Entrata in vigore una norma penalizza migliaia di persone. Sbalchiero: “indispensabile sanare una situazione socialmente insostenibile”
Per colpa di un articolo contenuto nella cosiddetta “Legge di stabilità” 2012, votata ancora nel novembre 2011, dal 1 gennaio di quest’anno vengono abbandonate di colpo quasi 26.000 persone già inserite nelle liste di mobilità. Svaniscono infatti gli incentivi per l’assunzione a loro destinati e, più precisamente, quelli dei lavoratori iscritti nelle liste di mobilità a seguito di licenziamento individuale (legge 236/1993), mentre vengono conservati per coloro che si sono iscritti a seguito di licenziamento collettivo (legge 223/91).
“Siamo di fronte ad un errore madornale che crea licenziati di serie A e licenziati di serie B –denuncia Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Imprese Veneto -. Il tutto peggiorato da un’interpretazione restrittiva, suggerita dal Ministero del lavoro, che oltre ad interrompere gli incentivi per i nuovi iscritti dal 1 gennaio 2013, li esclude anche per coloro che erano già iscritti precedentemente nelle liste. Insomma, i lavoratori delle piccole imprese considerati alla stregua di figli di un Dio minore. Soprattutto nel momento in cui la crisi è arrivata all’apice”. E, guarda caso, sempre per colpa o per dimenticanza di una ministro dalla lacrima facile come la Fornero che ha al suo attivo già numerosi scivoloni (dagli esodati agli assegni per gli invalidi).
“E’ indispensabile – prosegue Sbalchiero – che il Governo approvi con urgenza una proroga legislativa della disposizione che rischia altrimenti di congelare anche quelle poche assunzioni che le nostre imprese continuavano a fare grazie agli sgravi concessi”.
Il ruolo delle piccole imprese, quelle sino ai 15 dipendenti, è fondamentale nelle dinamiche del mercato del lavoro. Basti pensare che il flusso di inserimento nelle liste di mobilità prodotto dai licenziamenti collettivi (legge 223/1991) che deriva esclusivamente da aziende soggette alle regole della mobilità (più di 15 dipendenti) risulta un terzo rispetto a quello prodotto dai licenziamenti individuali. Nel corso dell’ultima annualità messa a disposizione da Veneto Lavoro (ottobre 2011-settembre 2012), ad esempio, nel Veneto sono stati 25.823 gli inserimenti ex legge 223 e “solo” 9.221 quelli dovuti a licenziamenti collettivi.
“La crisi – precisa Sbalchiero – è arrivata al culmine proprio nel corso del 2012 ed ha provocato un fortissimo incremento del numero di tali licenziamenti: tra il 2011 ed il 2012 l’incremento è stato del 20%. Rimaniamo quindi stupiti del silenzio del sindacato rispetto agli effetti dell’entrata in vigore della nuova disposizione. E’ auspicabile che si ponga rimedio a questa situazione, offrendo, con una proroga, almeno sino al 31 dicembre 2016, data in cui verrà a cessare l’istituto della mobilità per lasciare posto definitivamente all’ASPI”.