Incertezza e dazi Usa deteriorano il quadro macroeconomico

Secondo Congiuntura flash del Centro studi Confindustria si avvertono più ostacoli che spinte alla crescita economica anche se scendono i tassi e i prezzi dell’energia.

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Il primo trimestre 2025 secondo il Centro studi Confindustria è all’insegna dell’incertezza e dazi Usa che deteriorano il quadro macroeconomico complessivo, all’insegna di una tendenza complessiva ribassista.

Più ostacoli che spinte.

Il PIL italiano è atteso in crescita modesta nel I trimestre 2025: i servizi frenano e l’industria rallenta il calo. Prosegue il taglio dei tassi ma l’ondata di incertezza generata dai continui annunci sui dazi e i dazi stessi frenano scambi e, con l’instabilità dei mercati finanziari, decisioni di spesa e investimento. Unico effetto collaterale positivo: scende il costo dell’energia.

Borse in ribasso

Brusca correzione dei listini azionari negli USA e in Europa, innescata dall’introduzione dei dazi USA, seguita da recuperi parziali negli ultimi giorni di contrattazioni: -6,2% finora questo mese l’indice S&P, -8,8% il FTSE italiano. Dopo il marcato rialzo del 2023-2024, comunque, le quotazioni sono ancora molto alte: negli USA +83% dalla media 2019, in Italia +60%.

Energia meno cara

Il prezzo del gas in Europa (TTF) è sceso a 37 €/MWh in media in aprile, da 50 a febbraio, pur restando ben sopra i 14 del 2019; ribasso analogo per l’elettricità (PUN), a 108 €/MWh in aprile, da 150 a febbraio; e anche il petrolio è meno caro: 70 $/barile, da 75. L’inflazione è attesa scendere in Italia, dopo essere salita a marzo a +2,0% da +0,7% a settembre 2024, a causa del rincaro degli energetici (+3,2% annuo da -8,7%); la “core” è in discesa (+1,5% da +1,8%).

Tassi di sconto giù

La BCE ha tagliato i tassi anche in aprile (al 2,25%, dal picco di 4,00%), contando su un’inflazione (al netto dell’energia) attesa al target; i mercati si aspettano gli ultimi tagli entro il 2025 e poi lo stop nel 2026. Il tasso pagato dalle imprese Italiane è già sceso a 3,99% a febbraio, da 5,59%.

Preoccupano gli investimenti

A marzo si è deteriorato per il secondo mese il clima di fiducia, scendendo sotto la media del 2024. È aumentata l’incertezza di politica economica, che frena le scelte di investimento delle imprese. I giudizi sulle condizioni per investire nel I trimestre 2025 peggiorano rispetto a fine 2024, sia nei servizi che nelle costruzioni, mentre restano quasi invariati nell’industria.

Consumi deboli

Nel IV trimestre 2024 si è avuta una correzione al ribasso del reddito reale delle famiglie (-0,6%), limitando l’espansione annua a +1,2%; è scesa verso valori pre-pandemia la quota di risparmio (8,5% da 9,1%), favorendo i consumi. Indicatori negativi a inizio 2025: a febbraio le vendite al dettaglio sono rimaste ferme (+0,1% gli alimentari); a marzo è caduta la fiducia delle famiglie.

Più lavoro

Prosegue nei primi mesi del 2025 la crescita occupazionale, nonostante il rallentamento dell’attività economica. Su base bimestrale, il numero di occupati è cresciuto dell’1,0%, oltre 230.000 unità, rispetto al IV trimestre 2024. Continua anche il calo della disoccupazione. Mentre il rialzo del numero di inattivi va letto con cautela, perché rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al calo che era evidente da novembre 2024; i dati mensili sono però spesso soggetti a revisioni.

Servizi in frenata

Il turismo ha iniziato bene il 2025: +7,1% annuo a gennaio la spesa dei viaggiatori stranieri. Negativi, però, gli altri indicatori per i servizi: a febbraio, l’indice RTT (CSC-TeamSystem) segnala un forte calo del fatturato del settore; a marzo, l’HCOB-PMI indica un’espansione più moderata (52,0 da 53,0); la fiducia delle imprese si è ridotta in ciascuno dei primi tre mesi del 2025.

Industria: con i dazi rischio crisi strutturale. 

A febbraio la produzione è calata (-0,9%), dopo il rimbalzo a gennaio (+2,5%). La variazione acquisita nel I trimestre è positiva (+0,4%) dopo 5 trimestri in calo. RTT indica un calo profondo del fatturato a febbraio, il PMI segnala ancora flessione a marzo (46,6 da 47,4), la fiducia peggiora. I dazi agiranno negativamente principalmente sul manifatturiero.

Eurozona: l’industria inciampa in Spagna

La variazione della produzione nel I trimestre, acquisita a febbraio, indica un lieve recupero in Germania (+0,4%), un calo in Francia (-0,2%) e una contrazione in Spagna (-0,6%). Il PMI manifattura, negativo a marzo per tutta l’Eurozona, conferma questa debolezza, con la Spagna scesa poco sotto la soglia di espansione per il secondo mese consecutivo.

Buona la crescita USA prima dell’annuncio dei dazi

A marzo, la produzione industriale è diminuita (-0,3%), sotto le aspettative, ma il 1° trimestre 2025 ha chiuso in netto miglioramento (+1,3%, da -0,3% nel 4° 2024). Anche le vendite al dettaglio sono salite in modo rilevante (+1,4%, da +0,2%), sebbene il forte calo della fiducia dei consumatori faccia presagire una flessione nei prossimi mesi. Migliorata molto la dinamica degli occupati (+228mila unità a marzo, da +117mila).

Cina: effetto frontload

A marzo la manifattura accelera al ritmo più alto degli ultimi quattro mesi, spinta da nuovi ordini, soprattutto esteri. L’export ha segnato un +12% annuo, per anticipare l’entrata in vigore dei dazi. Nei prossimi mesi, quindi, è attesa una frenata della domanda estera, che renderà sfidante l’obiettivo di crescita del PIL “intorno al +5%”. La Cina potrebbe puntare a ottenere una riduzione dei dazi facendo leva su export di beni strategici verso gli USA (terre rare), ora bloccato.

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