Gli industriali di Francia, Germania e Italia strigliano la politica Ue per l’incapacità di decidere

Dichiarazione congiunta al Forum di Parigi per recuperare i ritardi e frenare il declino della manifattura europea, soprattutto a causa di vincoli ambientali irrealistici. L’intervento di Urso.

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IL vertice del VI Forum Trilaterale di Parigi. Da sx, Patrick Martin. Emanuele Orsini e Tanja Gonner.

Recuperare il ritardo e affrontare il declino dell’Europa, aumentare la competitività dell’industria europea, accelerare l’innovazione e facilitare gli investimenti: questi i punti principali della dichiarazione congiunta con cui gli industriali di Francia, Germania e Italia chiedono alla politica europea di intervenire.

Patrick Martin, presidente della francese Medef, il direttore della tedesca Bdi, Tanja Gonner ed Emanuele Orsini, presidente di Confindustria nella relazione finale del VI Forum Trilaterale scrivono che si deve «recuperare il ritardo» con gli Stati Uniti, «sollecitare le istituzioni dell’UE e gli Stati membri ad agire rapidamente per rafforzare la base industriale europea, promuovere l’innovazione e garantire l’autonomia strategica».

«Le imprese europee chiedono con urgenza all’Unione Europea e ai suoi Stati membri di intraprendere dei “Catch-up Test”: entro un anno, vanno confrontati sistematicamente i risultati delle politiche chiave UE con quelli degli Stati Uniti in settori economici critici e, se necessario, adeguarle».

Per gli industriali di Francia, Germania e Italia riuniti a Parigi, «i legislatori europei dovrebbero concentrarsi su 4 priorità chiave: per aumentare la competitività dell’industria europea, va adottato un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico in tutte le iniziative entro un anno». «È ora che l’UE sostenga tutte le tecnologie a basse emissioni di carbonio, tra cui l’energia nucleare, le energie rinnovabili, i gas a basse emissioni di carbonio e l’idrogeno – raccomanda la dichiarazione finale – Un sostegno armonizzato nell’ambito del “Clean Industrial Deal”, dell’EU-ETS e dei meccanismi di finanziamento consentirà inoltre a divberse soluzioni a basse emissioni di carbonio di contribuire alla transizione verde dell’Europa».

Per il Forum delle Confindustrie di Francia, Germania e Italia, «per accelerare l’innovazione, bisogna iniziare ad aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del PIL entro un anno. Per raggiungere questo obiettivo, gli Stati membri e le istituzioni dell’UE devono essere pronti a riassegnare le risorse, compresi i fondi del Quadro finanziario pluriennale (QFP), per sostenere lo sviluppo tecnologico all’avanguardia in tutta l’UE».

Inoltre, nella dichiarazione finale si raccomanda, «per facilitare gli investimenti europei» di iniziare a sbloccare gli 800 miliardi di euro individuati nel rapporto Draghi entro un anno. L’UE gli Stati membri devono rafforzare la competitività dell’ecosistema di finanziamento delle imprese attraverso l’Unione bancaria e dei mercati dei capitali entro un anno. Sono inoltre necessari forti investimenti pubblici a livello nazionale e comunitario. L’UE – si legge ancora nella dichiarazione finale – dovrebbe sviluppare un Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) orientato alla competitività e strumenti finanziari più efficienti. Inoltre, il finanziamento dei beni pubblici europei dovrebbe essere perseguito in parte anche attraverso strumenti di debito dell’UE»

Secondo le tre Confindustria, il confronto tra Europa e Stati Uniti è diventato impietoso. Dal 2010, l’economia statunitense è cresciuta del 37,5%, mentre quella Ue del 20,9%, quasi la metà. Il Pil pro capite degli Stati Uniti è passato da 48.374 a 85.373 dollari, mentre quello dell’Ue è passato da 32.966 a 42.443 dollari. L’economia statunitense è stata leader nell’innovazione, nell’economia digitale e in diverse dimensioni relative ai costi, in particolare nell’energia, mentre l’UE è rimasta indietro, consolidando la sua posizione di leader nella produzione di burocrazia e di regolamenti che frenano l’attività delle imprese: dal 2019 al 2024, la Ue ha prodotto 13.000 atti, gli Usa 3.500 atti legislativi e 2.000 risoluzioni a livello federale. Gli Stati Uniti sono diventati meno dipendenti dall’estero, mentre l’Europa rischia di essere strangolata dai monopoli cinesi.

Al termine del Forum Trilaterale l’intervento del ministro delle Imprese e del “Made in Italy”, Adolfo Urso, salutato da uno scrosciante applauso all’appello di «dobbiamo agire subito, subito, subito» volto ad accelerare i tempi, a fare in fretta per «recuperare competitività e frenare il declino». «Gli altri protagonisti – ha sottolineato Urso – agiscono comunque e vanno veloci, l’elezione di Trump deve essere una sveglia per l’Europa, per fare quello che fanno gli Stati Uniti da anni, per raggiungere una migliore competitività a livello globale e rispondere alla sfida egemonica cinese. Il problema dell’Europa – ha sottolineato Ursonon sono gli Stati Uniti, o Trump e non è nemmeno la Cina, non possiamo decidere per gli elettori americani o per il partito comunista cinese, noi possiamo decidere per l’Europa, ma l’Europa non decide. E noi dobbiamo chiedere all’Europa di decidere subito».

Un appello, quello di Urso, rilanciato da Orsini: «bisogna fare in fretta, non vorrei essere qui il prossimo anno a fare l’elenco dei caduti, ma vorrei venire a dire che l’industria europea ha svoltato ed ha preso la giusta direzione, con investimenti, con la salvaguardia delle imprese».

 

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