornato a calare, a 99,3 dopo il recupero a 100,2 di maggio. Il minimo è stato toccato lo scorso febbraio (a 98,2), ma da allora si può parlare solo di modesto rimbalzo. L’unico settore che mostra un miglioramento è il commercio (da 102,7 a 104,7, un massimo da marzo). Nei servizi la fiducia cala in misura tutto sommato modesta, da 99,3 a 98,9, rimanendo sopra i minimi dei primi due mesi dell’anno. Nelle costruzioni, l’indice diminuisce sensibilmente a 140,9 da 144,3, che però rappresentava un massimo dal 2007.

Nel manifatturiero, la fiducia delle imprese è diminuita a 100,8 da 101,9 precedente. In pratica, l’indice è tornato molto vicino al valore di aprile, che rappresentava un minimo da febbraio 2015. Tutte le componenti sono in peggioramento, ma ha pesato soprattutto il calo degli ordini correnti, in particolare sul mercato interno, che si è accompagnato a un aumento delle scorte (comunque sotto i picchi di gennaio-febbraio). La flessione più marcata è per i produttori di beni intermedi e strumentali, mentre più moderata è la diminuzione per i beni di consumo.

Secondo la valutazione di Paolo Mameli, economista senior di Banca Intesa Sanpaolo, «i dati sono risultati inferiori alle attese. Tuttavia, non sono particolarmente sorprendenti a nostro avviso, in quanto segnalavamo come il rimbalzo di maggio potesse essere temporaneo (in quanto dovuto soprattutto al maggiore ottimismo sulla situazione economica nazionale). 
In sintesi, i livelli degli indici di fiducia non appaiono coerenti con una significativa espansione, ma semmai con un’economia in stagnazione. In effetti, il dato incoraggiante sul PIL a inizio anno (peraltro rivisto al ribasso in seconda battuta, da +0,2% a +0,1% t/t) appare più positivo rispetto alle indicazioni dalle survey, e potrebbe essere dovuto a fattori transitori (di calendario e metereologici), che sembrano aver in qualche modo “spostato crescita” dal II al I trimestre 2019 (il PIL nei mesi primaverili potrebbe essere tornato a calare). Al di là della variabilità su base trimestrale, probabilmente come detto dovuta a fattori una tantum, il trend resta quello di un’attività economica sostanzialmente stagnante».

Secondo Mameli «i rischi sullo scenario di crescita restano al ribasso, non solo per il 2019 ma anche per il 2020 (abbiamo recentemente rivisto al ribasso la nostra stima sul PIL per l’anno prossimo, da 0,7% a 0,5%). L’incertezza viene da una possibile escalation della guerra commerciale, ma soprattutto dall’evoluzione del quadro politico e fiscale domestico, dove è possibile che si arrivi a un accordo per evitare l’apertura immediata di una procedura d’infrazione europea, ma i rischi potrebbero essere solo rimandati alla prossima sessione di bilancio.

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