Industria nautica italiana: l’impatto complessivo supera i 27 miliardi di euro l’anno

Primo studio Altagamma-Deloitte sull’impatto economico e occupazionale del comparto.

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Lo studio Altagamma-DeloitteLa Nautica da diporto in Italia” è il primo studio che inquadra l’impatto economico e occupazionale della nautica in Italia, paese leader globale nella produzione di yacht sopra i 24 metri, considerando tanto la cantieristica quanto il turismo nautico.

L’analisi prende in considerazione sia le attività a monte (upstream) della consegna dell’imbarcazione – costruzione di nuove unità, refit e manutenzione straordinaria – sia l’utilizzo successivo (downstream) e i benefici generati dalla presenza stanziale o stagionale lungo le coste del Paese.

«L’analisi mostra non solo la rilevanza dell’industria nautica italiana – evidenzia Giovanna Vitelli, vice presidente di Altagamma per il settore nautico e presidente del Gruppo Azimut|Benetti – ma anche le potenzialità inespresse di un comparto con notevoli margini di crescita: nonostante l’Italia sia leader mondiale nella costruzione di superyacht, solo il 6% di questi batte bandiera italiana. Ciò inibisce l’effetto benefico che i superyacht sono in grado di generare sul territorio. Per questo è necessario intervenire per accrescere l’attrattività della bandiera italiana, del charter sulle nostre coste, assimilandone l’IVA all’attività alberghiera, nonché delle nostre marine, vere mete del turismo nautico».

La nautica da diporto rappresenta un pilastro strategico per l’Italia, con un impatto complessivo di circa 27,7 miliardi di euro e 157.000 occupati, attivando le filiere complementari del turismo e del “Made in Italy”, con un effetto moltiplicatore economico totale di quasi 2,7 volte e uno occupazionale implicito di 6,0 volte.

Valori che provano la necessità di aprire il dibattito in merito alle principali opportunità di crescita del settore e di tutta la sua filiera, con un’attenzione particolare allo sviluppo delle attività connesse all’utilizzo delle imbarcazioni, che oggi vale oltre la metà del valore dell’impatto complessivo.

La cantieristica nautica italiana per le nuove costruzioni – che rappresenta il 50% del portafoglio ordini globale di superyacht – si caratterizza per l’impiego di attività altamente professionali con elevato know-how e competenze tecniche, che le hanno permesso di generare un impatto economico e occupazionale complessivo di circa 11,4 miliardi di euro coinvolgendo oltre 54.000 occupati tra diretti, indiretti ed indotto.

Un contributo ancora più rilevante viene dall’impatto che turismo nautico e flotte hanno sui territori. L’Italia, infatti si conferma una destinazione rilevante nel panorama internazionale sia durante la stagione invernale, anche a fronte delle eccellenze manifatturiere che operano nel settore della manutenzione, che durante la stagione estiva grazie all’unicità e attrattività delle coste del Paese. L’impatto economico totale della flotta, generato per 1/3 dal valore dalla spesa turistica sul territorio, è di 16,3 miliardi di euro, con un moltiplicatore economico di 2,7x con 103.000 occupati.

Una delle principali opportunità di espansione dell’indotto legato al turismo nautico deriva di conseguenza dallo sviluppo delle strutture portuali. Solo il 30% dei posti barca disponibili in Italia si trova in marine attrezzate e adatte a ospitare yacht e superyacht con servizi tecnici e turistici adeguati all’utenza relativa.

La nautica alto di gamma – ovvero i grandi yacht superiori ai 18 metri – è il segmento che registra il più rilevante effetto di ricaduta sul territorio perché rappresenta il 65% dell’impatto economico totale (che ammonta a 27,7 mld di euro), con l’80% del valore relativo alla cantieristica. Inoltre, nonostante consista solo nel 2% circa della flotta in visita in Italia, genera il 55% del valore derivante dall’utilizzo delle imbarcazioni. La spesa sul territorio di un grande yacht è superiore di 26 volte rispetto alla media e solo il 6,5% dei superyacht (>24m) adotta bandiera italiana.

Si tratta quindi di un importante contributo economico e occupazionale per l’Italia, in grado di intercettare l’interesse di una nicchia globale di consumatorialto-spendenti” i cui consumi si traducono in un elevato contributo socioeconomico, potenzialmente ancora più rilevante.

Un grande yacht immatricolato in Italia, con equipaggio italiano e sulle coste del Paese per almeno 10 settimane all’anno, genererebbe un contributo annuale complessivo pari a 1.6 milioni/barca. Ospitare un numero crescente di yacht, in transito e soprattutto stanziali, genererebbe impatti rilevanti per l’economia oltre che per il livello occupazionale.

Il già significativo impatto economico e occupazionale della nautica da diporto a livello nazionale ha quindi diverse opportunità di crescita attraverso la valorizzazione di tutta la sua filiera. Ci sono tutte le condizioni perché il primato riconosciuto a livello mondiale nella costruzione di yacht e superyacht possa essere esteso alla filiera dei servizi e del turismo nautico per attrarre una crescente domanda sia a livello nazionale che internazionale.

Le principali direttrici di sviluppo per aumentare l’indotto del turismo nautico contemplano quindi sia degli adeguamenti normativi specifici al fine di rendere più attrattiva la bandiera italiana, sia maggiori investimenti nelle infrastrutture portuali e servizi connessi, con un potenziamento delle competenze tecniche e gestionali e uno sviluppo di piattaforme innovative e sostenibili.

Per Vitelli, le priorità per il potenziamento del comparto in Italia passano attraverso l’equiparazione delle aliquote Iva del noleggio e del charter nautico al settore alberghiero, adeguando le procedure e le normative della bandiera italiana a quelle di altri Registri Internazionali, al fine di aumentarne l’attrattività. Infine è necessario semplificare le procedure burocratiche relative, ad esempio, ai controlli sui diportisti o all’arruolamento per le unità da diporto. 

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