Industria, soffrono ricavi ed export: a marzo fatturato in calo del 3,6%, il peggior risultato da tre anni

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Il risultato più negativo dal settore automotive. L’Italia di Renzi non decolla. Boccia: «l’economia è senza dubbio ripartita ma non è in ripresa. È una risalita modesta, deludente che non ci riporterà in tempi brevi a livelli pre-recessione»

 

grafico indice calo rottura pavimento deflazioneAncora una volta, il premier Matteo Renzi si è illuso che bastassero le belle parole per capovolgere la realtà. Dopo il fallimento del “job act” e della relativa decontribuzione, ora tocca alla tanto decantata ripresa economica, con l’Istat che certifica come l’Italia stia ancora arrancando se non peggio. 

A marzo i risultati del comparto manifatturiero sono stati decisamente in negativo, con un calo del 3,6%, il peggior risultato da tre anni a questa parte. Particolarmente negativo à stato il settore dell’automotive legato alla produzione nazionale. L’arretramento di marzo è visibile anche nel confronto mensile, un calo dell’1,6% nel dato destagionalizzato spiegato soprattutto dal rallentamento del mercato interno (-2,6%), mentre nel confronto annuo la frenata è duplice: giù del 4,4% la domanda nazionale, -2,2% per i ricavi realizzati oltreconfine. 

Una caduta complessiva che interessa tutti i comparti, con l’unica eccezione positiva nei beni di consumo durevole, in progresso del 4,6%. Altrove, solo segni meno, con l’energia a realizzare ancora una volta il peggior risultato con il calo del 24,8%.

Tra i settori, crescono solo farmaceutica, gomma-plastica, elettronica e mezzi di trasporto (non le auto), ma i risultati positivi sono messi in secondo piano dalle cadute superiori al 9% per metallurgia e tessile-abbigliamento e segni negativi anche per macchinari, alimentari, chimica ed apparati elettrici. Seonco la rilevazione Istat i ricavi legati all’auto calano su base annua del 6,5% e per il settore è negativo anche il bilancio dei primi tre mesi dell’anno, con fatturati in contrazione del 3,3%. Tra i mezzi di trasporto (+5,1%) crescono solo i ricavi relativi alle navi (+38%) e ai velivoli (+24%). 

Con dati siffatti, rimane difficile centrare gli obiettivi di crescita pervisti per il 2016: per raggiungere gliobiettivi (+0,9% la previsione di Intesa Sanpaolo e Prometeia per i ricavi 2016 dell’industria a valori correnti) servirà in ogni caso una decisa accelerazione nei mesi a venire, cosa difficile da realizzare specie alla luce dell’andamento dell’export, che paga evidente dazio al rallentamento del commercio globale e alla crisi dei Bric’s. Ad aprile, secondo l’Istat, le vendite extra-Ue calano del 3,6%, inanellando il quarto calo mensile consecutivo. 

Sul fronte dell’export le cose sono destinate a peggiorare specie se saranno rinnovate le sanzioni contro la Russia in calo del 9,3% che costituiva uno dei più ricchi sbocchi per il “Made in Italy” (le vendite a Mosca nel 2016 scenderanno a poco più di 6 miliardi, il 42% in meno rispetto ai picchi del 2014). Male anche Medio Oriente, Africa Settentrionale e Giappone.

Se da parte della maggioranza si getta acqua sul fuoco (Giluano Poletti: «i numeri non destano preoccupazione. Siamo alla coda di una crisi durata otto anni anche l’apparato produttivo ha i suoi alti e bassi, nessuna preoccupazione»), dall’opposizione si spara ad alzo zero sulla capacità di governo dell’economia da parte del centro sinistra (Renato Brunetta: «così non si fa politica economica, così non si salva il Paese, così lo si affossa il Paese, e i dati dell’industria lo dimostrano»). Tra i famigerati “gufi” anche il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che nel suo discorso d’insediamento afferma che «la nostra economia è senza dubbio ripartita ma non è in ripresa. È una risalita modesta, deludente che non ci riporterà in tempi brevi a livelli pre-recessione».