Bortolussi (Cgia Mestre): “cresce la disoccupazione reale anche per chi si è stufato di cercare un posto di lavoro”
La CGIA di Mestre ha “definito” un nuovo indicatore sociale in tema di lavoro: ai disoccupati censiti dall’Istat sono stati aggiunti anche i cosiddetti “sfiduciati”, ovvero coloro che hanno deciso di non cercare più attivamente un’occupazione. Pertanto, le persone realmente senza un lavoro, secondo questa stima, sono pari a 2.580.000 unità.
Per il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, “se per l’Istat il tasso di disoccupazione ha raggiunto nel novembre scorso la soglia dell’8,6%, quello reale, invece, ha superato il 10%”. Chiaramente, affermano dall’Ufficio studi della CGIA, questo parametro è il frutto di un puro esercizio teorico che, tuttavia, dà il senso della difficoltà occupazionale che sta vivendo in questo momento il Paese.
Come si è giunti a stimare la disoccupazione “reale”? “Semplice – commenta Bortolussi – ai disoccupati censiti dall’Istat abbiamo aggiunto i cosiddetti sfiduciati. Ovvero, coloro che in questi ultimi 3 anni di crisi economica sono usciti dalle statistiche ufficiali perché hanno deciso di non cercare più un nuovo posto di lavoro”.
Venendo ai numeri, nel novembre del 2011, secondo la periodica rilevazione dell’Istat, le persone attivamente alla ricerca di una occupazione erano 2.142.000. A questo esercito di senza lavoro, la CGIA ha sommato 438.000 nuovi “scoraggiati” che, in questi ultimi 38 mesi di crisi, sono usciti dalle classifiche ufficiali ingrossando la fila degli inattivi. In pratica, i senza lavoro “reali” sono composti da 2.580.000 persone. Pertanto, sommando ai 2.142.000 disoccupati questi nuovi 438.000 “sfiduciati”, il tasso di disoccupazione “reale” (o tasso reale di marginalità dal lavoro) si attesta al 10,1%: 1,5 punti percentuali in più rispetto al dato ufficiale fornito la settimana scorsa dall’Istat.
“ Tra le 438.000 persone che in questi ultimi 3 anni di profonda crisi hanno deciso di non cercare più un lavoro – conclude Giuseppe Bortolussi – risiede in buona parte nelle regioni del Mezzogiorno. E’ evidente che una gran parte di queste persone è andata ad alimentare l’abusivismo ed il lavoro nero creando gravi danni a quelle aziende che, nonostante le difficoltà economiche, sono rimaste in attività”.
Infine, sottolineano dalla CGIA, si ricorda che le forze di lavoro presenti in Italia sono pari a 25.049.000, mentre gli occupati sfiorano la soglia dei 23 milioni (precisamente 22.906.000). In termini percentuali il tasso di attività si attesta al 62,2%, quello di occupazione al 56,9%, mentre la disoccupazione giovanile ha ormai superato il 30% (precisamente il 30,1%).